Si terrà domani al Bundestag un’importante votazione che da settimane lacera il partito del cancelliere Friedrich Merz. Si tratta di fissare un livello minimo per le pensioni in Germania dopo il 2031, quando non potranno scendere sotto il 48% dell’ultimo stipendio. Una proposta che arriva dagli alleati socialdemocratici, rappresentati tra gli altri dal vice-cancelliere Lars Klingbeil e che su questo tema non ammettono trattative. Contro si sono schierati i 18 deputati della Junge Union, i giovani conservatori della CDU. Poiché il governo si regge su una maggioranza di appena 12 seggi, l’annunciata opposizione porterebbe all’affossamento della proposta e all’apertura della crisi politica.
Soccorso rosso su riforma pensioni in Germania
Merz stesso è contrario a questa riforma, che per il sistema delle pensioni in Germania comporterebbe maggiori costi stimati in 10-15 miliardi di euro all’anno. Per pragmatismo e per restare in sella, tuttavia, ha invitato i suoi a sostenerla. Dopo che l’ala conservatrice ha risposto picche, per sua fortuna è arrivato il “soccorso rosso” da parte della Linke, partito nostalgico del comunismo nella DDR. La sua capogruppo Heidi Reichinnek ha annunciato i 64 deputati da lei guidati si asterranno. Tecnicamente, ciò abbasserà il quorum e neutralizzerà l’eventuale voto contrario della Junge Union.
Crisi politica si aggrava
La Linke non è favorevole a questa legge sulle pensioni in Germania, preferendo che il livello minimo per gli assegni fosse al 53% dell’ultimo stipendio. Questa è la media attuale. La sua astensione, però, porterà a casa un pur minimo risultato per i lavoratori e segnala la capacità d’incisione del gruppo nel dibattito. Al contempo, servirà a fare esplodere le tensioni nel campo avversario.
Per i sondaggi, se si tornasse oggi al voto prenderebbe più del 10% dall’8,8% conquistato alle elezioni del febbraio scorso. Merz può tirare un sospiro di sollievo, ma solo fino a un certo punto. Il suo governo non rischia di cadere domani o dopodomani, ma la crisi che lo accompagna sin dalla sua nascita si sta aggravando irreversibilmente.
Lo scontro sulle pensioni in Germania, tutto interno al centro-destra, svela la crescente frustrazione del mondo conservatore verso un partito che da Angela Merkel in avanti si è spostato a sinistra e non riesce più a rappresentare le istanze del mondo imprenditoriale. Ed è su questo punto che i giovani del partito si stanno ribellando. Temono il declino a favore dell’AfD. L’ultra-destra di Alice Weidel e Tino Chrupalla primeggia in tutti i sondaggi e inizia ad attirare a sé il mondo delle piccole e medie imprese.
Muro anti-AfD traballa
L’Associazione delle Imprese Familiari ha nelle scorse settimane invitato un suo esponente a un panel sull’economia. E’ stata la prima volta che un gruppo di interessi ha aperto ufficialmente al riconoscimento dell’AfD, partito che in Germania viene tacciato di simpatie naziste. C’è stata una rivolta interna, con alcuni iscritti come Vorwerk che hanno lasciato l’associazione per protesta.
Tant’è che questa ha dovuto rimangiarsi le aperture, definendole “un errore”. Comunque sia, è stato un segnale esplicito: il Brandmauer eretto contro l’AfD da tutti gli altri partiti inizia a sgretolarsi per mancanza di alternative.
Chiunque volesse oggi portare all’orecchio della politica a Berlino determinate proposte differenti da quelle del governo, non ha a chi rivolgersi. Con una CDU/CSU totalmente nelle mani dell’SPD, a destra si è creato un vuoto politico che l’AfD cerca di colmare. I giovani conservatori hanno iniziato a comprenderlo e si rivoltano contro il loro stesso leader e cancelliere. Proprio sulle pensioni, in Germania si è aperto un dibattito pubblico che vede le associazioni datoriali contrarie alla proposta di fissare un livello minimo. Esse chiedono anche il progressivo aumento dell’età pensionabile per salvaguardare la previdenza futura ed evitare la carenza di lavoratori sul mercato.
Dibattito su pensioni in Germania con economia al palo
Consapevole delle difficoltà, Merz aveva promesso “un autunno delle riforme” e ora una loro accelerazione. Ad oggi, poco e niente. E mentre la politica parla di pensioni, la Germania non risale la china dalla sua economia stagnante. La manifattura resta in crisi e l’inflazione ben più alta della media europea, soprattutto rispetto a Francia e Italia. La produzione industriale è salita solamente a luglio su base annua e per la prima volta dal maggio del 2023. Il Pil nel terzo trimestre è rimasto fermo, mentre l’occupazione inizia a scricchiolare. E il malcontento tra i tedeschi per l’operato del governo cresce.


giuseppe.timpone@investireoggi.it
