Venerdì 11 febbraio, il Tesoro offrirà in asta titoli di stato per un importo compreso tra 6,25 e 7,75 miliardi di euro. Sono le scadenze a 3, 7 e 20 anni. Tra questi, 1,25-1,75 miliardi per la sesta tranche del BTp 1 marzo 2041 e cedola 1,80% (ISIN: IT0005421703). Questa mattina, il ventennale risale dello 0,90% a una quotazione di 94,26 centesimi dopo essere sceso in chiusura di seduta ieri a un minimo di 93,45 centesimi. Nell’agosto scorso, sfiorò la quotazione di 110.

A questi prezzi, il BTp 2041 offre un rendimento lordo in area 2,20%, pari a meno del 2% netto.

Con un’inflazione italiana salita al 4,8% a gennaio, diremmo che non siamo ancora. Il rendimento netto reale risulta del -2,8%. Chiaramente, stiamo supponendo che l’inflazione resti immutata anche nei prossimi mesi e anni. Per fortuna, le previsioni dicono altro. Ad ogni modo, neppure il target BCE del 2% sarebbe agguantato con questi rendimenti, specie se teniamo conto anche dell’imposta di bollo gravante sul conto titoli.

Asta BTp 2041 e non solo, rendimenti in forte rialzo

Il trend resta positivo per gli obbligazionisti intenti a cogliere le nuove opportunità d’investimento. A fronte di un circa -14% in termini di prezzo, il rendimento netto è salito dello 0,90% in sei mesi. Da qui alla scadenza, parliamo di una maggiore remuneratività di circa il 16,5%. Chi acquistasse oggi il BTp 2041, riceverebbe annualmente un flusso di reddito pari all’1,67% netto del capitale investito per via della cedola. Considerate, comunque, che il rendimento lordo medio del bond a 20 anni del Tesoro italiano nell’ultimo decennio si sia attestato al 3%. Questo implica che probabilmente il calo dei prezzi proseguirà anche nel prossimo futuro.

Quanto agli altri due titoli in asta, abbiamo la quinta tranche del BTp 15 dicembre 2024 senza cedola (ISIN: IT0005474330) e la quinta tranche del BTp 15 febbraio 2029 con cedola 0,45% (ISIN: IT0005467482). I rendimenti attuali delle due scadenze si aggirano intorno allo 0,65% e all’1,47% rispettivamente.

La velocità con cui sono risaliti nelle ultime sedute ci lascia intendere che la volatilità sul mercato sovrano italiano resterà elevata nel breve e medio termine.

[email protected]