Una settimana fa, il Tesoro emetteva il nuovo “benchmark” a 15 anni, un BTp con scadenza 1 marzo 2036 e cedola 1,45% (ISIN: IT0005402117), attirando ordini superiori ai 50 miliardi, a fronte dei 9 miliardi collocati sul mercato, più dei 7 inizialmente previsti. Il rendimento lordo esitato alla scadenza è stato dell’1,49%. Venerdì 14 febbraio è stato il primo giorno di debutto del bond sul mercato secondario. Alla Borsa Italiana è stato subito replicato il successo all’asta. In un paio di sedute, il prezzo è lievitato dell’1,75% alla quotazione di 101,2527 di stamattina, per cui il rendimento risulta nel frattempo sceso all’1,355%, circa 14 centesimi in meno dall’emissione.

Nuovo BTp 15 anni, grande successo: vediamo scadenza, cedola e rendimento

Molto bene gli scambi, in valore pari a 295 milioni di euro, il 3,3% del totale negoziabile. I contratti stipulati sono stati 4.619, esclusa la giornata odierna, per cui il valore medio per contratto si è attestato sui 64.000 euro, un importo relativamente elevato anche rispetto alle scadenze più longeve, segno apparentemente di un forte interesse mostrato dagli investitori istituzionali verso questo bond.

Un lettore ci ha scritto per capire se il Tesoro abbia in programma di corrispondere agli obbligazionisti una cedola ridotta per il periodo che va da oggi – data di regolamento – al 29 febbraio, notando come le cedole verranno corrisposte con cadenza semestrale e il loro godimento decorre dal prossimo 1 marzo. In altre parole, la cedola semestrale dello 0,772802% (la metà dell’1,45% lordo annuale) inizierà a fruttare solo da inizio marzo e non essendo stati corrisposti dietimi all’atto dell’emissione, il lettore ci chiede cosa accada fino alla fine del mese corrente.

Mini-cedola per febbraio?

Ci spiace informarlo, tuttavia, che non esiste alcuna mini-cedola in programma e relativamente al “buco” degli 11 giorni che vanno da oggi al 29 febbraio. Nel prospetto dell’emissione si legge che la prima cedola verrà pagata l’1 settembre 2020, cioè tra poco più di sei mesi, maturando dall’1 marzo.

Qualcuno, oltre al lettore che ci ha scritto, si chiederà se questi 11 giorni vadano effettivamente persi ai fini del calcolo della cedola. La risposta è molto più semplice di quanto pensiamo: all’atto dell’emissione, il Tesoro ha piazzato il bond a un prezzo di 99,513, cioè di poco inferiore alla pari e tale da innalzare il rendimento alla scadenza all’1,49%, lo 0,04% in più della cedola.

Dunque, all’asta gli investitori hanno acquistato il BTp 2036 sulla base di questi numeri, cioè scontando sia l’entità della cedola, sia il prezzo di poco sotto la pari e ritenendoli adeguati alle condizioni offerte. In fondo, cosa volete che siano 11 giorni di “mancata” maturazione della cedola, tenuto conto che nel resto dell’Eurozona, Grecia esclusa, oggi sia impossibile trovare titoli sovrani di pari scadenza a rendimenti così elevati? A titolo di esempio, la Spagna offre per il suo Bonos a 15 anni appena lo 0,60%, la Germania il -0,30%, in questo secondo caso infliggendo alla scadenza una perdita cumulata di circa il 4,5% del capitale investito.

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