Lo spread tra BTp e Bund a 10 anni è salito in area 145 punti base, mentre i rendimenti italiani decennali si sono portati ormai a ridosso dell’1,35%. Diversi fattori stanno contribuendo alla risalita degli ultimi mesi. Anzitutto, la prospettiva di un’uscita definitiva dalle restrizioni anti-Covid e dell’annessa ripresa dell’economia globale. Secondariamente, l’inflazione si è portata un po’ ovunque ai massimi da alcuni decenni a questa parte. Infine, la politica monetaria inizia a farsi più restrittiva presso le economie avanzate.

Per i titolari di un conto in banca, questo trend è positivo. A rialzare la testa non sono soltanto i rendimenti italiani sul tratto medio-lungo della curva sovrana. Ad esempio, il BTp a 2 anni in poco più di due mesi offre lo 0,45% in più, cioè il -0,13% attuale. La scadenza a 12 mesi ha retto molto meglio, ma anch’essa sta rendendo di più, offrendo oggi -0,48%.

I BTp sono titoli sicuri, per cui possono essere considerati una forma d’impiego della liquidità alternativa ai conti deposito bancari. Ma non tutti. Una cosa sarebbe investire in un BTp a 10 anni, un’altra aprire un conto in banca vincolato a 12 o 24 mesi. Più lunga la durata dei bond, maggiore il rischio di volatilità dei prezzi a cui ci si espone per il caso di disinvestimento anticipato. Dunque, i BTp brevi sono i titoli realmente alternativi al conto in banca.

Rendimenti italiani a breve su

I tassi d’interesse mediamente praticati dalle banche sui depositi sono stati a dicembre dello 0,31%. Non si nota alcuna tendenza al rialzo negli ultimi mesi e per una ragione semplice: i rendimenti italiani di breve durata restano nettamente negativi, per cui i risparmiatori domestici continuano a non possedere alcuna alternativa reale di pari livello sul piano del rischio. Ma nelle ultime settimane, qualcosa si è mosso sul mercato sovrano. Questione di qualche mese e il BTp a 2 anni tornerà positivo.

A quel punto, la musica inizierà a cambiare per le banche. Se vorranno evitare la fuga dei depositi, dovranno offrire condizioni migliori ai clienti.

Ad oggi, i rubinetti della BCE sono rimasti apertissimi e l’eccesso di liquidità imperante sui mercati non intimorisce le banche, tutt’altro che preoccupate di ritrovarsi a corto di depositi. Ma l’avvio del “tapering”, pur graduale, muta le prospettive. Nessuno immagini che il conto in banca sarà remunerato a tassi allettanti e tali da coprire l’inflazione. Ma almeno spariranno dalla circolazione i tassi zero, anche se questo significherà per contro un aumento degli interessi anche quando in banca si andrà a chiedere un prestito.

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