E’ stata una settimana a dir poco turbolenta per il Regno Unito, nel mirino dei mercati finanziari per lo stato dei suoi conti pubblici e le vicissitudini politiche. Il rendimento trentennale è arrivato a superare il 5,70%, ai massimi da inizio 1998. E il premier Keir Starmer ha dato vita a un rimpasto del governo, nei fatti commissariando Rachel Reeves, suo braccio destro e cancelliere dello Scacchiere, il Tesoro britannico. Questi ha emesso il nuovo Gilt a 10 anni (ISIN: GB00BTXS1K06). La cedola è stata fissata al 4,75% e il prezzo di aggiudicazione è risultato nettamente sotto la pari, a 98,972 centesimi. Il rendimento esitato risulta del 4,8786%. L’importo offerto è stato di 14 miliardi di sterline.
Taglio minimo di 1.000 sterline.
Sterlina rischio per obbligazionisti
Il Gilt a 10 anni ha scadenza in data 22 ottobre 2035 e pagherà la prima cedola semestrale il prossimo 22 aprile. La quotazione è salita nella seduta di ieri a circa 99,60 centesimi, segnando un rialzo superiore allo 0,70% rispetto al collocamento. Il rendimento lordo è sceso leggermente, ma resta allettante nel confronto internazionale. Pensate che il BTp decennale, che offre ormai insieme alla Francia il rendimento più elevato nell’Eurozona, rende meno del 3,60%.
Il Regno Unito è un emittente solido per le agenzie di rating: AA per S&P, AA per Fitch e Aa3 per Moody’s. L’Italia beneficia di giudizi molto meno lusinghieri, pur in risalita. Dove sta il trucco? Il rischio di cambio. Il nuovo Gilt a 10 anni è denominato in sterline, com’è ovvio. E la sterlina da anni non brilla sul mercato valutario. Complici le tensioni relative alla Brexit, nell’ultimo decennio contro l’euro ha perso la media dell’1,50% all’anno. I conti ora tornano. In pratica, quel quasi 4,90% di rendimento promesso agli investitori equivale per noi dell’Eurozona a un meno eclatante circa 3,50%.
Questo, però, facendo un discorso di retrospettiva.
Problema di governance a Londra
Nessuno può affermare che le cose in futuro andranno esattamente come in passato. Se la sterlina si riprendesse contro l’euro, il Gilt a 10 anni diverrebbe un affare. Non solo rende nominalmente di più di ogni suo omologo in euro, ma oltretutto il cambio offrirebbe un guadagno supplementare. Infatti, il capitale varrebbe di più dopo la conversione. Stiamo andando in quella direzione? Non all’apparenza. Come detto, Londra naviga in brutte acque. Ha bisogno di una cura di austerità fiscale, ma il governo non è nelle condizioni politiche di somministrarla.
Il boom dei rendimenti UK sta tutto in questo pasticcio. I laburisti sono tornati a governare dopo ben 14 anni, ma già sembrano al capolinea sul fronte dei consensi e dei margini di manovra politici. Secondo i sondaggi, se si tornasse alle elezioni, vincerebbe il sovranista Nigel Farrage. Sarebbe uno choc per l’ex impero abituato al bipartitismo da secoli. I Tories sono l’ombra di sé stessi. I mercati scontano proprio questa grossa incertezza sul futuro. C’è un evidente problema di governance. Comprereste il debito di un soggetto che non si sa neanche più cosa sarà?
Gilt a 10 anni non più safe asset
Ecco spiegato in maniera semplicistica l’alto rendimento del Gilt a 10 anni.
Ingloba possibili rischi di credito e politici. Il solo fatto che si speculi su un nuovo salvataggio del Fondo Monetario Nazionale (il primo fu mezzo secolo fa), è in sé inquietante. Così come la Francia, il Regno Unito non è quel porto sicuro di un tempo. Del resto, non lo sono più neanche gli Stati Uniti e inizia a scricchiolare la stessa Germania. I debiti fanno paura, anche se emessi da stati considerati un tempo infallibili.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
