La Ragioneria generale dello Stato  nel suo XVII rapporto sulle tendenze di medio e lungo periodo del sistema pensionistico certifica che dal 2018 l’adeguamento delle pensioni all’aspettativa di vita sarà meno intenso e, anzi, potrebbe anche bloccarsi del tutto.

I dati recenti, infatti, attestano che per la prima volta nella storia del nostro Paese si registra un calo dell’aspettativa di vita. Il dato, rilevato lo scorso febbraio dall’Istat, è dovuto ad una riduzione della prevenzione sanitaria dovuta al perdurare della crisi economica.

Nel 2015 l’aspettativa di vita era di 80,1 anni per gli uomini e di 84,7 anni per le donne. L’anno precedente, nel 2014, invece, l’aspettativa di vita era di 80,3 anni per gli uomini e di 85 anni per le donne.

I riflessi del calo dell’aspettativa di vita non possono non riversarsi anche nel sistema pensionistico che, come tutti ben sappiamo, è agganciato alla speranza di vita.

L’ultimo scenario, risalente al 2011, prevedeva un aumento di 5 mesi a partire dal 1 gennaio 2019. Tale adeguamento avrebbe portato i requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia a schizzare dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67 anni. Ma questo adeguamento subirà quasi sicuramente uno stop.

A tale ultimo riguardo si evidenzia che a seguito dell’accertata diminuzione della speranza di vita per l’anno 2015 difficilmente l’adeguamento decorrente dall’anno 2019 potrà rispettare quanto previsto dal citato scenario demografico Istat centrale (base 2011)” scrivono i tecnici del bilancio dello Stato nel citato Rapporto.