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Oggi: 05 Dic, 2025

Ecco cosa succede se Monte Paschi conquista il controllo in Mediobanca

La conquista del controllo di Mediobanca da parte di Monte Paschi darebbe il via a una rivoluzione del sistema finanziario nazionale.
5 mesi fa
2 minuti di lettura
Delisting di Mediobanca dopo riapertura OPAS?
Delisting di Mediobanca dopo riapertura OPAS? © Licenza Creative Commons

Tra una settimana esatta parte l’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) lanciata da Monte Paschi di Siena per cercare di ottenere il controllo di Mediobanca. Vedremo se di diritto o di fatto. Nel primo caso, s’intende con il superamento del 50% del capitale azionario portato in adesione. Nel secondo caso, si tratterebbe di una percentuale inferiore al 50% e al contempo sufficiente per garantire alla banca toscana il controllo di Piazzetta Cuccia.

Controllo di Mediobanca più vicino

I movimenti alla vigilia dell’operazione vedono lo sgretolamento del patto di consultazione, che fino a poche settimane fa riuniva l’11,61% del capitale di Mediobanca.

Stando alle comunicazioni al venerdì scorso, la percentuale è già diminuita al 7,88%. Clamorosa l’uscita di Mediolanum, che ha azzerato la sua partecipazione del 3,49%. Monte Paschi sostiene nel prospetto di settimana scorsa che riuscirà a garantirsi il controllo di fatto in Mediobanca anche con la soglia minima del 35%. Gli analisti scommettono che alla fine dovrebbe riuscire ad ottenere adesioni per almeno il 40% del capitale.

Considerate che i soli soci Delfin (la holding della famiglia Del Vecchio) e Francesco Gaetano Caltagirone detengono rispettivamente il 19,81% e il 9,98%. E sono favorevoli all’OPS, essendo anche soci di Monte Paschi con il 9,87% e il 9,96%. Basta che i due aderiscano e già quasi il 30% del capitale di Mediobanca passerà nelle mani di Siena. Un altro 5% verrà facilmente raccolto tra le casse di previdenza Enpals ed Enasarco. Il freno alle adesioni per il resto sembra ancora oggi derivare dallo sconto implicito nei termini dell’OPS rispetto ai prezzi di borsa. Risulta sceso al 6% dall’8% di una settimana prima, ma ciò continua ad implicare che l’offerta di Monte Paschi resti più bassa di quanto il mercato valuti il titolo Mediobanca.

Generali boccone per Monte Paschi

La banca milanese non è più il salotto buono di un tempo, quando sotto la direzione dello storico Enrico Cuccia s’intrecciavano le partecipazioni dell’industria e della finanza d’Italia. Ma il controllo di Mediobanca consegnerebbe a Siena anche quello di Generali, la compagnia assicurativa che da anni fa gola ai colossi finanziari di mezza Europa. Piazzetta Cuccia detiene il 13,20%, percentuale sufficiente a garantirle il controllo grazie all’asse con i fondi d’investimento stranieri. Sapete quali sono i due grandi soci di minoranza? Sempre Delfin con il 10,05% e Caltagirone con il 6,9%.

Dunque, se Monte Paschi riuscirà a prendersi il controllo di Mediobanca, i due automaticamente si ritroveranno a gestire quel 13,20% di Generali, che sommato alle loro quote individuali del 17%, genererà una partecipazione “core” del 30%. Sarebbe attorno ad essa che ruoterebbe la futura governance. Il problema è che il Consiglio di Amministrazione è stato appena rinnovato e a vincere è stata la lista del board precedente, assegnando al CEO Philippe Donnet un quarto mandato. Il francese resterebbe in sella fino alla primavera del 2028, a meno che l’eventuale frattura insanabile con grossa parte dell’assemblea dei soci lo spingesse alle dimissioni.

Verso terzo polo bancario

Tramite il controllo di Mediobanca in Generali, cosa farebbero Delfin/Caltagirone? Il Tesoro ne sta appoggiando le mosse per blindare la compagnia e i suoi risparmi. A inizio anno, essa siglava un accordo con la società di gestione del risparmio francese Natixis per la creazione di una joint venture. L’italiana porterebbe in dote circa 650 miliardi e la transalpina altri 1.300 miliardi. Nascerebbe un colosso europeo del risparmio, ma il governo Meloni teme che centinaia di miliardi di euro prendano la via dell’estero e non vengano più né gestiti, né impiegati in Italia.

Che le preoccupazioni di Roma non siano isolate, lo dimostra anche l’ostilità con cui il governo tedesco si sta opponendo al tentativo di scalata di Unicredit in Commerzbank. Anche Berlino teme che i soldi dei risparmiatori tedeschi verranno investiti altrove. Segnali negativi per quell’unione bancaria tanto predicata in Europa e mai applicata e voluta davvero da nessuno. Tornando in Italia, il controllo di Mediobanca da parte di Monte Paschi farebbe nascere un terzo polo bancario dopo Intesa Sanpaolo e Unicredit. Era questo l’obiettivo iniziale del Tesoro, ancora azionista all’11,73% di Siena, pur con altri protagonisti. Una svolta sbalorditiva dopo anni passati a salvare i conti di Rocca Salimbeni con 7 miliardi di quattrini dei contribuenti.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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