La spinta è verso un’Opzione donna strutturale (ossia per sempre) da inserire nella prossima riforma pensioni, così da dare alle donne certezze sulla possibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro. La consapevolezza, tuttavia, deve essere quella che, comunque, la scelta di questa forma pensionistica, implica di accettare un assegno mensile al di sotto (anche del 30%) dell’ordinaria pensione.

Da ultimo lo evidenzia anche il CODS (Comitato Opzione Donna Social) sul proprio profilo facebook, che si pone come scopo primario il supporto di tutte le attività connesse alla legge 243 n.

2004 (riguardante, appunto, Opzione donna).

I requisiti per Opzione donna

Il sistema pensionistico Opzione donna, è quello che permette alle lavoratrici dipendenti e autonome l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Oggi, 2022, possono andare in pensione le donne che, entro il 31 dicembre 2021, hanno maturato un’anzianità contributiva pari a 35 anni ed un’età anagrafica pari o superiore a:

  • 58 anni (per le lavoratrici dipendenti)
  • 59 anni (per le lavoratrici autonome).

Il calcolo dell’assegno pensionistico, in questo caso, è fatto esclusivamente con metodo contributivo. Quindi, ciò significa anche un importo pensione mensile più basso rispetto a quello ordinario.

Le proposte del CODS

Opzione donna è stata introdotta con la legge di bilancio 2017 e poi prorogata negli anni, fino alla manovra del 2022. Secondo il CODS questo sistema necessita ancora di variazioni ed aggiustamenti da parte del legislatore, tra cui:

  • renderla strutturale
  • consentire il cumulo, e quindi, l’accesso alla misura, a tutte coloro che nel corso della propria carriera lavorativa hanno maturato e versato anni di contribuzione nelle diverse casse previdenziali.

Il CODS Il lavora da anni affinché si possa trovare una forma che consenta il realizzarsi del reiterato concetto di flessibilità in uscita dal lavoro per le donne.