Se siete fan della serie tv The Big Bang Theory, avrete senz’altro visto la puntata in cui il protagonista Sheldon Cooper paga l’amico Steward per tenergli il posto in fila all’ingresso per il cinema. A Cuba è diventato realtà: fare la fila in banca è ora a tutti gli effetti un lavoro. A svolgerlo sono i “coleros”, che di tanto in tanto vengono arrestati dalla polizia, ma che operano praticamente alla luce del sole e indisturbati sotto gli occhi delle autorità. Perché alla fine fanno comodo, servono a placare la rabbia dei cittadini. Questi sono costretti ormai a interminabili file davanti ai negozi e alle banche per comprare persino prodotti di base o per prelevare denaro contante agli ATM.
Fila in banca per pochi spiccioli
Pensate che i pensionati dormono spesso per le strade di notte nelle vicinanze delle filiali per fare la fila in banca. E il tutto per poter prelevare qualche spicciolo, insufficiente anche solo a fare la spesa per i bisogni più elementari. Gli istituti fissano limitazioni ai prelievi che variano ogni giorno e che finiscono i clienti. Una dimostrazione lampante del flop della “bancarizzazione” portata avanti dal regime castrista di Miguel Diaz-Canel e che avrebbe dovuto rafforzare la presa dello stato sull’economia isolana.
Turismo in crisi tra blackout e scarsità di beni
Cerchiamo di capire cosa stia accadendo di preciso. Cuba versa in uno stato di grave crisi. E le ultime notizie che arrivano dal fronte turistico, sono sconfortanti. Gli ingressi nei primi cinque mesi dell’anno sono crollati del 27% rispetto allo stesso periodo del 2024. I canadesi, che avevano svettato con 541.000 presenze al maggio dello scorso anno, sono scesi a 388.000 (-28,5%). In calo anche i turisti europei. Il governo aveva fissato per l’intero 2025 l’obiettivo di 2,6 milioni di arrivi, in rialzo dai 2,2 milioni del 2024.
Quasi certamente il dato non verrà centrato e resterà ben inferiore al record dei 4,6 milioni nel 2018.
Il turismo resta principale fonte di accesso alla valuta straniera. Il suo tracollo si deve ai frequenti blackout e alla carenza diffusa di beni anche di prima necessità, che stanno tenendo alla larga gli stranieri. L’economia è alle prese con alti tassi d’inflazione. I prezzi al consumo sono aumentati di 8,5 volte tra il 2020 e il 2024. La riforma monetaria di inizio 2021 si è tradotta in una maxi-svalutazione del cambio, che a sua volta ha provocato l’esplosione dei costi per le importazioni. E a Cuba si deve importare quasi tutto dall’estero, a causa della carente produzione interna. Le banconote non bastano più per pagare anche piccole spese. Sarebbe servito perlomeno che la banca centrale ne stampasse di nuove dal taglio maggiore, cosa che non è avvenuta.
Cambio ufficiale aggrava la crisi di liquidità
Dunque, l’alta inflazione è la prima causa della crisi di liquidità a Cuba e che costringe tantissimi cittadini a fare la fila in banca per prelevare un po’ di contante.
Non è l’unica, però. Dal 2023 il regime ha varato una stretta per costringere i cubani a scambiare dollari con pesos ai tassi di cambio più bassi fissati ufficialmente. A tale proposito vi servirà sapere che il cambio ufficiale è di 24 pesos per 1 dollaro, anche se il Banco de Cuba lo fissa da tempo a 120 pesos per le importazioni. Tuttavia, al mercato nero un dollaro si paga oggi 382 pesos, oltre il triplo.
Chiaramente, nessuno che detenga dollari, magari grazie alle rimesse di un familiare all’estero, vuole scambiarli in pesos al tasso ufficiale, in quanto riceverebbe molto meno denaro. Dunque, la conversione non avviene o avviene all’infuori del circuito bancario, il quale sta rimanendo sempre più a corto di liquidità. La reazione aggrava la situazione. Poiché le banche fissano limiti sempre più stringenti per i prelievi, nessuno più vi deposita denaro per paura di non riuscire più ad averlo indietro nel momento del bisogno.
Fila in banca ennesima prova di economia al collasso
Come un cane che si morde la coda, lo stato costringe i produttori di grano a vendergli quasi l’intero raccolto ai prezzi che decide esso stesso. E il pagamento avviene solo tramite accredito bancario. Tuttavia, gli operai e i fornitori vogliono essere pagati in contanti, consapevoli dei disguidi esistenti. Tutto ciò sta portando al collasso delle produzioni, con conseguente esplosione ulteriore dei prezzi al consumo. E il circolo vizioso prosegue.
Alla notizia che di tanto in tanto alcuni “coleros” vengono arrestati, i cittadini non sembrano così tanto felici. Per molti di loro vuol dire dover fare la fila in banca così come per entrare in un negozio. Intere giornate sprecate, anziché lavorare. E’ solo uno dei tanti esempi di un’economia al collasso e che non mostra alcun segno di ripresa. E sono in pochi a credere che la causa di questo disastro sia realmente il “bloqueo”, l’embargo americano. I cubani guardano ai fattori interni, stanchi della propaganda di stato a caccia eternamente di un nemico esterno a cui addebitare le responsabilità dei propri fallimenti.
giuseppe.timpone@investireoggi.it



