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Oggi: 05 Dic, 2025

Legge di Bilancio e pensioni 2026: sorpresa Ape sociale, opzione donna e quota 103, si cambia

Misure confermate e misure cestinate, ecco nella legge di Bilancio la sorte delle pensioni di Ape sociale, opzione donna e quota 103.
1 mese fa
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pensione anticipata
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Dalla Legge di Bilancio arriva poco sul fronte pensionistico, almeno per ora. Sta infatti circolando la bozza della manovra finanziaria e, a parte il già noto incremento di tre mesi dell’età pensionabile (e di altri requisiti) dal 2027 — aumento che il governo ha deciso di spalmare in due anni, con un mese nel 2027 e due mesi nel 2028 —, non si segnalano grandi novità. Tuttavia, a volte l’assenza di cambiamenti apparenti può nascondere un mutamento radicale delle regole e dei pensionamenti.
All’articolo 39 della Legge di Bilancio si parla infatti di Ape Sociale, ma non vi è alcuna traccia di altre misure importanti come Quota 103 e Opzione Donna.


Cosa significa tutto questo?

Legge di Bilancio e pensioni 2026: sorpresa Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 103, si cambia

Doveva nascere la Quota 41 flessibile, doveva essere rafforzata Opzione Donna, e invece cosa è successo nella manovra finanziaria del governo?
Partiamo dalle notizie positive.
L’Ape Sociale è stata confermata per il 2026, almeno secondo quanto emerge dal testo della bozza della manovra di fine anno del governo Meloni. Con la sua quarta finanziaria, il governo di centrodestra ha scelto di riproporre integralmente l’Anticipo Pensionistico Sociale anche per il prossimo anno.
Potranno quindi andare in pensione nel 2026 coloro che avranno compiuto almeno 63 anni e 5 mesi di età e che abbiano 30 o 36 anni di contributi.
In particolare, continueranno a uscire con la combinazione 63,5 + 30 i disoccupati, i caregiver e gli invalidi, mentre con 36 anni di versamenti potranno accedere i lavoratori addetti a mansioni gravose.

I beneficiari dell’Ape Sociale nel 2026

La misura è confermata integralmente, e quindi chi avrà svolto per almeno 7 degli ultimi 10 anni o 6 degli ultimi 7 anni una delle 15 attività lavorative considerate gravose potrà andare in pensione con 36 anni di contributi e 63 anni e 5 mesi di età.


I lavori gravosi sono:

  • addetti alla concia di pelli e pellicce;
  • macchinisti dei treni e personale ferroviario viaggiante;
  • camionisti;
  • edili;
  • facchini;
  • infermieri e ostetriche di sala operatoria e sala parto;
  • maestri ed educatori di asilo nido e scuola dell’infanzia;
  • lavoratori agricoli;
  • marittimi;
  • siderurgici;
  • pescatori;
  • addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • netturbini e operatori della raccolta e smaltimento rifiuti;
  • addetti ai servizi di pulizia;
  • gruisti e conducenti di macchinari per la perforazione nelle costruzioni.

Restano inoltre possibili i pensionamenti dei caregiver, purché residenti da almeno 6 mesi con il familiare disabile.
Gli invalidi devono continuare ad avere un’invalidità civile pari o superiore al 74%, mentre i disoccupati devono aver terminato integralmente la NASpI spettante dopo aver perso involontariamente il lavoro.

L’addio ad alcune uscite anticipate: ormai sembra scontato

Per una misura confermata, due sembrano invece arrivate al capolinea. Si tratta di misure che da tempo erano al centro di critiche per il loro progressivo depotenziamento e per il fatto di essere ormai poco utilizzate.
Parliamo di Quota 103 e di Opzione Donna.
Nella bozza della Legge di Bilancio non vi è traccia di queste due misure, che avevano come denominatore comune il ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico.

Proprio a causa del calcolo penalizzante e delle platee ristrette — soprattutto nel caso di Opzione Donna — entrambe le misure si erano rivelate poco efficaci.
Il governo, quindi, avrebbe probabilmente deciso di concluderne la sperimentazione, considerando che sarebbero comunque scadute a fine 2025.

Conseguenza: addio alla possibilità, seppur rara, di andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età.
Addio a Quota 103, senza sostituzioni immediate — almeno per ora — con la promessa Quota 41 flessibile, che avrebbe mantenuto i requisiti attuali ma modificato il sistema di calcolo, passando da contributivo a taglio lineare dell’assegno.
E infine, addio anche a Opzione Donna, misura che negli ultimi anni era rimasta limitata a poche categorie: caregiver, invalide, lavoratrici licenziate o dipendenti di grandi aziende in crisi.

In sintesi, il 2026 si prospetta come un anno di transizione per il sistema pensionistico: poche conferme, molte uscite di scena e un futuro ancora incerto per le nuove formule di flessibilità in uscita.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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