Le pensioni delle donne sono più basse. Non è una novità, si sapeva, ma quello che appare strano è che, nonostante il miglioramento delle condizioni economiche e sociali in Italia avvenuto negli ultimi decenni, le cose non sembrano essere cambiate.

Quasi la metà delle donne, secondo i dati dell’Osservatorio Inps, non arriva a 1.000 euro al mese e questo è dovuto al fatto che sono meno presenti sul mercato del lavoro e spesso svolgono attività discontinue. Ma non solo. A incidere su questo gap è anche la differenza di retribuzioni che per gli uomini sono normalmente più alte rispetto a quelle delle donne.

Perché le pensioni delle donne sono più basse

Le cause che rendono mediamente più deboli le pensioni delle lavoratrici rispetto a quelle dei loro colleghi maschi sono molteplici anche se, in linea di massima, possono essere ricondotte, alla relativa maggior fragilità della presenza femminile sul mercato del lavoro. Una debolezza che sta principalmente nei numeri poiché le donne occupate sono meno degli uomini. Tanto che la differenza che si registra confrontando il tasso di occupazione presente in Italia con quello della media dei Paesi dell’Unione Europea può essere attribuito essenzialmente alla minor percentuale di donne nel mondo del lavoro. Infatti, il tasso di occupazione maschile del nostro Paese è vicino alla media Ue, mentre quello femminile è significativamente più basso.

Presenza meno intensa delle donne al lavoro

Questa presenza meno intensa delle donne sul mercato del lavoro del nostro Paese – fanno notare i sindacati – non dipende da una loro minore occupabilità. Il minor tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro è sintomatico di un problema più generale, legato essenzialmente al peso dei lavori di cura di tipo familiare che, come è noto, grava in misura molto maggiore sulle donne che non sugli uomini. La conseguenza di ciò è che le donne quando vanno in pensione si ritrovano alle spalle percorsi meno lineari di quelli degli uomini.

Più spesso degli uomini, infatti, hanno avuto occupazioni intermittenti, ovvero carriere in cui periodi di lavoro si sono alternati a periodi dedicati totalmente alla cura di uno o più figli, in età giovanile, o di parenti anziani, in età più avanzata. Quindi, in sostanza, molte donne arrivano alla pensione avendo alle spalle un numero inferiore di anni in cui sono state occupate. A ciò vanno aggiunti orari inferiori, dovuti, ad esempio, al fatto che sono state costrette ad accettare collocazioni a part time che, ovviamente, danno luogo a retribuzioni mensili più basse.

Cause e concause delle pensioni più basse

Ma non è tutto. Anche le donne regolarmente occupate percepiscono retribuzioni che, sempre in media, sono più basse di quelle dei maschi. Benché in Italia la legge prevede lo stesso trattamento retributivo per uomini e donne, nei fatti le cose sono diverse. La disparità di trattamento economico deriva, in sostanza, da una serie di concause indipendenti dai contratti di lavoro. Così mansioni o incarichi meglio remunerati vengono affidati a uomini piuttosto che a donne e anche la carriere è talvolta preclusa al gentil sesso. In definitiva, alla fine della carriera lavorativa una lavoratrice ha ricevuto un montante retributivo mediamente più basso di quello percepito da un uomo e ha quindi accumulato una quantità mediamente inferiore di versamenti previdenziali. Da tutto ciò non può che derivare un trattamento pensionistico più basso.