Il Tesoro oggi ha tenuto un’asta di BoT a 6 mesi (186 giorni) per raccogliere 6 miliardi di euro. Il titolo ha scadenza 31 gennaio 2023 (ISIN: IT0005500035). Gli ordini hanno ammontato a 8,82 miliardi, per cui il rapporto di copertura è stato di 1,47. Per quanto riguarda il rendimento, esso è salito allo 0,628%, a seguito di un prezzo di aggiudicazione pari a 99,677. La precedente asta di giugno era stata annullata, per cui il confronto può aversi con quella di maggio, quando ancora il BoT a 6 mesi offriva un rendimento negativo: -0,088%.

Ricordiamo che i Buoni ordinari del Tesoro sono titoli di stato della durata massima di 12 mesi e per questo non offrono alcuna cedola all’obbligazionista. Il guadagno per questi è rappresentato dalla differenza tra prezzo di rimborso alla scadenza (100) e prezzo di acquisto. Per anni fino al maggio scorso, il prezzo di acquisto era stato sopra la pari, cosa che generava per l’appunto un rendimento negativo.

Dunque, abbiamo buone notizie per i risparmiatori. Il BoT a 6 mesi offre rendimenti positivi e neppure così infimi come ci aspettavamo alla vigilia dell’asta. Certo, a fronte di un tasso d’inflazione salito a giugno all’8% parliamo del nulla. Ma questo titolo non deve essere visto come un asset per investire denaro, semmai come un’alternativa pratica di breve periodo al conto in banca. I conti vincolati stessi offrono ancora oggi tassi d’interesse prossimi allo zero.

BoT 6 mesi per restare liquidi

Questo significa che il BoT a 6 mesi garantisce all’obbligazionista un rendimento anche significativamente maggiore di quello che potrebbe offrirvi una qualsiasi banca per un conto deposito. Ha senso acquistarlo nell’ottica di guadagnarci qualcosa, pur restando sostanzialmente liquidi. Alla scadenza, si può investire il capitale su un altro bond, con la speranza che i rendimenti nel frattempo siano ulteriormente saliti.

In definitiva, il rendimento del BoT a 6 mesi non entusiasma, ma va riconosciuto che sia salito già ai massimi dal 2013.

Una decina di anni fa – ma eravamo nel bel mezzo della crisi dello spread – valeva l’1,50%. Probabile che non torni a quei livelli, specie se lo spettro di una recessione economica allontanerà ulteriori rialzi dei tassi BCE.

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