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Oggi: 05 Dic, 2025

La mappa delle perdite: cosa comporta la rivalutazione pensioni 2024-2026

La rivalutazione pensioni penalizza gli assegni più alti, sollevando dubbi di equità, sostenibilità e possibili profili d’incostituzionalità
3 mesi fa
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rivalutazione pensioni
Foto © Pixabay

La Legge di Bilancio 2024, insieme al bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026, ha introdotto modifiche che hanno avuto un impatto significativo sui pensionati italiani. L’aumento dei prezzi registrato tra il 2023 e il 2024, uno dei più marcati degli ultimi decenni, ha contribuito a ridurre il potere d’acquisto delle pensioni, soprattutto di quelle di importo più elevato.

Secondo i dati elaborati dal Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, chi percepisce un assegno superiore ai 2.500 euro lordi mensili (meno di 2.000 euro netti) subirà nei prossimi dieci anni una perdita stimata in almeno 13.000 euro. Per i pensionati con trattamenti oltre i 10.000 euro lordi (circa 6.000 euro netti), il danno potrebbe raggiungere nel tempo i 115.000 euro.

Questa situazione è stata definita da molti osservatori come un provvedimento iniquo. A essere penalizzati non sono soltanto coloro che hanno redditi più alti, ma spesso anche chi, durante la propria carriera lavorativa, ha contribuito in maniera più significativa al sistema previdenziale. Inoltre, alcuni esperti hanno sollevato dubbi sulla legittimità costituzionale di tali misure, in particolare per quanto riguarda le quote di pensione calcolate con il metodo contributivo. Questo sistema, infatti, prevede che le pensioni vengano rivalutate integralmente in base all’andamento dei prezzi, garantendo così il mantenimento del loro valore reale.

Il meccanismo di rivalutazione pensioni a fasce

Negli ultimi anni, il metodo adottato per l’adeguamento delle pensioni al costo della vita (rivalutazione) è stato basato su un sistema a scaglioni. Le pensioni più basse hanno beneficiato di una rivalutazione piena, mentre quelle superiori a determinati importi, come i 2.500 euro lordi, hanno ricevuto solo una percentuale ridotta del tasso d’inflazione.

Questo approccio, pur pensato per contenere la spesa pubblica, ha creato una forte disparità tra i diversi gruppi di pensionati. In un periodo caratterizzato da un’inflazione particolarmente elevata, come quello tra il 2023 e il 2024, l’impatto di tale riduzione è diventato ancora più evidente. Molti pensionati con assegni medio-alti hanno visto diminuire il loro potere d’acquisto in misura più marcata rispetto ad altri cittadini.

L’analisi condotta da Itinerari Previdenziali e da Cida (Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità) ha evidenziato come queste scelte politiche abbiano inciso sulle entrate delle famiglie, con effetti che si protrarranno nel tempo. La ridotta rivalutazione delle pensioni non solo erode il reddito disponibile dei pensionati, ma può avere ripercussioni anche sui consumi e, di conseguenza, sull’economia nazionale.

Una fotografia trentennale delle politiche sulle pensioni

Lo studio presentato in conferenza stampa con il titolo “La svalutazione delle pensioni in Italia” offre una panoramica sugli ultimi trent’anni di politiche relative alla rivalutazione pensioni. L’analisi dimostra come i vari governi abbiano più volte modificato i criteri di adeguamento, spesso privilegiando la riduzione della spesa pubblica rispetto alla tutela del potere d’acquisto dei pensionati.

Le recenti manovre finanziarie, tra cui quella del 2024, hanno introdotto regole ancora più restrittive per gli assegni più elevati. Questo ha alimentato un dibattito acceso sull’equità del sistema previdenziale italiano.

I critici sostengono che un simile approccio non tiene conto dei contributi versati da chi ha avuto carriere lunghe e retribuzioni elevate, finendo per minare il principio secondo cui a maggiori versamenti dovrebbero corrispondere trattamenti proporzionati.

Le possibili implicazioni costituzionali

Uno degli aspetti più delicati riguarda i possibili profili di incostituzionalità. Per le quote di pensione calcolate con il metodo contributivo, il sistema stesso prevede che l’importo venga rivalutato integralmente in base all’andamento dei prezzi. Una rivalutazione ridotta potrebbe quindi entrare in conflitto con questo principio, aprendo la strada a ricorsi e contenziosi legali.

Gli esperti sottolineano che la rivalutazione pensioni non è solo un tema tecnico, ma tocca direttamente i diritti acquisiti dei cittadini. Modifiche eccessive o squilibrate rischiano di minare la fiducia nel sistema previdenziale e di creare tensioni sociali.

Perdite da rivalutazione pensioni: conseguenze economiche e sociali

L’effetto cumulativo della ridotta rivalutazione non riguarda soltanto il portafoglio dei singoli pensionati. Una diminuzione significativa del potere d’acquisto può, infatti, influenzare anche i consumi interni, con ripercussioni sull’economia nel suo complesso. I pensionati rappresentano una parte importante del tessuto economico italiano, e la loro capacità di spesa contribuisce al sostegno di numerosi settori, dal commercio ai servizi.

Il Centro studi Itinerari Previdenziali stima che, nel lungo periodo, la perdita di valore delle pensioni possa tradursi in un indebolimento della domanda interna. Questo scenario è particolarmente rilevante in un contesto di inflazione elevata e di incertezze economiche, in cui ogni punto percentuale di potere d’acquisto può fare la differenza.

Rivalutazione pensioni: un dibattito destinato a proseguire

Le misure adottate con la Legge di Bilancio 2024 e le analisi presentate da Itinerari Previdenziali e Cida hanno riportato al centro del dibattito pubblico il tema della rivalutazione pensioni. La questione non riguarda soltanto i trattamenti più alti, ma tocca principi fondamentali di equità e sostenibilità del sistema previdenziale.

In futuro, il confronto tra esigenze di bilancio e tutela dei diritti acquisiti sarà inevitabile. Sarà necessario valutare soluzioni che garantiscano una distribuzione più equilibrata degli adeguamenti. Senza compromettere la stabilità finanziaria dello Stato. E senza colpire in modo sproporzionato chi ha già versato contributi significativi nel corso della propria carriera lavorativa.

Riassumendo

  • Dalla Legge di Bilancio 2024 ridotta la rivalutazione pensioni sopra 2.500 euro lordi.
  • Perdite stimate: 13.000 euro in 10 anni, fino a 115.000 per assegni alti.
  • Penalizzati i contributori più alti, sollevati dubbi su possibili profili di incostituzionalità.
  • Meccanismo a fasce: adeguamenti ridotti per importi elevati, piena rivalutazione solo per pensioni basse.
  • Ridotta rivalutazione pensioni può frenare consumi e indebolire la domanda interna.
  • Dibattito acceso su equità, sostenibilità e tutela del potere d’acquisto dei pensionati.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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