Educare il gusto (1 Viewer)

pacorez

Forumer attivo
sei veramente fantastico:bow::bow:
non avevo mai letto questo 3d; non intervengo ma leggo...
Quando il blocco di fb e wps servono a qualcosa:)
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
sei veramente fantastico:bow::bow:
non avevo mai letto questo 3d; non intervengo ma leggo...
Quando il blocco di fb e wps servono a qualcosa:)
Merci beaucoup madame
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Intanto mi sono interrogato sul perché la cascata, come acque entro il quadro, non renda economicamente :D
Forse si tratta dello stesso problema del mare in tempesta. Il mercato gradisce la marina, bene con le sue vele, ma se ilmare è in tempesta e le navi in pericolo, il quadro comunica angoscia e viene pagato di meno, quanto non saprei dire.
Ma anche l'acqua della cascata o delle rapide è in grande movimento, e anche se di solito ci piace pure vederla dal vivo, magari docciandovisi sotto:clap: , tuttavia nell'inconscio funziona malino. Allora, posto che avere una casa vicino al mare va bene se c'è mare calmo, e solo raramente in tempesta, e posto che avere una casa vicino alla cascata, che rumoreggia costantemente, potrebbe far saltare i nervi alla maggioranza di noi, forse l'inghippo sta proprio qui. Il quadro rappresenta un concentrato di pace (si intende il quadro borghese dasalotto, come tuttora, mutati gli stili, si usa), e se la cascata ricorda più il continuo "casino" che la pace cercata, viene scartata dai più. Come controprova, si osservino immagini pittoriche di torrenti: più il torrente viaggia tranquillo e più il dipinto ci è spontaneamente grato. Se corre in agitazione tra sassi ed ostacoli, allora è meno gradito.

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vs
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Evidente che non sto a guardare la qualità dei dipinti, ma solo il soggetto :ombrello:
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Come possono esprimersi elementi condizionanti quali quelli che abbiamo già elencato, legati ad un certo soggetto, in un quadro astratto?
In un primo momento osserviamo che echi della figurazione rimangono, pur se assolutamente ad essa non riferiti. Per esempio, ad un quadro astratto orizzontale sarà inconsciamente richiesto di esprimersi "orizzontalmente" come un paesaggio. Fuor di metafora, verrà assimilato a qualcosa di materiale, fisico. Se verticale, verrà letto in modo simile ad una figura umana, vivente. Se quadrato o circolare potrà esprimere il cielo, il pensiero, tutto ciò che si allontana dalla percezione più materiale. Di ciò si trovano esempi anche qui https://www.investireoggi.it/forums/threads/formati.92936/.

Incidono, poi, gli elementi del lavoro pittorico. Colori chiari vengono associati alla gioia, cupi alla tristezza, brillanti alla vitalità, opachi alla riflessione. Che poi magari potremmo accompagnarli ai 4 temperamenti, rispettando l'ordine: sanguinico, malinconico, collerico, flemmatico. Ovviamente il nero tende a portare pessimismo e depressione. L'assenza, o quasi assenza del colore, come nei disegni, porterà ad una lettura meno emotiva o sensibile e più intellettuale.
Poi, l'uso di linee "grosse" darà pur sempre una sensazione di grossolanità rispetto alle linee "fine" (=fini). L'abbondanza di curve da un lato o di rette e angoli dall'altro avrà gran peso sull'effetto ottenuto da un quadro astratto, come da un figurativo. Chiaro che la retta è più "dura", ma anche più facile da interpretare e combinare da parte dell'artista

La linea grossa, alla Mirò, ottiene di "ridurre" la dimensione proporzionale del quadro. In tal modo l'autore è come componesse un quadro più piccolo, più facile, dunque con effetto che di ciò può giovarsi risultando più gradevole a priori.

Appena possibile cercherò di produrre esempi.
 

baleng

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In questo - e in altri - Mirò si trova l'originale combinazione di linee curve e angoli retti o acuti. Il risultato è un senso di completezza e di equilibrio, per cui non si percepisce affatto una ipotetica irrequietezza lunare.
Anche perché, come sempre in Mirò, i colori sono distribuiti ritmicamente scondo criteri di armonia musicale.
La forma riporta al "paesaggio", mentre il Severini sotto è più "attivo", e il formato richiama figure in leggero movimento.

La creazione di un equilibrio con l'alternanza di curve e angoli si può trovare anche in Severini, per esempio, come in molti altri.

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Comunque, di solito un artista opera così come sua capacità, non per utilizzare un trucco che predisponga positivamente lo spettatore di fronte ad una eventuale ciofeca. Ma non si sa mai ...
 

baleng

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In questo Soulages vediamo l'effetto prodotto da grossi segni neri. Quanto grande sarà in realtà il quadro?
In realtà non lo so, immagino più di un metro, forse due. Sta di fatto che il rapporto linee/superficie totale è assolutamente sbilanciato a favore delle grosse linee nere. In tal modo le difficoltà non saranno quelle di un grande quadro, bensì quelle,.semplificate, di uno schizzo.
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baleng

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Per esemplificare ho creato, in un minuto e mezzo, due opere simili, ma una eseguita con tratti grossi, l'altra con tratti sottili.
Il lavoro è praticamente lo stesso, ma il risultato proprio no.

BIANCO - Copia - Copia.jpg
BIANCO - Copia - Copia (3).jpg
 

Heimat

Forumer attivo
Dovresti scrivere un saggio caro Baleng.Noi puoi limitare i tuoi contributi a questo forum visitato da pochi "carbonari".
 

Heimat

Forumer attivo
Parafrasando la frase di De Gaulle riferita all'oggetto del thread:

- "Mio generale, morte ai cretini".
- "Caro amico, il suo programma è troppo ambizioso".

Ritengo che sia un impegno di difficile realizzazione per la carenza di interesse, cultura e gusto.
 

sans souci

Nuovo forumer
Resto sempre affascinato dalle colte lezioni di Gino che offrono sempre punti di vista attraenti e originali.
In tema di educazione del gusto vorrei fare un breve intermezzo su un pensiero generale che mi segue da sempre come approccio personale al mondo dell'arte, ricercandone principalmente il puro valore emozionale.

Ovviamente una infarinatura sulla storia dell'arte è indispensabile, per entrare dalla porta giusta l'arte va studiata, tutta quanta, dai primordi ai giorni nostri, specie nelle sue concatenazioni temporali, ma penso senza approfondire più di tanto, se parliamo di vera Arte, quindi comunicazione di idee e sentimenti tra esecutore e lettore in una qualsiasi forma compiuta. Ossia il momento dell'emozione, la ricerca e il raggiungimento del dialogo con l'artista e la comprensione nonché condivisione dei suoi sentimenti e motivazioni.

Poi subentra l'erudizione che è un altro discorso, un pianeta differente che analizza tutto l'intorno dell'opera artistica per sviscerarne il valore storico, simbolico e concettuale ma che nulla aggiunge al suddetto dialogo quando venga instaurato.
E' un approfondimento intellettuale aggiunto, importante e degnissimo ma a mio parere puro esercizio culturale che supera e si discosta dal momento della lettura artistica.

Tanto per fare un esempio, la prima volta che si legge l'Infinito di Giacomo Leopardi si viene colpiti, immancabilmente, da una struggente malinconia, la seconda volta si può essere perfino sopraffatti dalla sindrome di Stendhal, così la terza. La settima volta si comincia a ragionare sugli endecasillabi della metrica, poi nelle successive letture si passa a distinguere quelli a maiore e quelli a minore, l'uso frequente dell' enjambement e l'unica sinalefe.
Insomma si passa gradualmente dall'emozione allo studio erudito del testo.
Ma intanto la poesia, il suo cuore vitale espressivo quindi artistico, è andata a professioniste.
 

baleng

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Resto sempre affascinato dalle colte lezioni di Gino che offrono sempre punti di vista attraenti e originali.
In tema di educazione del gusto vorrei fare un breve intermezzo su un pensiero generale che mi segue da sempre come approccio personale al mondo dell'arte, ricercandone principalmente il puro valore emozionale.

Ovviamente una infarinatura sulla storia dell'arte è indispensabile, per entrare dalla porta giusta l'arte va studiata, tutta quanta, dai primordi ai giorni nostri, specie nelle sue concatenazioni temporali, ma penso senza approfondire più di tanto, se parliamo di vera Arte, quindi comunicazione di idee e sentimenti tra esecutore e lettore in una qualsiasi forma compiuta. Ossia il momento dell'emozione, la ricerca e il raggiungimento del dialogo con l'artista e la comprensione nonché condivisione dei suoi sentimenti e motivazioni.

Poi subentra l'erudizione che è un altro discorso, un pianeta differente che analizza tutto l'intorno dell'opera artistica per sviscerarne il valore storico, simbolico e concettuale ma che nulla aggiunge al suddetto dialogo quando venga instaurato.
E' un approfondimento intellettuale aggiunto, importante e degnissimo ma a mio parere puro esercizio culturale che supera e si discosta dal momento della lettura artistica.

Tanto per fare un esempio, la prima volta che si legge l'Infinito di Giacomo Leopardi si viene colpiti, immancabilmente, da una struggente malinconia, la seconda volta si può essere perfino sopraffatti dalla sindrome di Stendhal, così la terza. La settima volta si comincia a ragionare sugli endecasillabi della metrica, poi nelle successive letture si passa a distinguere quelli a maiore e quelli a minore, l'uso frequente dell' enjambement e l'unica sinalefe.
Insomma si passa gradualmente dall'emozione allo studio erudito del testo.
Ma intanto la poesia, il suo cuore vitale espressivo quindi artistico, è andata a professioniste.
Caro @sans souci , intendo quello che vuoi dire, ma spero di chiarire perché tu abbia forse sbagliato il bersaglio. Nel tuo intervento sostanzialmente dici: ok, senza un po' di cultura di base non si gode dell'arte, però appunto poi lasciatecela godere, e questo godere è un fatto emozionale, non intellettuale o erudito.
Secondo me, ripeto, stai sbagliando bersaglio. Io potrei essere d'accordo con te, ma poi da tutte le parti mi viene detto che è bello ciò che piace, che il bello è soggettivo ecc. ecc. Nessuno però che mi spieghi perché la Pietà Rondanini è forse un po' meglio del pastorello di Remo Brindisi. E non è vero che la cosa non ha importanza. Perché nell'arte serve sapersi orientare, solo che quasi nessuno veramente te lo insegna.

Questo 3d è da intendersi in primo luogo come difensivo. Se è bello ciò che piace, la foto di zia Genoveffa in bikini vale quanto la Gioconda, e di questo ci sono miriadi di profittatori pronti, appunto, a profittare. Ora, il mio scopo è proprio quello di mostrare che NON è bello ciò che piace, è bello ciò che è bello.
Ecco perché tutto questo parlare dei "trucchi" artistici, nonché dei condizionamenti inconsci dati dal soggetto, dai colori ecc. Non è erudizione. Anche perché non sono cose che ho letto in qualche pagina, ma solo frutto della mia personale esperienza. Si tratta di informazioni e osservazioni per allenarsi NON mentre si guarda un'opera per godersela, ma prima e dopo. In tal modo, quando affronteremo il contatto con il quadro o la statua, avremo una formazione interiore capace di condurci e orientarci attraverso le rapide dell'emozione. Perché il pensiero tradizionalmente è avverso ai sentimenti, ma non è detto che debba essere così. Il pensiero può collaborare con i sentimenti, può ripercorrere in tranquillità i sentieri già battuti, può aiutarci nell'intraprenderne di nuovi. Però è necessario che con essi si armonizzi. La mamma che consulta istruzioni sanitarie su come occuparsi del figlio sta certo operando in modo intellettuale, ma non tale sarà poi il suo passare all'atto, se ha ben compreso il senso del leggere un manuale.

Io so che Beethoven viveva 200 anni fa. Questo mi aiuta nell'accettare la sua musica, in tutto ciò che potrebbe sembrarmi "sorpassato". Ma poi l'ascolto si libera da tutte queste precondizioni. Noi siamo abituati ad una critica d'arte vanesia, che si compiace di fuffa erudita e non sa spiegare nulla, al massimo descrive. Questo già poteva bastare ad Oscar Wilde, che riteneva il critico superiore al pittore (v. 3d apposito :grinangel: ) ma per la comprensione e il godimento dell'arte ritengo sia cosa deleteria. Come peraltro tu sottintendi.
A me basterebbe che quanto propongo servisse a smascherare qualche "imbroglio", tipo artisti gonfiati (come quello che gonfia pure le figure) e che si imparasse a distinguere il grano dal loglio, posto che qualcuno sappia ancora che cosa sia il loglio.
Per fare questo, occorre immedesimarsi nell'agire stesso dell'artista, quasi ritrovandosi con lui nell'atto creativo, di fronte alle sue scelte, persino comprendendo e perdonando le sue debolezze, talvolta. Di fronte a chi mette insieme in un unico frullatore arance e pastasciutta io propongo, un po' disgustato, di fare anche un passo indietro :rolleyes:
 
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