Il Reddito di cittadinanza resta un argomento scottante in ogni sua (anche solo presunta) evoluzione. Lo teniamo, lo cancelliamo, lo modifichiamo, lo rendiamo più stringente e via dicendo. In poche parole, abbiamo riassunto mesi e mesi di discussioni a riguardo. Una delle domande che, ovviamente, ci si pone in continuazione è se sia legittimo cancellare una misura a sostegno delle fasce più deboli della popolazione. La risposta è sì. Ma a una condizione: che si preveda una misura alternativa con la stessa funzione.

E chi si crogiola nella certezza che il Reddito di cittadinanza sia ormai un diritto acquisito, beh, potrebbe essere vittima di una piccola doccia fredda.

Il futuro del Reddito di cittadinanza

Ormai lo sappiamo bene, il Reddito di cittadinanza ha ancora un anno di vita a meno di incredibili colpi di scena. A parlare chiaro è la Legge di Bilancio 2023. Secondo quest’ultima, dal 1° gennaio 2024, le disposizioni riguardo al Reddito di cittadinanza nel decreto n. 4 del 2019 verranno abrogate. In più, la Legge di Bilancio 2023 introduce la decadenza del beneficio dopo soli 7 mesi di pagamenti percepiti. La discussione a riguardo impazza, tra chi sostiene che il RdC non possa essere eliminato prima che siano decorsi i 18 mesi, chi si appella alla definizione di diritto acquisito e chi si prepara alla novità.

Il diritto acquisito di cui tanto si parla si basa sul principio che il sostegno rappresenti una spettanza che, una volta parte della sfera giuridica di un soggetto, diventa immutabile. Sì, anche in caso di modifiche successive all’ordinamento giuridico. Secondo questo principio, i beneficiari che fanno richiesta del Reddito di cittadinanza hanno diritto a ricevere 18 mensilità consecutive con la possibilità di rinnovo per altri 18 mesi, purché continuino a rispettare i requisiti. Insomma, qualcuno ritiene che la cessazione del Reddito di cittadinanza rischierebbe di essere incostituzionale.

A sostegno della teoria si cita l’esempio del Rei, il reddito di inclusione.

Nonostante sia stato sostituito dal Reddito di cittadinanza, i percettori ne hanno beneficiato fino a scadenza naturale come previsto con il decreto n. 4/2019.

Un diritto acquisito… o non esattamente?

Secondo alcuni esperti, il Reddito di cittadinanza non rientra pienamente nel concetto di diritto acquisito. Quindi, è legittimo che i pagamenti siano sospesi trascorsi 7 mesi e il provvedimento cancellato per tutti dall’inizio del 2024. C’è un però. Secondo vari giuristi, è possibile eliminare legittimamente il sostegno economico solo se però sostituito da altri provvedimenti per aiutare la popolazione debole.

Impossibile ignorare la situazione economica del Paese, attualmente non semplicissima. Le famiglie in condizioni di disagio aumentano e hanno sempre e comunque diritto a interventi di sostegno. Non prevedere una nuova forma di assistenza sarebbe quindi come incorrere in una violazione di principi costituzionali. In questo caso, entrerebbero in campo infiniti ricorsi e la Corte Costituzionale avrebbe da ridire sulle decisioni del Governo. La Commissione Europea, inoltre, si è già espressa a riguardo: ha chiesto agli stati europei di utilizzare con più solerzia il reddito minimo garantito e forme simili di aiuto.

Sappiamo però che la Legge di Bilancio 2023 fa riferimento a una prossima misura. Specifica infatti che le risorse risparmiate con il taglio al Reddito di cittadinanza rimpolperanno un Fondo con cui il Governo finanzierà un nuovo sostegno alla povertà e all’inclusione. Non resta che attendere i prossimi passi sul tema.