La richiesta arriva da un Giudice di Pace di Grosseto: perché non commisurare l’importo delle multe al reddito dell’automobilista? E’ intuitivo che 300 euro per una contravvenzione ad esempio (che è l’importo per chi non comunica a verbale ricevuto i dati del conducente) non peseranno allo stesso modo nel portafogli di tutti gli automobilisti.

Sul punto però è stato ribadito che l’importo della multa, così come le eventuali sanzioni collaterali legate alla decurtazione dei punti ad esempio, non possono essere soggette a reddito.

Tutti, ricchi e poveri, più o meno abbienti, al rilascio della patente B godono di 20 punti e tutti subiscono la stessa decurtazione in caso di violazione del Codice della Strada.

Questa recente segnalazione del giudice di Pace di Grosseto peraltro non rappresenta una novità assoluta: già in passato questa possibilità era stata avanzata più volte, così come al contempo era stato proposto di far pagare le multe a rate ai contribuenti in condizioni disagiate, non solo in Italia. In Finlandia ad esempio è già così: le multe stradali sono proporzionali al reddito. E il caso più eclatante è stato quello del milionario Reima Kuisla che nel 2013 ha dovuto pagare 54.024€ per aver percorso a 103 km/h una strada con limite di velocità a 80 km/h. Lo stesso avviene in Svezia, Svizzera e Grecia.