Martedì 25 novembre il Tesoro terrà un’asta per l’emissione di tre tranche di altrettanti titoli di stato già in circolazione. L’obiettivo della raccolta è stato fissato ad un massimo di 4,5 miliardi di euro. Tra i bond offerti ci sarà la decima tranche del BTp 15 maggio 2039 indicizzato all’inflazione Eurostat (ISIN: IT0005547812). L’importo da collocare sarà compreso tra 1,25 e 1,50 miliardi.
Cedola e sovrapprezzo all’acquisto
Il BTp 2039 indicizzato stacca una cedola lorda minima del 2,40% e alla quale va aggiunta l’inflazione nell’Eurozona captata dall’indice HICP ex tabacchi. L’indicizzazione della cedola è semestrale, ma la rivalutazione del capitale avviene solo alla scadenza e, pertanto, in ciò si distingue nettamente dai BTp Italia.
L’emissione del BTp 2039 indicizzato risale al 15 maggio del 2023, cioè a due anni e mezzo fa. Da allora il bond ha accumulato una rivalutazione del 6,066% alla data di regolamento dell’asta, fissata per giorno 27 novembre. Significa che l’investitore dovrà pagare al Tesoro non solo il prezzo di aggiudicazione e i 12 giorni di dietimi maturati dall’ultimo stacco della cedola semestrale, ma anche il 6,066% in più dovuto all’indicizzazione.
Inflazione attesa dal mercato
Il valore iniziale dell’HICP all’emissione fu di 121,41871. La quotazione di mercato del BTp 2039 indicizzato era l’altro ieri di 104,80, significativamente sopra la pari. Ad essa corrispondeva un rendimento reale di 1,96%. Il bond del Tesoro con cedola fissa e scadenza nel 2039 offriva al contempo il 3,82%. La differenza o “breakeven” di 1,86% equivale al tasso medio annuo d’inflazione scontato dal mercato per l’Eurozona nei prossimi 15 anni. Una misura inferiore al target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea, ma ben superiore alle aspettative d’inflazione per l’Italia nel medio-lungo termine.
Se l’inflazione media effettiva a scadenza risultasse superiore a quella oggi stimata dal mercato, l’investitore avrebbe fatto un affare. Avrebbe inserito in portafoglio il BTp 2039 indicizzato, spuntando un rendimento nominale superiore a quello offerto dalla cedola fissa di pari durata. Viceversa, avrebbe fatto male i conti. Sono i rischi che si corrono con i bond indicizzati, essendo dipendenti da una variabile dall’evoluzione ignota.
BTp 2039 indicizzato per sopravvivere all’inflazione
Il BTp 2039 indicizzato può risultare interessante per gli investitori desiderosi di mettersi al riparo dalla perdita del potere di acquisto. Fate attenzione a un altro dato. Un italiano avrebbe convenienza a scommettere su uno strumento legato a un tasso d’inflazione più alto di quello atteso sul mercato domestico. Ad esempio, se l’inflazione nell’Eurozona per i prossimi anni fosse in media del 2% e in Italia dell’1,20%, un bond indicizzato al primo consentirebbe di più che proteggere il potere di acquisto del capitale.
All’emissione del 2023 il BTp 2039 indicizzato scontava un’inflazione del 2% per l’Eurozona. Da allora la variazione non è stata granché, mentre i prezzi si sono mossi abbastanza, data la discesa dei rendimenti a lungo termine dai massimi raggiunti proprio nell’autunno di quell’anno. In quei mesi, poi, l’inflazione italiana risultava superiore alla media nell’area, mentre di lì a poco sarebbe scesa stabilmente sotto.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

