Nei giorni scorsi, WeBuild (ex Salini-Impregilo) ha riaperto il bond con scadenza 2025 e cedola 5,875% (ISIN: XS2271356201), offrendone per un importo aggiuntivo di 200 milioni agli investitori istituzionali, portando a 750 milioni l’emissione complessiva. Il prezzo di collocamento è stato di 102, di poco superiore a quello vigente sul mercato secondario, pari a un rendimento lordo alla scadenza del 5,40%. Molto allettante in una fase di rendimenti avidi come quella attuale. Certo, i rating della società sono abbastanza bassi: BB- per S&P, BB per Fitch.

L’emittente è giudicato, quindi, speculativo o “non investment grade”.

Al 30 giugno scorso, WeBuild vantava ordini per 33,9 miliardi di euro, a fronte di ricavi nel semestre per 2,2 miliardi. L’aspetto interessante risiede nella loro composizione per aree di provenienza. Circa l’83% del fatturato viene realizzato all’estero e nel complesso l’Europa pesa per il 31%, di poco superiore agli USA (30%), mentre il Medio Oriente contribuisce per il 18%, l’Asia-Pacifico al 10%, l’Africa per l’8% e il Sud America per il restante 3%.

Rischi e opportunità con i bond WeBuild

La diversificazione geografica è estremamente importante per una società attiva nelle costruzioni, in quanto la espone molto meno alla congiuntura di singole economie o aree del pianeta. A parte il 2020, che ha visto contrarsi praticamente quasi tutte le economie mondiali, ad eccezione della Cina che ha registrato una piccola crescita, è molto raro che l’andamento del PIL sia avverso contemporaneamente in tutti i cinque continenti. Al 31 dicembre 2019, WeBuild risultava indebitata per 1,9 miliardi, di cui 1,1 miliardi in forma di obbligazioni.

Nell’ultimo anno, a causa della pandemia anche i bond della società hanno accusato un calo delle quotazioni, risentendo negativamente del fermo delle attività economiche, che ha riguardato in parte anche il settore delle costruzioni. Ad esempio, il “callable” 28 gennaio 2027 e cedola 3,625% (ISIN: XS2102392276) è sceso in 12 mesi da 97 a meno di 92 centesimi, anche se a metà marzo scorso crollava a un minimo di circa 63,50 centesimi.

Ai prezzi attuali, il titolo di durata residua di 6 anni offre un rendimento di poco superiore al 5,40%.

In lieve rialzo, invece, il triennale con scadenza ottobre 2024 e cedola 1,75% (ISIN: XS1707063589), anch’esso un “callable”. A meno di 93 centesimi, rende il 3,90%.

Inserire in portafoglio obbligazioni di WeBuild potrebbe essere un buon investimento in un’ottica di ripresa dell’economia globale, che dovrebbe coincidere con un rilancio degli investimenti pubblici e privati, tra cui proprio nel comparto delle infrastrutture. Si pensi all’Europa con il Recovery Fund da 750 miliardi di euro tra prestiti e sussidi, che dovrebbe sostenere particolarmente i lavori pubblici. L’impatto sui bond sarebbe positivo. Oltretutto, gli spread offerti appaiono relativamente elevati. C’è un rischio, ovvero che la BCE opti in misura crescente per acquistare bond emessi da società con certificazione “green” oltre un certo livello. E WeBuild dovrebbe dimostrare nel caso di tenere a cuore il benessere ambientale con appositi programmi per tagliare le emissioni inquinanti.

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