Non tutti lo sanno (1 Viewer)

kiappo

Forumer storico
E' appunto il caso infrequente dell'esempio Picasso/Velasquez, ma è uso improprio, direi. Più logico scrivere omaggio a, hommage à, ecc., oppure semplicemente "da".
Soprattutto per la grafica, si rischia di confondere le cose. D'apres significa, se fai un olio, che hai "copiato" un certo autore. Ma se fai una grafica, significa magari anche quello, però più specificamente significa che hai creato una grafica identica o quasi ad un opera dell'autore (anche una stampa, quindi) che non è grafica originale (anzi, è "quasi" un falso: all'inizio non lo è se dichiarato d'après, però col tempo l'informazione può perdersi se non permanentemente indicata).
Fotolitografie o serigrafie d'après Léger, create dopo la sua morte, per esempio, inserite in un libro vengono usualmente dichiarate non sue e risultano riproduzioni di lusso. Ma qualcuno può staccarle dalla raccolta e magari venderle - persino in buona fede - come opere originali di Léger. Non lo sono, sono dei d'après, in questo senso specifico.
Sulla confusione certo qualcuno ci può marciare, ma il punto sta tutto qui: se il d'après è artistico (e dichiarato), per esempio kiappo da Morandi :)baci:) oppure artigianale o meccanico (serigrafia d'après Magnelli fatta nel 1999 :noo: cioè ben dopo la morte dell'artista). O magari litografia di Fiume fatta lui vivente e addirittura da lui stesso firmata, ma eseguita da altri, o meccanicamente. Si tratta di un d'après non dichiarato, di cui è responsabile in primis l'artista stesso.
v. anche qui https://www.investireoggi.it/forums...eria-di-immagini.88055/page-2#post-1044969892

Insomma, un po' un casino... Grazie per la esauriente e dottissima risposta!
 

baleng

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All'ingresso dell'Arsenale di Venezia vi sono due leoni notevoli, Uno, di epoca classica, originariamente stava al Pireo, è ricoperto di scritte runiche

La statua originariamente si trovava al Pireo, l'antico porto di Atene. Fu portata a Venezia come bottino, dal comandante navale Francesco Morosini nel 1687, durante le guerre della Lega Santa contro l'Impero Ottomano, quando i veneziani assediarono Atene. Copie della statua si trovano al Museo Archeologico del Pireo e al Museo Storico di Stoccolma.

Il leone era un monumento molto noto del Pireo, dove si trovava dal I o II secolo. La sua notorietà era tale che gli italiani chiamavano il porto Porto Leone.[1]

La statua, di marmo bianco, alta circa 3 metri, è particolarmente conosciuta per essere una singolare manomissione avvenuta intorno alla seconda metà dell'XI secolo, a opera di alcuni scandinavi che incisero due lunghe iscrizioni runiche sulle spalle e sui fianchi del leone.[3]

Il Leone a sin., accosciato sulle zampe posteriori, già collocato nel porto di Atene, il Pireo, dove pare servisse come fontana, reca incisa sul petto, sul dorso e sui fianchi, entro un cartiglio intrecciato, un'Iscrizione runica (a caratteri cioè degli antichi popoli scandinavi) che secondo una dotta interpretazione dovrebbe riferirsi alla repressione condotta nel 1040 dai Vernighi, soldati di ventura discesi dalla Scandinavia a servizio dell'impero di Bisanzio, contro una fiera ribellione del popolo greco

Ma un altro leone (sono 4) è ancora più antico: proviene dall'isola di Delo ed è di epoca ionica (VII sec. a.C. :eek: ). La via dei leoni di Delo aveva 9 leoni come questo: ora sul posto sono cinque: il sesto sta a Venezia. bottino di guerra del Morosini.

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in primo piano il leone di Delo (testa rifatta).
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Heimat

Forumer attivo
Ci sarebbe molto da scrivere sui furti d'arte in dipendenza di guerre. Non parliamo poi di distruzioni, Plamira per ultima.
 

baleng

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Che differenza c'è tra colori a olio di bassa qualità e colori di alta qualità?
Nei primi vi è molto eccipiente neutro che fa massa, dunque il colore è meno puro, mescolandosi con gli altri si sporca, con il tempo perde specificità.
In negozio i vari tubetti di differenti colori costano, se della qualità inferiore, più o meno lo stesso, con poche varianti, anche perché il pigmento stesso usato potrebbe essere in gran parte di derivazione chimica, tipo aniline, poco resistente e poco costoso. Nelle qualità di livello superiore, i prezzi sono molto differenziati. I meno cari sono le terre, poi vengono bianco e nero, poi i blu ecc., sino ai pigmenti più costosi, come certi violetti.
Pertanto è sbagliato iniziare a dipingere ad olio usando materiale di scarsa qualità. Se proprio si vuole risparmiare, si usino le terre ocra, siena, verdi ecc., che danno un effetto sufficientemente buono, ma non usare i gialli e i rossi più economici, perché il risultato sarebbe probabilmente scoraggiante.
Esistono poi manuali che aiutano ad accostare i pigmenti ad olio dal punto di vista delle reciproche influenze. Per esempio, se uso una terra verde sopra una terra rossa, la seconda tenderà a "mangiarsi" la prima. Vi sono molte di queste osservazioni da tener presenti.
Tutto questo una volta i pittori lo sapevano, ora molto ma molto meno.
Quanto all'olio che si può aggiungere al pigmento per diluirlo, il classico olio di lino tende un po' ad ingiallire, lo schiariscono per la vendita, ma poi scurisce un poco. Ottimi sarebbero l'olio di noce ed anche il comune olio di girasole, quello da cucina, che costa moooolto di meno e rimane anche chiaro. Solo che ci mette tanto a seccare, perciò occorre aggiungere un siccativo e magari un po' di pazienza. Però il risultato, a distanza di molti anni, appare ottimo, anche se i puristi diranno che si tratta di olio estratto a caldo e non a freddo. Mah.
Infine, non diluire con acquaragia, ma solo con trementina.
 

RedArrow

Forumer storico
Qualche volta capita di sfogliare un catalogo di una (seria) galleria che tratta stampe antiche.
La stampa è quella sotto, di Schongauer (scusate la scarsa qualità dell'immagine, è una scansione).
La critica a corredo della stampa recita: "Leher, a pag. 354 del vol. V, ci informa dell'esistenza di 30 esemplari conosciuti in collezioni pubbliche e private."
Dunque mettiamoci alla ricerca, un po' perchè la cosa incuriosisce, un po' per testare la serità della galleria.
E allora cerca che ti ricerca ecco il risultato.
L'autore è Max Lehrs. Il testo è "Geschichte und kritischer Katalog des deutschen, niederländischen und französischen Kupferstichs im XV. Jahrhundert".
Il testo, libero da copiright, è in rete (certo che nell'epoca in internet è cambiato tutto). Eccolo:
Lehrs, Max [Hrsg.]: Geschichte und kritischer Katalog des deutschen, niederländischen und französischen Kupferstichs im XV. Jahrhundert (5, Text): [Martin Schongauer und seine Schule, 1] (Wien, 1925)
"Ein wilder Mann mit langen Bart..." (cioè "un uomo selvaggio con una lunga barba ecc..").
Ora d'accordo, il tedesco è una lingua difficile ma ci viene sempre incontro www.leo.org.
Comunque è per dire che le galleria serie esistono ancora !
(Nota: il testo di Leher è interamente consultabile attraverso i link presenti in questa pagina:
Lehrs, Max [Hrsg.]: Geschichte und kritischer Katalog des deutschen, niederländischen und französischen Kupferstichs im XV. Jahrhundert (Wien))
In ogni caso, dovesse capitare di imbattervi in cosa vecchie, il monogramma M+S in basso avrebbe potuto metterci sulla strada del fatto che la stampa è del più famoso incisore prima di Durer.
Il testo ovviamente ha una sua importanza perchè si tratta di uno di quei cataloghi enciclpedici che hanno messo sulla strada tutti i collezionisti che sono venuti dopo. Nello specifico si tratta di un trattato storico-critico degli autori tedeschi e olandesi del '500
Schongauer.jpg
 
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baleng

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Il retino
Si tratta di un particolare tecnico caratteristico della zincografia. In pratica, la superficie di una lastra di zinco detta cliché, ottenuta fotograficamente, mostra la figura ricercata tramite scomposizione in tanti punti, seguendo un retino regolare. In bianco e nero: v. le riproduzioni presenti nei vecchi testi, soprattutto per riprodurre i grigi (i neri possono riprodursi al tratto e venir stampati un po' come un timbro o una xilografia: se viene imitata o riprodotta una xilografia - o un linoleum - può essere difficile capire se si tratta di originale o riproduzione). A colori: il retino si riconosce soprattutto dove le tinte non sono né troppo oscure né troppo chiare. A seconda della qualità del lavoro si utilizza un retino più o meno fitto con punti circolari, oppure ovali.
L'incisione meccanica viene eseguita automaticamente da un apposito apparecchio ( clisciografo).

Se si vede o si riconosce il retino, siamo in presenza di una stampa di riproduzione, nessun valore.
Se non c'è retino, non è detto che tutto sia a posto. Infatti oggi le tecniche di riproduzione sono raffinatissime..

Esempi di retino.

retino.jpg
bambine-retino.jpg
retino.jpg
images
 
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baleng

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Il pittore Bonnard difficilmente considerava veramente terminati i suoi quadri. Accadeva perciò che andasse a ritoccarli di nascosto addirittura nelle sale dei musei dove erano esposti, mentre un amico - talora lo stesso Vuillard - distraeva il custode.
 

baleng

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Il pittore e illustratore Adolphe Willette era un accanito antisemita. Proprio come candidato antisemita si presentò alle elezioni comunali del 1889, nel XIX arrondissement.
 

baleng

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I pittori ebrei non avrebbero dovuto, per la tradizione, rappresentare né le persone, tantomeno Dio, ma neanche le cose del mondo. La religione ebraica proibisce esplictiamente di dipingere la realtà. L'Esodo recita così: «Tu non farai statue o altre figure di ciò che sta in alto nel cielo o di ciò che sta in basso in terra o di ciò che è nell'acqua sotto la terra». Questo spiega la mancanza di una tradizione pittorica (quantomeno nel senso occidentale di "autori"), almeno sino ad 800 ben inoltrato.
Pittori ebrei furono poi Chagall, Modigliani, Soutine, Abel Pann, Max Liebermann, J. Schnabel, Corcos, Moïse Kisling, Antonietta Raphaël Mafai
 

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