Il diritto alla privacy prevede che i dati personali siano protetti e non siano trattati da terzi senza il rispetto di quanto stabilito per legge. Chi viola tale diritto può subire una condanna penale (reclusione) e civile (risarcimento dei danni alla vittima).

Diritto alla privacy: quando si viola?

Ognuno di noi ha il diritto di sapere come un’azienda sia a conoscenza dei dati personali che ci riguardano e quali sono le finalità e le modalità di trattamento, gli estremi del titolare del trattamento dei dati personali e i soggetti ai quali potranno essere comunicati senza dover presentare alcuna motivazione sulla richiesta.

Il soggetto, inoltre, può chiedere l’aggiornamento dei dati e di rettificarli, bloccarli e cancellarli così come può opporsi al trattamento sia per motivi legittimi che per finalità commerciali.

Chi, ad esempio, non vuole ricevere telefonate di telemarketing può iscriversi al registro pubblico delle opposizioni.

La violazione della privacy è punita con la reclusione da 6 a 18 mesi o da 6 a 24 mesi qualora avvenga:

  • per trarre profitto o arrecare danni
  • la violazione di quanto disposto dalla legge
  • se dalla violazione deriva un danno.

Violazione privacy: risarcimento danni

La violazione della privacy non è punita solo con la reclusione ma anche con una responsabilità civile dalla quale deriva un risarcimento danni economici e morali se si è subito un illegittimo trattamento dei dati personali.

La violazione della privacy prevede il risarcimento qualora si registri:

  •         il danno conseguente alla lesione del diritto alla riservatezza;
  •         il danno patrimoniale;
  •        quello morale ed esistenziale (consistente nella sofferenza psico-fisica del soggetto titolare dei dati, anche a causa dei pregiudizi subiti) non suscettibili di valutazione economica.

Leggi anche: Protezione dati personali: come cambia la legge sulla privacy dal 2018