La discussione della riforma pensioni 2024 non è ancora entrata nel vivo, ma le pressioni dei sindacati e della Lega per Quota 41 è in crescita. Alla vigilia del secondo incontro fra Governo e parti sociali per discutere della nuova struttura pensionistica ci sarebbe all’ordine del giorno questa nuova opzione.

Difficile, che si riesca subito a trovare una quadra, nonostante gli interessi per i lavoratori di governo e sindacati tendano a convergere. Del resto Quota 41 già esiste, ma è riservata ai lavoratori precoci e, solo per quest’anno, a chi compie 62 anni entro il 31 dicembre 2023 (Quota 103).

Quota 41 si può fare o no?

Il punto nodale della questione resta sempre la disponibilità finanziaria con la quale bisogna fare i conti. E qui non è il governo di turno che frena o spinge allo scopo, ma la grande finanza internazionale che tiene i riflettori puntati sui conti pubblici italiani. E al primo segnale di destabilizzazione del delicato equilibrio economico italiano è pronta a colpire. Come accadde nel 2011 con la crisi del debito che portò alla caduta del Governo Berlusconi e all’arrivo della Fornero nel governo Monti.

Quindi, alla luce anche dei recenti dati allarmanti pubblicati dall’Inps che prevede un buco da 10 miliardi di euro per quest’anno, viene spontaneo domandarsi se Quota 41, cioè la pensione per tutti con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, sia realmente fattibile e sostenibile.

Va inoltre considerato il fatto che se finora non è stata attuata Quota 41, non è che al Governo sono degli incoscienti. Anzi, tutt’altro. La spesa previdenziale italiana sta volando verso quota 335 miliardi e se si incrementano ancora le uscite anticipate, si rischia di accelerarne la salita con gravi conseguenze economiche e sociali.

La pensione anticipata a 41-42 anni e 10 mesi

Quota 41, quindi, come vorrebbero i sindacati e come propone la Lega rischia di rimanere un sogno nel cassetto.

Oltretutto andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età non produrrebbe particolari vantaggi sociali. Già oggi si può uscire dal lavoro 1-2 anni e 10 mesi più tardi, come previsto dalle regole Fornero. Viceversa comporterebbe maggiori spese a carico dello Stato.

Impossibile, inoltre, che Quota 41 possa sopperire una legge già in vigore. Cioè quella delle pensioni anticipate con 42 e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne). Semmai la novità andrebbe a inserirsi in un contesto di deroghe già abbastanza complesso, una volta terminata Quota 103.

Così l’unica strada che – secondo indiscrezioni – pare percorribile sarebbe quella di concedere la pensione a tutti con 41 anni di contributi, ma col ricalcolo contributivo. Come avviene per Opzione Donna. Solo in questo modo si potrebbe sostenere finanziariamente la riforma. Diversamente, per chi ha 41 anni di contributi, resterebbe sempre valida la possibilità andare in pensione un po’ più tardi con il sistema di calcolo retributivo e contributivo.