Volano gli insulti tra UEFA e Superlega. A una settimana dall’annuncio sulla costituzione di un club esclusivo del calcio europeo e concorrente alla Champions League, la polemica sembra solo destinata a rinfocolarsi nelle prossime settimane. Formalmente, le società “ribelli” che continuano a fare parte della Superlega sono quattro: Real Madrid, Juventus, Barcellona e Milan. Da qui, la minaccia del presidente UEFA, Aleksander Ceferin, contro di esse: o la finite o siete fuori dalle competizioni europee e dai campionati nazionali.

Addirittura, ha paventato una possibile richiesta di risarcimento danni per 50-60 miliardi di euro.

Lo sloveno, padrino della figlia di Andrea Agnelli, sembra avere perso la bussola. Non perde occasione per inveire contro Real e Juve, in particolare, arrivando a tacciarli di “terrapiattismo”. Ma Florentino Peres, ex boss madrileno e presidente della Superlega, non solo non si arrende, ma sembra orientato a portare la questione in tribunale. Già lo scorso martedì, il giudice di Madrid aveva stabilito che la UEFA non possa pretendere di detenere il monopolio del calcio europeo. Ad oggi, essa svolge il doppio ruolo di regolatore e di gestore delle competizioni. A titolo di esempio, in Formula Uno queste due funzioni sono distinte.

La UEFA rischia di perdere in tribunale

Persino il diritto comunitario parrebbe dare ragione alla Superlega: la UEFA non può escludere o sanzionare in alcuno modo le società che volessero organizzare un torneo alternativo. In sostanza, il calcio è un libero mercato come tutti gli altri. Non si capisce perché mai solo la UEFA possa organizzare tornei e fissarne le condizioni. Gli insulti di Ceferin all’indirizzo di Andrea Agnelli, in particolare, sarebbero frutto proprio della paura di essere portato in tribunale da Peres e finire magari con l’avere formalmente torto.

La causa legale si svolgerebbe inizialmente in Spagna, dove ha sede la Superlega.

E qui, come dicevamo, l’orientamento che ha iniziato a prendere piede sarebbe sfavorevole alla UEFA. Dunque, malgrado le dichiarazioni gradasse, arroganti e al limite dell’indecenza di Ceferin, serve un accordo tra le parti. Quale? Una riforma della Champions League o l’accettazione della Superlega. Insomma, la storia non è affatto finita e gli strascichi si hanno anche in Serie A.

Venerdì, 11 club di Lega hanno votato per sanzionare Juventus, Inter e Milan, vale a dire le società che hanno annunciato di fare parte della Superlega. Contro di esse pende l’accusa di avere sabotato l’ingresso dei fondi nella media company. Esso avrebbe portato nelle casse dei primi 20 club italiani ben 1,7 miliardi di euro. Tuttavia, l’accusa non può essere opposta al Milan, unica delle tre suddette società ad avere votato a favore dell’operazione nella riunione tenutasi poco prima dell’annuncio sulla costituzione della Superlega. Difficile che l’azione legale proceda. Si sono sfilate Palermo, Atalanta, Lazio, Fiorentina, Verona e Napoli. Queste società non hanno apposto la loro firma nel documento inviato al presidente Paolo Dal Pino.

Le ragioni della Superlega

Ma perché Juve, Milan, Real e Barcellona non escono dalla Superlega, accertato che il “putsch” contro la UEFA sia fallito con la fuoriuscita delle squadre inglesi, seguita da Inter e Atletico Madrid? Avendo versato il capitale minimo, ritengono di avere titolo per chiedere alle “pentite” il risarcimento dei danni, nonché per portare avanti le dovute azioni legali contro la UEFA. Comunque la si pensi, la reazione di governi e Nyon non è stata accettabile sotto il profilo della civiltà giuridica e del rispetto di società private. Club con capitali propri hanno deciso di organizzare un torneo per conto proprio. Non esiste alcuna ragione al mondo per giustificare l’opposizione minacciosa di Commissione UE e governi come quelli di Londra e Parigi.

Pare persino che il premier britannico Boris Johnson abbia intimato alle società inglesi di uscire dalla Superlega, altrimenti ne avrebbe espropriato le proprietà in capo ai soci stranieri. Siamo alla follia. Per tutelare cosa? Il calcio “equo” e “romantico” di cui parlano a vanvera gruppi di tifosi e UEFA? Sarebbe per caso quel calcio europeo, in cui gli sceicchi fissano stipendi stratosferici per ingaggiare i calciatori del momento e gonfiano il fatturato con sponsorizzazioni fake? O forse che i tifosi odierni abbiano la possibilità di seguire le partite in TV senza abbonarsi a caro prezzo o allo stadio (Covid permettendo) senza pagare biglietti sempre più onerosi? E qual è il progetto della UEFA per conquistare fette di pubblico tra i giovani, risultati disinteressati alle partite di 90 minuti e specialmente disputate tra squadre minori?

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