Ci siamo di nuovo guastati con l’Unione Europea; il golden power applicato dal governo italiano all’OPS di UniCredit per l’acquisizione di Banco BPM ha scatenato tensioni legali e istituzionali che coinvolgono Roma, Bruxelles e il mondo bancario. La misura, approvata ad aprile 2025, è stata motivata con la necessità di proteggere la sicurezza economica nazionale e salvaguardare gli interessi strategici del Paese, ma ha subito acceso polemiche e aperto un contenzioso con la Commissione Europea.
L’intervento del governo ha imposto quattro condizioni all’operazione. La più discussa riguarda l’obbligo per UniCredit di uscire completamente dalle operazioni in Russia entro l’inizio del 2026.
Tra le altre misure figurano il mantenimento degli investimenti di Anima Holding in Italia, un vincolo quinquennale sul rapporto prestiti-depositi e il divieto di ridurre gli impegni nel project finance. Secondo l’esecutivo, queste restrizioni sono necessarie per garantire stabilità al sistema bancario e tutelare i risparmiatori italiani da eventuali rischi derivanti da una fusione di tale portata.
Golden Power, il TAR del Lazio ridimensiona le condizioni
UniCredit ha reagito con fermezza contro le prescrizioni, definendole sproporzionate e lesive della libertà d’impresa. L’istituto guidato da Andrea Orcel ha quindi presentato ricorso al TAR del Lazio, ottenendo una parziale vittoria. Il tribunale amministrativo ha annullato due delle quattro condizioni imposte dal decreto governativo: il vincolo di cinque anni sul rapporto prestiti-depositi e il divieto permanente di ridurre gli investimenti in project finance. Entrambe le misure sono state considerate eccessive e prive di un nesso diretto con la sicurezza nazionale.
Nonostante questo ridimensionamento, restano valide le altre due prescrizioni principali.
UniCredit dovrà abbandonare le proprie operazioni in Russia entro i termini fissati e mantenere gli asset strategici detenuti tramite Anima Holding sul territorio italiano. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha accolto la sentenza come una conferma della legittimità del golden power, ribadendo che la salvaguardia del risparmio e degli interessi strategici resta una priorità assoluta.
Bruxelles avverte l’Italia: col Golden power possibile violazione delle regole UE
La vicenda ha assunto una dimensione europea quando la Commissione UE ha inviato una comunicazione formale al governo italiano, esprimendo forti dubbi sulla compatibilità delle misure con il diritto comunitario. Secondo Bruxelles, l’uso del golden power potrebbe violare la libera circolazione dei capitali e interferire con le competenze esclusive della Banca Centrale Europea, che aveva già approvato l’operazione senza porre condizioni.
Il governo italiano ha ora venti giorni lavorativi per fornire chiarimenti. Se le spiegazioni non saranno considerate sufficienti, la Commissione potrebbe avviare una procedura formale e ordinare la revoca immediata delle misure contestate. Si tratta di un passaggio delicato che potrebbe influire sull’esito dell’offerta pubblica di scambio e creare un precedente per future operazioni bancarie transfrontaliere.
UniCredit valuta il ritiro dell’offerta
UniCredit ha chiarito che, in assenza di una risoluzione tempestiva delle questioni legali, l’OPS – la cui scadenza è fissata per il 23 luglio 2025 – potrebbe essere ritirata.
L’istituto ha sottolineato come l’incertezza normativa e la mancanza di chiarezza sulle regole applicabili rischino di compromettere l’operazione e di destabilizzare l’intero progetto di crescita.
Il governo Meloni, dal canto suo, continua a difendere la legittimità dell’intervento e afferma di voler collaborare con Bruxelles per trovare una soluzione che concili le esigenze di sicurezza economica con il rispetto delle normative comunitarie. Le prossime settimane saranno decisive per stabilire se l’acquisizione potrà proseguire o se sarà definitivamente bloccata dai contrasti giuridici.
I punti chiave.
- Il golden power italiano è stato in parte ridimensionato dal TAR, ma resta essenziale.
- Bruxelles ha avviato una procedura di verifica, concedendo 20 giorni all’Italia per rispondere.
- UniCredit minaccia di ritirare l’ors se la chiarezza normativa non arriverà prima della scadenza del 23 luglio.

