Educational e FAQ Trading, finanza e psicologia: elementi di base (1 Viewer)

ginopelo

Moving to PeloPonneso
Apro questo thread perchè ne sento il bisogno. Un pò per raccogliere delle idee, metterle per iscritto (e già questo le schiarisce) e sperare di fare cosa gradita.

Spesso non ci accorgiamo di usare "schemi" mentali abbastanza ripetitivi e individuabili, ci guidano nella vita di tutti i giorni e sicuramente ci servono: da un lato ci fanno risparmiare tempo (pensate a dover processare ogni volta tutte le informazioni e tutte le possibilità immaginabili) dall'altro diminuiscono ansia e aumentano l'autostima (finchè penso di essere al comando e di avere la situaizone sotto controllo non crollerò, ma qui andiamo + verso la psicopatologia).

Sperando di non urtare la sensibilità di nessuno quando farò esempi nei quali qualcuno ci si ritroverà....

Aggiungo qui le fonti, essendo file e presentazioni online non credo di stravolgere il lavoro degli autori
Wikipedia per la definizione di psicologia cognitiva e euristiche
La mia tesi per il coping
Psicologia del pensiero, Ferretti, UniPv www.unipv.it/webpsyco/bacheca/materiale/ferrettieuristiche.ppt
Problem Solving and Decision Making, Di Schiena, UniBa http://arianna.ict.uniba.it/Orientamento%20in%20Entrata%20(OR.E.)/or-e-04/materiale-curci/Slides_Problem%20Solving%20e%20Decision%20Making.ppt
 
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ginopelo

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psicologia cognitiva

breve introduzione sulla psicologia cognitiva: non che sia il modello da abbracciare in toto ma per ciò che a noi interessa è quella che + spesso ci troveremo a nominare

Modelli cognitivi [modifica]


Modello TOTE: Test-Operate-Test-Exit (verificare, eseguire, verificare, terminare), esposto nel testo Piani e struttura del comportamento di Miller, Pribram, Galanter.


Nei primi modelli cognitivistici, l'elaborazione dell'informazione era concepita come un processo che avviene per stadi consecutivi, terminate le operazioni proprie di uno stadio si passa al successivo, e così via. Negli anni '70 furono presentati nuovi modelli che mettevano in evidenza sia la possibilità di retroazione di uno stadio di elaborazione su quelli precedenti, sia la possibilità che si attivassero le operazioni di uno stadio successivo senza che quelli precedenti avessero già elaborato l'informazione per quanto li riguardava.
Un altro aspetto importante fu l'accentuazione del carattere finalizzato dei processi mentali. Il comportamento veniva ora concepito come una serie di atti guidati dai processi cognitivi ai fini della soluzione di un problema, con continui aggiustamenti per garantire la migliore soluzione. La nozione di “retroazione”, feedback, sviluppata dalla cibernetica divenne centrale in questa concezione del comportamento orientato verso una meta. Lo psicologo sperimentale del linguaggio George Armitage Miller, con le sue opere determinò un'autentica svolta nella rappresentazione del comportamento: il comportamento era visto come il prodotto di una elaborazione dell'informazione, quale è compiuta da un calcolatore, per lo svolgimento di un piano utile alla soluzione del problema. Il comportamento non era quindi l'epifenomeno di un arco riflesso (input sensoriale, elaborazione, output motorio), ma il risultato di un processo di continua verifica retroattiva del piano di comportamento secondo l'unità TOTE ( test, operate, test, exit): l'atto finale (exit) non consegue direttamente ad un input sensoriale o a un comando motorio, ma è il risultato di precedenti operazioni di verifica (test) delle condizioni ambientali, di esecuzione (operate) intermedie e di nuove verifiche (test). Nel 1967 uscì il libro dello psicologo statunitense Ulric Neisser, “psicologia cognitiva”, nel quale venivano sintetizzate le ricerche condotte nei dieci anni precedenti secondo la prospettiva che fu definitivamente chiamata cognitivistica. La letteratura sperimentale sui processi cognitivi crebbe a dismisura sostituendo le prospettive passate con la nuova prospettiva che si diffuse anche in campo della psicologia sociale e della psicopatologia. È comprensibile quindi che nei primi anni '70 si parlasse ormai di rivoluzione cognitivistica nella ricerca psicologica.
La revisione degli anni '70 [modifica]

A partire dalla seconda metà degli anni '70 ebbe inizio un'opera di revisione teorica e metodologica all'interno del cognitivismo, che arrivò fino ad una parziale autocritica su quanto era stato acquisito nel decennio precedente. Fu ancora Neisser a riassumere in un testo del 1976 gli aspetti problematici essenziali emersi nella letteratura psicologica cognitivistica. Neisser affermava che il cognitivismo aveva apportato nuovi e importanti contributi alla comprensione dei processi cognitivi, ma allo stesso tempo era degenerato in una miriade di esperimenti e di mode, spesso privi di effettivo valore euristico. Si trattava di modelli generalmente relativi a situazioni di laboratorio e non estrapolabili a situazioni di concreto funzionamento della mente nella vita quotidiana ("wild cognition"); inoltre, avevano un interesse più teorico che realmente applicativo.
Neisser faceva un continuo riferimento all'impostazione teorica di James Jerome Gibson (approccio ecologico), che aveva una concezione cognitivistica di una costruzione della realtà esterna da parte della mente, secondo un'organizzazione sequenziale dell'elaborazione dell'informazione, stadio per stadio, ora invece criticata in base all'assunto che l'organismo nel corso dell'evoluzione si è dotato di sistemi sempre più economici e adeguati che consentono un'analisi diretta e immediata della realtà. Il richiamo alla validità ecologica degli esperimenti cognitivistici; la critica alla modellistica dei microprocessi e micromodelli all'infinito (le unità di elaborazione contenevano delle sotto-unità di elaborazione, e queste a loro volta delle altre, e così via: si trattava dei temi classicamente analizzati negli studi di HIP - Human Information Processing); l'esigenza di introdurre nel flusso dell'elaborazione dell'informazione processi relativamente trascurati, come la coscienza e la produzione di immagini; le innovazioni nel campo dell'informatica e della simulazione su calcolatore dei processi mentali; le nuove acquisizioni nel campo delle neuroscienze; tutti questi furono elementi fondamentali che attenuarono l'interesse per il cognitivismo "classico", o primo cognitivismo, già a partire da metà degli anni '80.
Il nuovo orientamento [modifica]

Non vedendo realizzata effettivamente una vera e propria rivoluzione paradigmatica, nei primi anni '80 molti psicologi finirono con lo sminuire la rilevanza teorica e metodologica del cognitivismo, arrivando fino a ritenerlo una continuazione, anche se in forma più sofisticata, del comportamentismo. Si diceva che aveva solo aggiunto dei processi intermedi tra lo stimolo e la risposta, ma il paradigma rimaneva sempre quello comportamentista. In questo contesto di riflessioni autocritiche da una parte, e di nuove acquisizioni in discipline di confine dall'altra, si sviluppò il nuovo orientamento della “Scienza Cognitiva”.
Il cognitivismo oggi [modifica]

La psicologia cognitiva è oggi una scienza fortemente multidisciplinare, che si avvale dei metodi, degli apparati teorici e dei dati empirici di numerose altre discipline, tra le quali: la psicologia, la linguistica, le neuroscienze, le scienze sociali e della comunicazione, la biologia, l'intelligenza artificiale e l'informatica, la matematica, la filosofia e la fisica.
Dal punto di vista filosofico, la psicologia cognitiva assume la posizione ontologica del realismo critico, secondo la quale viene accettata l'esistenza di una realtà esterna strutturata, ma allo stesso tempo viene rifiutata la possibilità di conoscerla completamente. Questa premessa teorica lo distingue nettamente dal movimento comportamentista: l'oggetto di studio non è più (soltanto) il comportamento umano, bensì gli stati o processi mentali, precedentemente considerati interni ad una black box (o scatola nera) insondabile e non conoscibile scientificamente.
Tale presa di posizione nei confronti dello studio dell'attività mentale si traduce concretamente nell'affermarsi della concezione di comportamento umano come risultato di un processo cognitivo di elaborazione delle informazioni articolato e variamente strutturato (information processing).
Gli esiti più recenti dell'analisi dei processi cognitivi, incentrano queste dinamiche nei contesti sociali in cui si sviluppa il pensiero. Questo approccio basato sul cognitivismo, definito come teoria sociale cognitiva, studia infatti l'interazione tra cognizione e contesto sociale. La teoria sociale cognitiva riveste un ruolo molto importante sul versante di studio della personalità. Una elevata importanza in questo nucleo teorico è attribuita alle riflessioni di Albert Bandura. Dai concetti elaborati da Bandura, hanno preso il via numerosi altri ricercatori, costituendo una corrente di pensiero che prende le mosse dal cognitivismo, costruendo un'analisi dei processi cognitivo-emotivi, incentrata sui contesti sociali che vedono tali processi esprimersi attraverso le condotte.
Un altro punto di riferimento nel panorama del cognitivismo contemporaneo è, nel campo della psicologia e della psicoterapia, il cognitivismo post-razionalista di Vittorio Guidano. Egli, rielaborando i contributi teorici e sperimentali offerti da numerose altre discipline, apporta importanti contributi allo studio dell’evoluzione della mente umana, con risvolti innovativi nei campi dell’epistemologia, della psicologia sperimentale e della psicopatologia.
 
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ginopelo

Moving to PeloPonneso
tutto è nato da questo

Citazione:
Originalmente inviato da porchetto
Mauro non dicevo nel senso nel quale hai interpretato mi fa ovviamente piacere che il forum raccolga nuovi amici perchè più è ricco di contributi più è utile per tutti.

quello che io e l'INVESTITORE PRUDENTE INCOGNITO ( se potreste sapere chi si cela dietro questa mia indicazione:D lui che sà si sganascerà dalle risate ) evidenziavamo che le perpetue continuano a salire perchè si allarga la platea di investitori che si rivolgono a questo particolare tipo di strumento.
c'è stato anche un articolo del sole 24 ore che le esaltava. ora questo mi spaventa un pò non vorrei che gli investirori più accorti inizino a distribuire al parco buoi questi titoli e poi possiamo trovare cattive sorprese
ma è solo un timore niente di più anche io sono fortemente investito.


senza offesa porchetto ma il ragionamento:
se lo sanno in pochi = affare
se se ne parla = parco buoi
mi sembra un pò semplice.. ricorda un pò quelle interpretazioni che portano sempre chi le fà a ritenersi al di sopra degli altri, cioè che che ci sia un senso nascosto che sfugge alla massa ma viene raccolto, in questo caso, dall'investitore prudente
senza offesa ma è un pò come topgun che va in pizzeria a reggio calolzio e da lì estrapola la produzione industriale dell'area euro :)

cercando di essre d'aiuto nello spiegare quanto dico mi è tornato in mente questo, so di andare OT, riguarda + forse la psicologia degli investimenti (leggete mai gli articoli di legrenzi e le distorsioni cognitive?beh non è legrenzi ma ci può servire):

L'Euristica nella psicologia [modifica]

In psicologia le euristiche sono semplici ed efficienti regole che sono state proposte per spiegare come le persone risolvono, danno giudizi, prendono decisioni di fronte a problemi complessi o informazioni incomplete.
Il principio che giustifica l'esistenza di euristiche è quello secondo cui il sistema cognitivo umano è un sistema a risorse limitate che, non potendo risolvere problemi tramite processi algoritmici, fa uso di euristiche come efficienti strategie per semplificare decisioni e problemi.
Sebbene le euristiche funzionino correttamente nella maggior parte delle circostanza quotidiane, in certi casi possono portare a errori.
Negli scorsi decenni, nella psicologia cognitiva sono state individuate diverse euristiche, tra cui le più conosciute e studiate sono:

  • Euristica della rappresentatività: si tende ad attribuire caratteristiche simili a oggetti simili, spesso ignorando informazioni che dovrebbero far pensare il contrario.
  • Euristica della disponibilità: si tende a stimare la probabilità di un evento sulla base della vividezza e dell'impatto emotivo di un ricordo, piuttosto che sulla probabilità oggettiva.
  • Euristica dell'ancoraggio: se si deve dare una stima di probabilità di un evento, essa è sistematicamente influenzata da un termine di paragone.
L'eurisma è lo schema mentale, tipico nell'uomo, che impedisce il corretto svolgimento del "procedimento euristico". Comporta una sorta di "ancoramento" a ciò che appare più visibile, impedendo di leggere più in profondità e attivare la parte creativa e intuitiva della mente.
Euristiche e forme di errore [modifica]

Le forme di errore dipendono da meccanismi universali che presiedono il recupero delle conoscenze, in particolare le tendenze sistematiche nei confronti di similarità e frequenza.
Il confronto di similarità (Wason & Johnson-Laird, Tversky & Kahneman) [modifica]

È un meccanismo che fa parte del funzionamento di base della nostra memoria e funziona in modo da rendere disponibili, il più velocemente possibile, tutti quei contenuti che sembrano essere più attinenti con le informazioni richieste; la sua velocità dipende dal grado di affidabilità degli indizi a sua disposizione. Esso, tra tutte le conoscenze potenzialmente adatte, potrà renderne disponibili solo una certa quantità, cosicché, in mancanza di elementi precisi, attiverà categorie molto più ampie che renderanno più laborioso il compito di processamento dei dati nello spazio di lavoro.
L'azzardo in base alla frequenza (Tversky & Kahneman) [modifica]

è una euristica automatica, specifica per la ricerca in memoria degli elementi utilizzati più spesso; interviene quando il confronto per similarità acquisisce un numero eccessivo di elementi simili o quando l'informazione utile recuperata è parzialmente completa. Agisce selezionando tra tutti i candidati messi a disposizione quello che ha avuto un valore di occorrenza di utilizzo maggiore. Questa euristica interviene con una forza proporzionale alla scarsa qualità delle informazioni che guidano il confronto per similarità e serve a sbloccare l'utilizzo dei dati in modo sistematico, partendo da quelli più frequentemente utilizzati.
 

ginopelo

Moving to PeloPonneso
in maniera molto semplice e sbrigativa: poniamo che il nostro cervello sia un computer e si trovi a dover processare info
1. siamo sicuri di come avvegna la cernita inconscia di info?
2. siamo sicuri di considerare sempre tutte le ipotesi, anche quelle meno probabili, nel giusto peso?
3. qual è il peso che l'immagine di sè ha in tutto questo? quanto spesso queste info vengono processate in accordo con l'immagine di sè al fine di stabilizzarla e non di metterla in crisi?
 

ginopelo

Moving to PeloPonneso
all'interno della psicologia cognitiva si sta sempre + ritagliando spazio il

COPING
:

gli sforzi di una persona sul piano cognitivo-comportamentale, per gestire le richieste interne ed esterne poste da quelle interrelazioni persona-ambiente che vengono valutate come estenuanti o eccessive ripetto alle risorse possedute e comportano la percezione di minaccia, sfida o perdita. La risposta individuale è frutto di un processo di valutazione delle varie opzioni disponibili e delle possibili conseguenze; le strategie di coping, quindi, sono parzialmente determinate dalla fiducia o da dubbio impliciti all'utilità di un determinato comprtamento rispetto ad altri possibili (Folkmann & Lazarus, 1984).

Nonostante l'evento stressante mostri la differenza tra le possibilità del soggetto e le richieste che gli vengono poste gli uomini non affrontano situazioni stressanti senza risorse. Si affidano ad un sistema di credenze, pratiche e ralazioni che si ripercuote nel modo in cui essi si confrontano con le situazioni difficili. Nel processo di coping questo sistema di orientamento si traduce in valutazioni, attività, obiettivi concreti e sitazioni specifici (Silverman & Pargament, 1990).

3 classi ci coping:
- focalizzato sul problema: insieme dei tentativi di rimuovere l'ostacolo o minimizzare l'impatto
- focalizzato sulle emozioni: insieme dei tentativi per ridurre la sofferenza emotiva causata dall'avversità, lavorando sulla riconsiderazione dell'ostacolo o dell'emozione in sè
- coping di evitamento: insieme dei tentativi per evitare la consapevolezza dell'ostacolo (tramite autodistruzione, diniego, abuso di sostanze, fantasie autistiche) oppure a bloccare qualsiasi tentativo di affrontare il problema (es. rinunce precoci)
 

ginopelo

Moving to PeloPonneso
prima di approfondire il coping (argomento che mi sta molto a cuore :) ) partiamo con un breve esempio

Gino: non andare al ristorante A, ora che ci vanno tutti è meno interessante non si mangia + come prima
Pino: il fatto che ci vadano in molto non vuol dire che sia meno interessante
a questo punto si intromette un terzo:
Nino: Pino, per piacere, te e le tue pippe mentali, qua si parla del ristorante

Pino ha messo in dubbio la validità dell'espressione di Nino, partendo dalla base dell'affermazione, ossia: sei sicuro che i presupposti su cui ti basi siano sufficienti ad analizzare al meglio la situazione?
In questo caso possiamo dire che Nino ha utiizzato il coping di evitamento: meglio non discutere della sostanza (vuoi perchè non interessato, vuoi perchè aveva fretta di andare al risotrante, aveva fame, mettici quello che vuoi) ma tenere la forma
 

frankiemachine

Mr. Tentenna
prima di approfondire il coping (argomento che mi sta molto a cuore :) ) partiamo con un breve esempio

Gino: non andare al ristorante A, ora che ci vanno tutti è meno interessante non si mangia + come prima
Pino: il fatto che ci vadano in molto non vuol dire che sia meno interessante
a questo punto si intromette un terzo:
Nino: Pino, per piacere, te e le tue pippe mentali, qua si parla del ristorante

Pino ha messo in dubbio la validità dell'espressione di Nino, partendo dalla base dell'affermazione, ossia: sei sicuro che i presupposti su cui ti basi siano sufficienti ad analizzare al meglio la situazione?
In questo caso possiamo dire che Nino ha utiizzato il coping di evitamento: meglio non discutere della sostanza (vuoi perchè non interessato, vuoi perchè aveva fretta di andare al risotrante, aveva fame, mettici quello che vuoi) ma tenere la forma

forse volevi dire Gino?

o forse hai fatto coping di evitamento sul tuo nick?? :lol:
 

ginopelo

Moving to PeloPonneso
forse volevi dire Gino?

o forse hai fatto coping di evitamento sul tuo nick?? :lol:

bene, vedo che inizi a entrare nell'argomento :lol:
a parte gli scherzi.. come ho scritto prima mettere giù le idee serve innanzitutto a chi scrive per dar loro una forma e un senso. Poi può servire a chi legge per farsi un'idea, spesso questo causa un pò di "turbamento" in chi è nuovo all'idea perchè mette in crisi la visione autocentrata che abbiamo, e ci rende un pò meno unici.
Sia chiaro se questi meccanismi esistono è perchè sono funzionali: ci fanno risparmiare tempo, la maggior parte delle volte funzionano, ci fanno sentire meglio.
A volte però possono essere usati contro di noi (es. le distorsioni cognitive tra promotore e cliente sono usate, in maniera molto superficiale, per vendere tutti i ciofeconi).
In definitiva se faccio degli esempi (a proposito conoscere certi meccanismi non vuol dire essere immuni: lo psichiatria si ammala di malattia mentale come e + della popolazione generale) non ho l'intento di mettere qualcuno alla berlina (anche perchè io ci casco come e + degli altri se non sto con le antenne drizzate) ma di indirizzare il mio flusso di coscienza verso una forma + ordinata

Grande Gino.......ottima iniziativa.....
grazie jessica, un mio prof diceva: pensate ad ogni mattina, quando vi svegliate. Voi sapete che l'interrutore sarà lì dove lo avete lasciato, ma ne possiamo essere certi? Potrebbe essere successa qualsiasi cosa nel frattempo invece noi ci aspettiamo che sia lì. Anche al buio e senza guardare andiamo tranquilli perchè tutte le volte che ci siamo alzati l'abbiamo trovato lì. Ecco una forma di euristica che dal primo mattino ci accompagna. Quanto sarebbe stressante dover pensare che ogni giorno la realtà è diversa da quella che abbiamo lasciato? Quanto sarebbe ansiogeno?
 

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