Una parte della maggioranza che sostiene il governo Draghi invoca l’introduzione di una legge sul salario minimo. Movimento 5 Stelle e PD, spalleggiati da CGIL e presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, chiedono che sia fissata una retribuzione legale non inferiore ai 9 euro l’ora. La soluzione, spiega lo stesso ente previdenziale, riguarderebbe 4 milioni di lavoratori, di cui 864 mila collaboratori domestici e 350 mila addetti nel settore agricolo.

Il salario minimo non è un tema nuovo per la politica italiana. L’allora ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, esponente “grillino”, lo propose nel 2019.

Non se ne fece nulla, anche perché l’alleato leghista si mostrò contrario e il governo “giallo-verde” di Giuseppe Conte cadde di lì a poco. Adesso, però, i due partner della maggioranza confidano nel vento tedesco. In Germania, le elezioni sono state vinte di misura dall’SPD, il cui leader Olaf Scholz ha promesso in campagna elettorale di aumentare il salario minimo a 12 euro l’ora sin dall’anno prossimo.

Salario minimo, costi e problematiche legali

Il problema della misura è duplice. Anzitutto, il costo del lavoro lieviterebbe mediamente del 20%. Una stangata a carico delle imprese, che favorirebbe la fuga della produzione e degli investimenti all’estero, specie ai danni dei lavoratori meno qualificati e residenti nel Meridione, dove gli stipendi sono notoriamente più bassi nel settore privato. In assenza di una pari crescita della produttività, infatti, le imprese sarebbero costrette ad aumentare i prezzi di beni e servizi e/o a ridurre i margini di profitto. In entrambi i casi, la loro competitività calerebbe.

Altro aspetto non meno complicato riguarda la natura del salario minimo. Sarebbe un’alternativa alla contrattazione collettiva? E cosa comprenderebbe eventualmente la cifra dei 9 euro? Si tratterebbe solamente della retribuzione lorda o anche di tutti gli altri oneri a carico dell’impresa? Sta di fatto che il segretario del PD, Enrico Letta, stia cercando di spostare a sinistra l’agenda del governo per finalità squisitamente propagandistiche.

Egli è consapevole di guidare un partito in crisi ormai eterna di consensi e spera di non soccombere agli alleati di governo del centro-destra contrapponendo loro tematiche identitarie. Del resto, un Letta in versione cigiellina non lo avevamo visto quando fu premier.

Una boutade, insomma. Il salario minimo non solo non risolverebbe il grave problema (reale) dei bassi stipendi degli italiani. Esso li colpirebbe ulteriormente, provocando la chiusura di molte aziende e il ricorso ulteriore al lavoro nero in altrettante. Per i 5 Stelle, invece, la proposta è una logica conseguenza del loro cavallo di battaglia alle scorse elezioni politiche: il reddito di cittadinanza. Da un lato, essi hanno nei fatti introdotto un “salario di riserva” fino a 780 euro al mese, qualcosa come circa 4,50 euro per ogni ora di lavoro; dall’altro, adesso puntano ad accrescere le retribuzioni minime per via diretta, completando la distruzione del già inefficiente mercato del lavoro italiano.

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