Segna nuovi massimi il rendimento del Bund a 10 anni in Germania. Stamattina, viaggia al 2,65%. Per trovare un dato più alto bisogna tornare alla “calda” estate del 2011. La Banca Centrale Europea (BCE) dell’allora governatore Jean-Claude Trichet aveva iniziato ad alzare i tassi d’interesse per la prima volta dalla crisi finanziaria mondiale di tre anni prima. In Europa esplodeva proprio in quei mesi la crisi dei debiti sovrani, con lo spread italiano sempre più alto e che avrebbe finito per provocare la caduta del governo Berlusconi.

Un’altra era per mercati e geopolitica. Eppure, esiste un legame tra i rendimenti tedeschi di questa fase e quelli di ora e sta proprio nella stretta monetaria di Francoforte.

Il governatore Christine Lagarde, francese come il suo predecessore di 11 anni fa, ha già portato i tassi di riferimento al 3%. Secondo le previsioni del mercato, saliranno ancora fino al 4,25%. La fine della stretta ci sarebbe entro giugno-luglio, ma è sulla permanenza dei tassi ai livelli massimi che gli investitori stanno rivedendo le loro aspettative in senso più restrittivo. Il Bund arretra di prezzo e s’impenna di rendimento, perché sconta condizioni monetarie sempre più dure da qui ai prossimi mesi.

Rendimento reale Bund nullo?

L’aspetto più interessante sta nel fatto che il decennale tedesco offrirebbe, ciononostante, un rendimento reale nullo. Il Bundei 1 aprile 2033 e cedola 0,10% (ISIN: DE0001030583), cioè indicizzato all’inflazione armonizzata, rende attualmente lo 0,06%. Questo significa che l’inflazione attesa in media da qui a dieci anni in Germania sfiora il 2,60%. Un dato altissimo, considerato che il target BCE sia del 2%. C’è da scommettere che Lagarde non sarà contenta a leggere queste cifre, specchio di aspettative d’inflazione ancora disancorate rispetto all’obiettivo.

Resta il fatto che un Bund al 2,65% può fare gola anche agli obbligazionisti italiani. E’ vero che i nostri BTp a 10 anni offrono al momento quasi il 4,55%, cioè poco meno dell’1,90% in più.

Tuttavia, in un’ottica di diversificazione del portafoglio l’investimento avrebbe senso. Non solo si abbasserebbe il rischio teorico, ma la stessa volatilità sarebbe contenuta. Ricordiamo, infatti, che i titoli di stato tedeschi sono percepiti come safe asset sui mercati. Tendono ad apprezzarsi nelle fasi di crisi, quando verosimilmente i bond italiani perdono valore in quanto maggiormente rischiosi.

Dunque, inserire Bund a rendimenti potenzialmente superiori al tasso d’inflazione italiana nei prossimi anni può contribuire a rendere il nostro portafoglio maggiormente resiliente agli shock finanziari frequenti. D’altra parte, così come i titoli di stato italiani, anche quelli tedeschi tenderanno ad apprezzarsi con la fine della stretta e l’attesa per il taglio dei tassi BCE, verosimilmente non prima di 12-18 mesi da ora. Chi volesse disinvestire in anticipo, prenderebbe al balzo l’occasione. Ma è ancora presto per parlarne. I rialzi dei rendimenti (cali dei prezzi) non sono finiti.

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