Un caso particolare che è stato oggetto di una recente sentenza dei Giudici diventa di fondamentale importanza per chi ha anziani da sistemare in una casa di cura. Parliamo delle Residenze Sanitarie Assistenziali, dove invalidi e anziani spesso vanno a finire perché non possono restare da soli e non hanno parenti che possono dedicargli tutto il tempo per ovvie questioni lavorative e personali. Una nostra lettrice ci scrive chiedendo spiegazioni sul pagamento delle rette in queste case di cura. E una recente sentenza sulle RSA della Suprema Corte di Cassazione ci permette di dare alla lettrice una risposta più approfondita e più vicina alla realtà.

“Buonasera, oggi vi scrivo per porvi un quesito assai particolare. Voglio un approfondimento sulle RSA e su come funziona il pagamento della struttura. Avrei deciso di portare la mia anziana madre, malata di Alzheimer, in una casa di cura. Io lavoro tutto il giorno e non ho più ferie da prendermi per assistere mia madre. Ho provato con l’ausilio di alcune badanti. Prima temporanee nelle giornate di mia assenza. Poi con una badante fissa ma che a mia madre non è piaciuta. Ora, capisco la malattia di mia madre, ma se non vuole una estranea come badante non posso farci nulla. E avevo pensato alla RSA. Ma ho paura di non poter sostenere le rette di cui sento parlare. Mia madre prende una pensione di 480 euro al mese più l’accompagnamento. Arriva a stento a 1.000 euro.”

Case di riposo per anziani e RSA. Cassazione: ecco come si ripartiscono le spese

In linea di massima per le spese della casa di cura, meglio conosciuta come RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale), il meccanismo è di ripartizione. Esiste una componente sanitaria e una componete assistenziale. La prima rientra nel Sistema Sanitario Nazionale (SSN). E come tale finisce a carico dello Stato, perché la famiglia o il paziente non deve nulla per le cure relative a una malattia.

E la nostra lettrice ha la madre malata di Alzheimer. La componente strettamente assistenziale invece non è coperta dallo Stato. Men che meno dal Sistema Sanitario Nazionale. Parliamo del vitto e dell’alloggio ma non solo.

Proprio su un malato di Alzheimer c’è la sentenza che potrebbe però cancellare questo meccanismo di ripartizione, facendo ancora più comodo alla nostra lettrice che potrebbe ricoverare la madre senza spendere soldi o quasi. Certo, parliamo di un caso limite, frutto di una sentenza degli ermellini della Suprema Corte Costituzionale. Una pronuncia di cui tratta con un approfondimento anche il sito di informazione legale “laleggepertutti.it”.

Cosa hanno sancito gli ermellini della Cassazione sulle spese per la RSA di un malato di Alzheimer

In caso di malattie gravi come l‘Alzheimer è possibile che anche la parte di spesa che dovrebbe essere a carico del paziente e della sua famiglia, finisca con l’essere a carico dello Stato. Lo stabilisce una recente sentenza della Cassazione, precisamente la sentenza n° 13714/2023 della Cassazione Ordinaria. Una pronuncia che ha delle motivazioni che secondo noi possono essere considerate come oggettive. Anche quella che il sito prima citato chiama componente alberghiero-assistenziale che in linea di massima finisce a carico del paziente e dei suoi familiari, materialmente passa allo Stato.

Secondo la Cassazione, le spese del ricovero nella RSA sono integralmente a carico dello Stato in caso di malattia che ha la terapie e l’assistenza coincidenti e connesse. Infatti quando un ammalato deve essere sottoposto alle opportune terapie e necessita di un piano personalizzato per evitare il degenerare della malattia, lo Stato si fa carico di tutto.

Situazioni assistenziali e sanitarie, la ripartizione delle spese non va fatta

Se il mancato ricovero va a influenzare il piano terapeutico personalizzato, minando lo stato di salute del paziente, assistenza e sanità non possono essere scisse.

E se vanno insieme prevedono che le spese siano non divisibili e quindi in capo a un solo soggetto, in questo caso lo Stato. Nel caso oggetto della sentenza, per il paziente era stato approntato un piano terapeutico che prevedeva cure che solo in struttura potevano essere svolte. E un trattamento sanitario di questo tipo è strettamente e inscindibilmente correlato con l’aspetto assistenziale. Secondo gli ermellini è necessario obbligare di fatto al ricovero per rallentare l’evoluzione della malattia e contenere la sua degenerazione.