Per la pensione nel 2022 con la Quota 41 o con l’Ape contributivo, quale conviene ai lavoratori? Perchè con il probabile mancato rinnovo della Quota 100, in scadenza alla fine del corrente anno, i giochi per le pensioni anticipate sono ancora aperti. Dato che, per la riforma delle pensioni, non c’è ancora il provvedimento del Governo Draghi.

Ragion per cui, visto che al momento ci sono solo delle ipotesi di riforma sul tavolo, si naviga a vista. Al riguardo c’è da dire che per la pensione nel 2022 con la Quota 41 le speranze sono minime, pressoché nulle.

In quanto permettere il ritiro dal lavoro con 41 anni di contributi previdenziali versati, indipendentemente dall’età, costerebbe troppo per le casse dello Stato italiano.

La pensione nel 2022 con la Quota 41 o con l’Ape contributivo: quale conviene ai lavoratori?

La pensione nel 2022 con la Quota 41, quindi, è improbabile. In quanto trattasi di una proposta che, formulata dai sindacati, per le ragioni sopra indicate difficilmente sarà accolta dal Governo italiano.

Invece, il cosiddetto Ape contributivo ha più chance di venire alla luce. La pensione nel 2022 con Ape contributivo, in particolare, è stata proposta dal presidente dell’INPS. E sarebbe di certo più sostenibile per le casse dello Stato. Vediamo perché.

Come funziona il ritiro dal lavoro con l’Ape contributivo

Nel dettaglio, la pensione nel 2022 con l’Ape contributivo prevede il riconoscimento dell’assegno INPS con la maturazione di un requisito anagrafico che potrebbe essere compreso tra i 62 ed i 64 anni. Con 20 anni di contributi previdenziali versati e per la sola parte di pensione calcolata con il metodo contributivo. Ovverosia, in ragione dei contributi previdenziali obbligatori effettivamente versati.

Per l’eventuale quota con il retributivo, infatti, il lavoratore sarebbe quindi penalizzato. Dovendo aspettare di percepire l’intera pensione solo alla maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia.

Ecco perché, tra la pensione nel 2022 con la Quota 41 e quella con l’Ape contributivo, la prima conviene al lavoratore. Per l’assenza del requisito anagrafico. Mentre la seconda conviene decisamente di più in termini di esborso da parte dello Stato italiano.