Quale sarà la pensione dei lavoratori italiani fra 20 anni? E’ questa la domanda che si pongono i lavoratori che oggi sono quarantenni al lavoro e nel 2040 potranno cominciare a preoccuparsi del ritiro.

Si tratta dei nati negli anni 80 e per costoro la rendita, come la percepivano i loro genitori, sarà un miraggio. Perché andranno in pensione col sistema contributivo puro.

In pensione fra 20 anni, quanto si prenderà?

Per sapere quanto si prenderà fra 20 anni bisogna tener presente come sarà calcolata.

Il sistema contributivo puro prevede che la rendita sarà liquidata sulla base dei contributi versati: più se ne hanno e più alta sarà la rendita.

Influisce anche l’età pensionabile per la quale è applicato un coefficiente di trasformazione al montante contributivo: più si tarda l’uscita dal lavoro e più la rendita aumenta in fase di liquidazione.

Indipendentemente dall’età pensionabile prevista dal nostro ordinamento pensionistico, la pensione sarà quindi calcolata solo ed esclusivamente su quanto versato nella varie gestioni previdenziali (sistema a capitalizzazione).

Quanto si prenderà?

E veniamo al capitolo più delicato: quale sarà l’assegno Inps futuro? Per anni siamo stati abituati a calcolare le pensioni come se fossero un prolungamento ridimensionato dell’ultimo stipendio. Le pensioni di vecchiaia erano quindi di poco inferiori all’ultima busta paga.

Oggi il sistema di calcolo misto, cioè in parte retributivo e in parte contributivo, l’assegno si è ridotto di parecchio. E lo sarà ancora di più quando entrerà a regime il sistema contributivo puro nel 2035.

A conti fatti, una pensione di vecchiaia a 67 anni liquidata nel sistema contributivo puro con 40 anni di lavoro ininterrotto renderà circa il 63% dell’ultimo stipendio.  E questo nella migliore delle ipotesi.

Chi avrà alle spalle una carriera lavorativa con interruzioni, periodi di disoccupazione, contratti da fame o periodi vuoti, rischia di prendere poco. Il tasso di sostituzione può così scendere di parecchio.

Al punto che si sta seriamente pensando di introdurre una rete di protezione sociale costituita da pensioni di garanzia. Una sorta di minimo vitale che consenta ai futuri pensionati di non sprofondare sotto la soglia di povertà.