In pensione anticipata o di vecchiaia, ecco perché i conti non tornano

Pensioni anticipate più pesanti di quelle di vecchiaia. Una stortura che pesa sui conti e vede il governo impegnato a intervenire.
3 anni fa
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Pensioni 2023: 64 anni con taglio, Quota 41 e sconti per donne e giovani. Ecco i tre pilastri della riforma che riparte
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Il governo punta a tagliare le pensioni anticipate. Costano troppo allo Stato, si sa. E, nonostante il rimbalzo dell’economia, il periodo congiunturale non aiuta a trovare soluzioni alternative.

L’Istat ha confermato che nel 2021 è stato raggiunto il record negativo delle nascite nel nostro Paese (390 mila). Un dato allarmante che mina alla base la tenuta futura del sistema pensionistico. Del resto, senza lavoratori, chi manterrà le rendite?

Pensioni anticipate e di vecchiaia

L’altro dato che preoccupa riguarda gli importi delle pensioni anticipate.

Sono mediamente il doppio di quelle di vecchiaia. Secondo i dati Inps le pensioni di vecchiaia decorrenti nel 2021 sono pagate per un assegno medio di 864 euro al mese, contro i 1.944 euro di quelle anticipate.

Un divario enorme che a prima vista desta preoccupazione e che obbliga lo Stato a corrispondere soldi per un periodo più lungo a fronte di un aumento della speranza di vita. L’Italia è il Paese dove si vive più a lungo e al contempo si spende di più per le rendite.

Un contesto che non consente più di mantenere questo sistema. Anche perché il numero dei lavoratori diminuisce di anno in anno, mentre quello dei pensionati aumenta. Con il rapporto fra popolazione attiva e non in tendenziale sbilanciamento.

Uscita dal lavoro a 64 anni

Per mettere freno alla spesa e mantenere in equilibrio il sistema è quindi necessario tagliare le pensioni. Innanzitutto eliminando quelle sotto i 60 anni, come Opzione Donna, e poi consentendo la pensione anticipata solo a fronte di penalizzazione.

L’ipotesi più accreditata, emersa dall’ultimo incontro fra governo e sindacati, è quella di una pensione a 64 anni con penalizzazione per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 (schema Raitano). Opzione che trova contrari i sindacati che puntano a lasciare il lavoro a 62 anni.

Ferma restando l’età di uscita a 64 anni, Albero Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, propone di mantenere quota 102.

Il meccanismo non è penalizzante ma servono almeno 38 anni di contributi, oltre al requisito anagrafico per andare in pensione.

Il governo vorrebbe invece introdurre un sistema di pensionamento anticipato a 64 anni ma con pensione calcolata interamente col sistema contributivo anziché misto. Quindi vi sarebbe una forte penalizzazione perché la pensione sarebbe liquidata sulla falsariga di quanto avviene con Opzione Donna.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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