Riapre la Borsa di Mosca dopo le lunghe settimane di chiusura dovute alla comminazione delle sanzioni dell’Occidente contro la Russia. Tuttavia, il trading è dedicato ai soli titoli di stato. Per compravendere azioni bisognerà attendere le disposizioni che arriveranno dalle autorità finanziarie, chissà quando. La prima seduta dal 4 marzo per i bond non è andata poi così male come ci saremmo aspettati. Il rendimento a 10 anni si è attestato al 12,96%. Prima dell’invasione dell’Ucraina, non arrivava al 10%. Ma l’ultimo valore rilevato risale al 4 marzo scorso, quando era volato al 19,89% a fine seduta.

Il rendimento a 2 anni è del 18,77%, anche in questo caso in forte rialzo rispetto alle sedute precedenti al conflitto bellico, quando sotto il 10%. Il 4 marzo scorso, invece, era esploso al 23,87%. L’inversione della curva sconta i rischi percepiti, tra cui quelli sull’aumento dell’inflazione. Contro di essa la banca centrale ha alzato i tassi dal 9,5% al 20% a febbraio, subito dopo il varo del terzo pacchetto di sanzioni. I titoli di stato scambiati sono quelli denominati in rubli, per i quali il rischio di default è molto più basso dei bond denominati in dollari e altre valute straniere. In effetti, lo stato ha sempre la possibilità di fronteggiare le scadenze stampando moneta, per quanto l’operazione sia indesiderata per via dei suoi riflessi disastrosi sulla stabilità dei prezzi. Ad ogni modo, le emergenze immediate sarebbero almeno superate.

Titoli di stato, trading sostenuto da banca centrale

Il “congelamento” delle riserve valutarie russe da parte di USA, Canada, Regno Unito, Unione Europea e Giappone sta privando Mosca dei dollari necessari per ottemperare alle prossime scadenze a favore dei creditori esteri. Ciononostante, mercoledì scorso è stato evitato il default relativo al pagamento di due cedole per 117 milioni di dollari. E oggi un’altra scadenza di 66 milioni tiene con il fiato sospeso il mercato, dato che il Tesoro per contratto potrà stavolta saldare il conto anche in rubli.

Lo farà o cercherà di rassicurare al massimo gli investitori, nonostante le agenzie di rating stiano di fatto suonando il “de profundis” sui titoli di stato russi?

Tornando alla riattivazione del trading odierno, bisogna ammettere che il calo dei rendimenti sarebbe dovuto all’intervento della banca centrale, che starebbe comprando titoli di stato per sostenerne i prezzi e la liquidità degli scambi sul mercato secondario. Ad ogni modo, per il momento lo scenario da panico è stato scongiurato. Peraltro, a capo dell’istituto è rimasta Elvira Nabiullina, che ha appena ottenuto dal presidente Vladimir Putin il suo terzo mandato da governatore. La donna è considerata essenziale per la credibilità del sistema finanziario russo, sebbene nei giorni scorsi fossero circolate svariate voci di dimissioni per l’opposizione alla guerra e i suoi effetti nefasti sull’economia nazionale.

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