Alla conferenza stampa di fine anno, il presidente Vladimir Putin ha lodato la Banca di Russia per avere alzato i tassi d’interesse quest’anno contro l’inflazione. Ha spiegato che l’economia avrebbe fatto la fine della Turchia senza un simile intervento. L’istituto, guidato egregiamente dal governatore Elvira Nabiullina sin dal 2013, ha portato il costo del denaro all’8,5% a dicembre, poco sopra l’inflazione all’8,4% a novembre.

Sempre Putin ha notato come la Russia abbia un target d’inflazione al 4% e un’inflazione reale più che doppia, mentre la Federal Reserve ha un’inflazione più che tripla rispetto al suo target del 2%.

E ha aggiunto che non s’intromette nell’operato della banca centrale, la quale deve essere indipendente dal potere politico.

Parole di apprezzamento, insomma, per un istituto che, grazie proprio alla sua autonomia, già nel 2014 poté reagire al crollo dei prezzi del petrolio con la libera fluttuazione del tasso di cambio. Il rublo sprofondò sui mercati fino a quasi il 60% in poco più di un anno, l’inflazione s’impennò fino al 17%, ma quella mossa servì per mettere in sicurezza i conti pubblici contro le minori entrate petrolifere. E allora vi fu alla Duma chi, tra le fila del partito di Putin, chiese la testa del governatore, rea di avere “ucciso il rublo”. Ma il Cremlino mostrò pieno appoggio alla Banca di Russia.

Rialzo tassi Russia non basta contro le tensioni geopolitiche

Quest’anno, il rublo si mantiene stabile contro il dollaro, nonostante il boom delle quotazioni petrolifere avrebbe dovuto sostenerlo. In effetti, oggi come oggi la Russia incassa circa 5.550 rubli per ogni barile esportato, il 45% in più di inizio anno. E poiché le esportazioni di petrolio incidono per oltre la metà del totale, il cambio dovrebbe rafforzarsi. Il fatto è che la Russia non gode di buoni rapporti con l’Occidente, l’area del mondo dalla quale proviene il grosso dei capitali.

Anzi, è sotto embargo da USA ed Europa sull’occupazione della Crimea. E nelle ultime settimane le tensioni sono salite, con Bruxelles e Washington ad avvertire Mosca delle pesanti ripercussioni finanziarie per il caso in cui Kiev fosse invasa.

Questo spiega perché il rublo non stia approfittando sia del recupero dell’economia russa, sia del trend positivo del greggio sui mercati internazionali. Ciononostante, Kyrill Sokolov, capo economista di Sovcombank, ha migliorato le stime a 12 mesi sul cambio a 71,70 contro il dollaro dal precedente 72,50. L’inflazione dovrebbe avere toccato il picco e grazie anche al rialzo dei tassi scendere nei prossimi mesi, pur rallentando il tasso di crescita del PIL al 2,5% nel 2022. Secondo Putin, nel 2021 crescerà del 4,5%.

Il fattore geopolitico resta determinante quando si parla di Russia. L’allentamento delle tensioni con l’Occidente negli ultimi giorni sarebbe conseguenza della crisi energetica vissuta dall’Europa, la quale non può permettersi di litigare con il suo principale fornitore di gas. Mosca ha voluto dimostrare senza ciance di avere in mano un potere negoziale con Bruxelles di estremo rilievo, specie durante la stagione invernale. Ma le relazioni diplomatiche con l’amministrazione Biden restano tese, mentre è tutto da vedere quale sarà la linea politica verso il Cremlino del nuovo governo tedesco del cancelliere Olaf Scholz.

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