Con Opzione Donna le lavoratrici possono anticipare la pensione a 58 anni di età (dipendenti) o 59 anni (autonome) e 35 anni di contributi versati. Quanti si perde con questa forma di prepensionamento rispetto alla pensione di vecchiaia? Come calcolare questa perdita?

La penalizzazione non riguarda soltanto la riduzione dell’assegno per l’uscita anticipata dal lavoro che porta ad un montante contributivo e ad un coefficiente di trasformazione più bassi. Riguarda soprattutto il ricalcolo della pensione interamente contributivo basato unicamente sugli accrediti eseguiti in favore del lavoratore senza considerare gli ultimi stipendi o redditi come succede con il calcolo retributivo/misto.

E’ questo l’elemento penalizzante.

C’è da dire, però, che la penalizzazione non vale per tutti allo stesso modo, non ha una misura fissa bensì cambia a seconda dei casi.

Opzione Donna: calcolo contributivo e retributivo della pensione a confronto

Il calcolo retributivo della pensione per i lavoratori dipendenti del settore privato iscritti all’INPS, si basa sugli ultimi stipendi percepiti.

E’ suddiviso in 2 quote:

quota A basata sugli ultimi 5 anni di stipendio rivalutati e sul numero di settimane di contribuzione accreditate al 31/12/1992;

quota B riferita in genere agli ultimi 10 anni di stipendio (o sugli anni dal 1993 alla pensione per coloro che hanno maturato meno di 15 anni di contributi al 31/12/1992) rivalutati e sul numero di settimane accreditate.

Il calcolo contributivo non si basa sugli ultimi stipendi percepiti bensì sui contributi effettivamente versati che vengono rivalutati e trasformati in rendita attraverso un coefficiente che aumenta proporzionalmente all’età pensionabile.

Anche il calcolo contributivo della pensione si suddivide in 2 quote:

quota A fino al 31 dicembre 1995. Interessa soltanto coloro che hanno optato per il calcolo interamente contributivo, per il calcolo presso la Gestione Separata, per Opzione donna o per la totalizzazione;

quota B dal 1° gennaio 1996 in poi. In questo caso, bisogna accantonare per ciascun anno il 33% della retribuzione lorda corrisposta dal 1996, rivalutare i contributi accantonati annualmente in base all’aumento del Pil, sommare i contributi rivalutati ottenendo il montante contributivo e, infine, moltiplicare il montante contributivo per il coefficiente di trasformazione.

Opzione Donna: quanto si perde?

Il calcolo della pensione con Opzione Donna varia a seconda dei casi.

Prendiamo, a titolo di esempio, il caso di una dipendente del settore privato iscritta presso Inps Fpld con stipendio medio che ha maturato 37 anni e 3 mesi di contribuzione al 31/12/2020. La lavoratrice con Opzione Donna percepirebbe una pensione mensile lorda di 1.110 euro (netta di 931 euro), mentre con l’ordinario sistema misto percepirebbe una pensione mensile lorda di 1.228 euro. Al netto della tassazione Irpef (e addizionali) risulterebbero 931 euro mensili con Opzione Donna contro 1.010 euro mensili risultanti dal calcolo misto.

Cosa ci dicono questi risultati? Per quanto Opzione Donna possa essere penalizzante, la tassazione Irpef può ridurre le differenze, soprattutto quando uno dei due trattamenti è particolarmente elevato.