Il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, ha ammesso ieri nel corso di un’intervista a Bloomberg che il governo non sarà in grado di centrare l’obiettivo delle 500 mila dosi al giorno somministrate per le vaccinazioni anti-Covid in Italia. Adesso, la scommessa è che si arrivi a quella cifra entro “inizio maggio”. Si tratta del secondo rinvio per il governo Draghi. Inizialmente, il target del mezzo milioni di dosi giornaliere era stato fissato per metà aprile.

Le vaccinazioni in Italia accelerano a una media di 2,2 milioni di dosi a settimana, ma dietro alle 2,6 milioni della Francia e alle 3,8 milioni della Germania, davanti di poco alla Spagna.

In rapporto alla popolazione, siamo ultimi tra i principali quattro stati. Tuttavia, tutte le dosi somministrate in percentuale superano ancora quelle della Francia (26,3% contro 25,6%, pur se il nostro dato è avanti di un giorno). Con il 27,4%, i tedeschi si portano in testa tra i big UE.

Il tema è delicato. Dalla velocità delle vaccinazioni in Italia dipendono le riaperture delle attività economiche. I dati israeliani sono più che confortanti, così come quelli britannici. Contagi e morti in fortissimo calo. Addirittura, nel caso di Israele i primi sono crollati a una media giornaliera di 150 e i secondi a 5. Non è un caso che insieme al Regno Unito il paese abbia avviato la riapertura delle attività e la normalizzazione della vita dopo il disastro provocato dalla pandemia.

Vaccinazioni in Italia sempre a rilento

Il governo Draghi ha iniziato a calendarizzare un minimo di riaperture per ristoranti, bar, palestre, teatri, cinema e concerti. Ma tutto dipenderà dall’evoluzione dei numeri del Covid. Sia i contagi che i morti si mostrano in deciso calo dai picchi di marzo-aprile, ma restano altissimi: a quasi 14.000 al giorno i primi, a 350 i secondi. E sarà anche per questo che ieri in Consiglio dei ministri si è registrato uno scontro tra premier e Lega, con quest’ultima ad essersi astenuta sul Dpcm riaperture per non avere ottenuto almeno lo spostamento del coprifuoco dalle ore 23.

Invece, ha vinto la linea “chiusurista” del ministro Speranza: coprifuoco alle ore 22 fino a luglio.

La svolta non c’è. Ci eravamo illusi che con il governo Draghi avremmo avuto quasi subito quel cambio di passo necessario per tornare gradualmente alla normalità, ma il ritmo stesso delle vaccinazioni in Italia ci suggerisce che non stiamo facendo faville. Peccato che il governo abbia stimato una crescita del PIL per quest’anno del 4,5%, superiore al 4,2% atteso dal Fondo Monetario Internazionale. La previsione precedente del governo Conte era del 6%. Ma ci siamo giocati ormai il primo semestre e servirebbe una crescita piuttosto robusta per centrare questi numeri nell’intero 2021. E tra coprifuoco eterno e attività che non riaprono, se non molto parzialmente e nei prossimi mesi, la prospettiva si fa ardua.

Del resto è anche vero che non si è ancora raggiunta quella massa critica delle vaccinazioni in Italia per osservare un calo stabile e deciso della mortalità, in particolare. Non solo abbiamo coperto una percentuale di popolazione bassa, ma non ci siamo neppure concentrati sulla fascia degli over 60. E’ questa a risultare più esposta alla mortalità e solo somministrando dosi a tappeto tra gli ultra-sessantenni si raccoglieranno visibilmente i frutti della campagna. Ad oggi, la svolta non c’è e la frustrazione monta nel Paese reale, quello che non entra nei Cdm, dove i ministri continuano a trattare gli italiani come un popolo da addomesticare.

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