Cambio euro-dollaro sopra 1,13 oggi, nonostante l’altro ieri il governatore Mario Draghi si sia mostrato abbastanza “dovish” in conferenza stampa, segnalando il possibile ulteriore rinvio del rialzo dei tassi nel caso in cui la debolezza della domanda esterna contagiasse anche quella domestica nell’Eurozona, accentuandone la decelerazione dei tassi di crescita. Ad oggi, la BCE non prevede alcuna recessione e lo stesso governatore ha notato che dal 1970 nell’area vi sono stati 50 rallentamenti, cioè due trimestri consecutivi con tassi di crescita del pil in calo, ma solo 4 recessioni.

Draghi ha spiegato che la situazione odierna sarebbe simile a quella del 2016, quando la contrazione dei volumi di crescita del commercio mondiale provocò un rallentamento dell’area.

L’Eurozona rallenta ancora e dalla BCE ulteriori segnali accomodanti sui tassi

Non sono stati forniti ulteriori dettagli sulle aste T-Ltro, varate al board di marzo e che si terranno dal prossimo settembre con cadenza trimestrale. Sono prestiti alle banche dell’Eurozona, mirati a sostenere i finanziamenti alle imprese e alle famiglie, erogati da Francoforte per un ammontare massimo del 30% rispetto agli attivi iscritti a bilancio alla fine di febbraio, esclusi i mutui. A quali tassi? Non si sa ancora. Allo scorso board, fu proposto uno spread di 25 punti base sopra i tassi di rifinanziamento marginali (Mro), oggi pari a zero. L’ipotesi è stata prontamente bocciata, in quanto ritenuta troppo onerosa. Fonti vicine al dossier hanno riferito a Reuters, anzi, che l’istituto punterebbe a incentivare i prestiti bancari al settore privato, erogando denaro alle banche a tassi d’interesse sottozero, per cui lo spread sul Mro sarebbe negativo.

Il punto sui tassi overnight

Non sarebbe una novità. L’ultimo ciclo di aste T-Ltro, varato nel 2016 e conclusosi nel 2017, prevedeva tassi d’interesse da un massimo di zero a un minimo del -0,4%, a seconda dell’aumento dei prestiti effettuato dalle banche con la liquidità ottenuta e seguendo una logica del “più presti e meno paghi”, per non dire “se presti, ti pago per farlo”.

A questo equivalgono i tassi negativi, a pagare le banche perché prendano in prestito il denaro offerto. Non tutti concordano con questa linea. Il governatore olandese, Klaas Knoot, ha dichiarato, ad esempio, che le nuove aste T-Ltro dovrebbero essere “meno generose delle precedenti”.

Aste T-Ltro, fiume di liquidità che non serve alle banche europee

Draghi di dettagli non ne ha forniti nemmeno sull’ipotesi ventilata nelle ultime settimane, secondo la quale la BCE rivedrebbe i termini di fissazione dei tassi sui depositi “overnight”, ossia la liquidità in eccesso delle banche rispetto ai minimi regolamentari e parcheggiata presso i suoi sportelli, su cui da anni gravano tassi negativi, ad oggi pari al -0,4%. Il governatore si è limitato a confermare che l’ipotesi sarebbe allo studio, mentre il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha aggiunto che l’esito di tale studio dovrebbe arrivare sul tavolo del board entro giugno, sebbene non pare che i rischi osservati siano consistenti. Alcuni voci, alimentate direttamente dal capo-economista Peter Praet, parlano dell’introduzione di un sistema di tassi a scaglioni, con la possibile fissazione di una franchigia. E’ così che funziona in Svizzera e Giappone, di fatto sgravando le banche che depositano liquidità di poco superiore ai minimi previsti dai rispettivi coefficienti obbligatori.

Quale ratio alla base dell’eventuale riforma? Attutire gli effetti collaterali patiti dalle banche ai danni dei loro margini. I tassi negativi implicano per le banche sostenere un costo per parcheggiare liquidità a Francoforte. Tale onere non può generalmente essere trasferito alla clientela, la quale altrimenti finirebbe per portare i suoi risparmi altrove. Pertanto, finisce per colpire i margini d’interesse, praticamente i ricavi del “core” business del sistema bancario.

L’80-85% dell’eccesso di liquidità nell’Eurozona, stimato complessivamente in oltre 1.200 miliardi di euro, si concentra in soli 5 paesi (Germania, Francia, Lussemburgo, Finlandia e Olanda) e ciò starebbe disincentivando gli istituti proprio del nord dal prestare denaro. Tassi negativi sopra una certa franchigia e/o a scaglioni ridurrebbero tali effetti collaterali. La domanda è: perché la BCE ci sta pensando dopo 5 anni? Evidentemente, perché si attende che i tassi resteranno bassi a lungo. Se stesse per alzarli, non avrebbe senso premurarsi per modificare condizioni fissate già a partire dal 2014.

Lo stato critico dell’economia nell’Eurozona

Tuttavia, il timore che serpeggia all’Eurotower è duplice: in primis, che il mercato possa confondere il segnale inviato e scontare un imminente rialzo dei tassi con l’alleggerimento dell’onere a carico delle banche sui loro depositi di liquidità. Secondariamente, si potrebbero creare incentivi sbagliati per le banche stesse, nel caso in cui riuscissero a farsi prestare denaro alle aste T-Ltro a tassi più bassi di quelli loro richiesti sugli “overnight”. Ad esempio, la banca X potrebbe farsi prestare 1 milione di euro, per ipotesi, al -0,4% e approfittare della franchigia sulla liquidità in eccesso parcheggiata a Francoforte per spostare tale denaro ottenuto sui conti della stessa BCE, ricavando un margine di profitto dello 0,4%, praticamente senza fare nulla, grazie a una pura operazione contabile. L’economia nell’Eurozona non verrebbe affatto stimolata e, anzi, vi sarebbe tutta la convenienza a compiere simili operazioni a rischio nullo.

Da queste considerazione traiamo una sola apparente certezza: i tassi negativi eventualmente fissati per le aste T-Ltro non cammineranno assieme all’eventuale revisione, in senso più favorevole alle banche, dei termini previsti per i depositi “overnight”. Queste non potranno ambire ad avere la botte piena e la moglie ubriaca, anche se non è detta l’ultima parola. Draghi ha ragione a parlare di un rallentamento non inconsueto nella storia degli ultimi 50 anni nell’area, ma dovremmo ammettere che mai nella storia eravamo arrivati al punto che le banche trovino costoso prendere in prestito denaro allo zero percento o poco più.

E’ il segno di quanto malmessa sia la nostra economia, tenuta a galla da anni proprio da un allentamento monetario senza precedenti. La liquidità presente sui mercati non scarseggia, anzi si mostra persino eccessiva; semplicemente non fluisce laddove serve (al sud) e certamente non fa ingresso nell’economia reale, limitandosi a spostarsi da un comparto all’altro del sistema finanziario, gonfiando i prezzi dei titoli ed esitando rendimenti negativi su una massa di circa 3.600 miliardi di euro di bond governativi, il 47% del totale nell’unione monetaria.

Ecco come la BCE di Draghi ha truffato gli elettori di mezza Europa

La “giapponesizzazione” del mercato monetario europeo è in corso sotto i nostri occhi, ma la BCE non sembra disporre di alternative valide, priva del sostegno della leva fiscale da parte dei governi dell’area, in assenza di un Tesoro unico, contrariamente a quanto accaduto in America. Probabilmente, per i prossimi trimestri l’Eurozona riuscirà ad allontanare lo spettro della recessione, ma più per merito degli altri, che non suo. Si gioverà delle schiarite in corso tra USA e Cina sui dazi, nonché del pericolo momentaneamente sventato di una “hard” Brexit. Le stamperie della BCE sosterranno l’umore dei banchieri per un altro po’, un po’ meno di imprenditori e consumatori. Fino all’arrivo della prossima crisi.

[email protected]