Il mercato obbligazionario globale è stato investito da una tempesta inattesa in queste dimensioni. Negli ultimi mesi, migliaia di miliardi di dollari sono stati “bruciati” con le quotazioni a picco e i rendimenti in forte ascesa. E’ la classica situazione per cui qualcuno può sorridere, mentre altri piangono. Chi sta acquistando i bond ai prezzi attuali, porta a casa rendimenti notevolmente maggiori di quelli che ha spuntato chi ha acquistato solamente 4-5 mesi fa o poco prima. Questi ultimi, poi, si ritrovano nel dubbio se mantenere i titoli in portafoglio o rivenderli.

Nel primo caso, dovrebbero accontentarsi di rendimenti divenuti fin troppo ridicoli con gli attuali tassi d’inflazione, ma almeno non accuserebbero perdite in conto capitale. Queste sarebbero cristallizzate proprio con la rivendita.

Il tracollo del BTp 2051

Pensate al BTp 2051 con cedola 1,7% (ISIN: IT0005425233). Il trentennale offriva l’1,81% a inizio anno, mentre venerdì scorso era arrivato al 3,71%. Dunque, +1,9% in appena cinque mesi. La quotazione è crollata di oltre il 28% nel frattempo. Un lettore ci chiede se sia più conveniente, a questo punto, rivendere il titolo e impiegare il capitale incassato per acquistare bond più redditizi. Premesso che il nostro lavoro consiste nell’analizzare il trend senza alcun suggerimento sul da farsi, la situazione è quella che vi stiamo per delineare.

Oggi come oggi, acquistare il BTp 2051 conviene, eccome. A una quotazione inferiore a 67 centesimi, praticamente si riuscirebbe teoricamente a incassare un flusso di reddito annuo superiore al target d’inflazione BCE del 2%. Infatti, la cedola netta rapportata al prezzo equivale al 2,23%. Il rendimento netto alla scadenza, invece, quasi doppia il target d’inflazione. Tuttavia, per riscuoterlo del tutto bisognerebbe attendere quasi 30 anni.

Questo discorso vale per chi entra oggi sul mercato. Chi lo ha fatto a prezzi prossimi alla pari o sopra di essa, si ritrova in portafoglio un BTp 2051 che gli infligge perdite virtuali enormi e che gli stacca una cedola netta annua assai bassa.

Rivenderlo, però, implicherebbe rendere tali maxi-perdite certe. In cambio di cosa? Di un capitale defalcato, che impiegato nell’acquisto dei bond più redditizi offrirebbe un rendimento senz’altro maggiore. Tuttavia, recuperare così le perdite richiederebbe anni e anni.

Pazienza virtù anche sui mercati

A questo punto, forse più razionale sarebbe attendere che la quotazione del BTp 2051 torni a salire. Non avverrà domani, né dopodomani. Probabilmente, sarà questione di qualche anno. Se si riesce a stringere i denti e non si ha bisogno di liquidità, si avrà modo di superare la bufera e di recuperare le perdite. A quel punto, rivendere sarebbe un’opzione non costosa, sebbene nel frattempo le cedole incassate siano state basse e negative in termini reali. Ma il peccato originale non sarebbe stato tenere il bond in portafoglio, semmai averlo inserito a prezzi alti e rendimenti assai bassi. Mai acquistare titoli a lunga scadenza quando i tassi di mercato sono infimi.

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