Banco BPM ha dato mandato a Barclays e Goldman Sachs, in qualità di global coordinator e joint-bookrunner, di collocare presso gli investitori istituzionali un bond perpetuo da 4-500 milioni di euro. Stando alle prime indicazioni emerse ieri, il rendimento si sarebbe dovuto attestare nei pressi del 9,5%, ma oggi la guidance iniziale risultava essere stata abbassata intorno all’8,875%. Si tratta di un’obbligazione subordinata del tipo “Additional Tier 1” e “callable” a partire dal giugno del 2024. Il bond prevede un meccanismo di riduzione temporanea del valore nominale nel caso in cui il CET 1 della banca dovesse scendere sotto il 5,125%.

Al 31 dicembre scorso, tale indice di patrimonializzazione per l’istituto era al 12,06%. Il titolo, emesso in euro, sarà quotato alla Borsa del Lussemburgo e per Moody’s ha rating “Caa1”, mentre per l’agenzia Dbrs “B” con “outlook” stabile, ben 5 gradini al di sotto del rating “BBB low” della banca.

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La bassa valutazione delle obbligazioni in corso di emissione ne riflette i rischi, trattandosi della tipologia più subordinata o junior. In pratica, il bond non ha una vera scadenza, per cui potrebbe non essere mai rimborsato. In cambio, però, vengono corrisposti all’obbligazionista rendimenti nettamente superiori a quelli esitati sui bond senior. Tuttavia, a partire da una certa data prefissata – nel caso specifico, dal giugno 2024 – esso può essere richiamato. Le cedole non vengono corrisposte nel caso di mancata distribuzione dei dividendi o di chiusura dell’esercizio in perdita. Inoltre, nel caso di insolvenza, il bond verrebbe rimborsato solo dopo che fossero stati soddisfatti gli obbligazionisti senior e gli altri subordinati. E se l’istituto dovesse mai essere oggetto di applicazione del “bail-in”, i titolari di questo bond sarebbero chiamati a contribuire alle perdite subito dopo gli azionisti e prima di tutti gli altri obbligazionisti, senior e i diversi subordinati.

Rendimenti e rischi alti

Per queste sue caratteristiche peculiari, che lo pongono a metà tra azioni e obbligazioni, esso può essere computato come capitale tra il CET 1, da cui prende formalmente il nome. In sostanza, le banche emettono questo tipo di obbligazione per poter raccogliere capitali sul mercato, di fatto indebitandosi, ma formalmente come se avessero emesso nuove azioni, almeno fino a quando non dovessero rimborsare il titolo. Ciò consente loro di rafforzare il patrimonio nell’ottica degli indicatori fissati dalla Vigilanza. Dal canto loro, i sottoscrittori ottengono una remunerazione di gran lunga superiore a quella altrimenti loro corrisposta, ma assumendosi rischi elevati lungo tutto il periodo dell’investimento, in quanto vanno incontro a possibili mancati pagamenti delle cedole e al mancato rimborso del capitale per il caso di discesa degli indici patrimoniali sotto il livello indicato. E, inoltre, questi titoli non godono sul mercato secondario di scambi sostenuti, cioè si mostrano generalmente poco liquidi, ragione per cui potrebbe trascorrere un tempo non breve tra il momento in cui s’intende rivenderlo e l’acquisto di terzi, ai prezzi desiderati.

Obbligazioni subordinate, grandi affari con decreto salva risparmio

Poco più di un mese fa, sempre Banco BPM aveva emesso un altro bond per 750 milioni, ma del tipo senior “unsecured” ed esitando un rendimento di appena il 2,05%, anche se per una scadenza di 3 anni contro i 5 anni di quello attuale. Ad ogni modo, è evidente quanto più alto sia il rendimento del bond “ibrido” in corso di emissione e i cui termini saranno resi noti il 18 aprile. E il bond garantito con cedola fissa 1,125% e scadenza settembre 2023 rende appena lo 0,72% oggi, mentre il senior maggio 2021 e cedola 6,875% offre poco più del 2%.

Banco BPM ha chiuso il 2018 con un rosso di 59,5 milioni, che si confronta con un utile di 558 milioni maturato nell’esercizio precedente.

Sul risultato finale hanno gravato svalutazioni di crediti per 1,94 miliardi, a seguito della cessione di un pacchetto di Npl per 7,4 miliardi, al netto dei quali le sofferenze nette sono state abbattute all’1,53% dei crediti totali. Le inadempienze probabili risultano, invece, al 4,85%.

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