E’ alta tensione tra Roma e Parigi dopo gli attacchi del presidente francese Emmanuel Macron e di uno dei suoi portavoce all’indirizzo dell’Italia. L’Eliseo aveva definito “cinico” l’atteggiamento del governo italiano sul caso della nave Aquarius con a bordo 629 migranti, mentre uno dei dirigenti della maggioranza, Gabriel Attal, era arrivato a parlare di “posizione vomitevole”. Il secondo ha fatto una mezza marcia indietro, sostenendo che il riferimento fosse a chi (Matteo Salvini, ndr) aveva parlato di “vittoria” per il mancato approdo dei migranti nei porti italiani, mentre Macron ha dichiarato ieri che non intende chiedere scusa a chi provoca, con esplicito riferimento sempre al nostro ministro dell’Interno.

E il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha annullato l’incontro con l’omologo francese Bruno Le Maire, così come il premier Giuseppe Conte ha annunciato ieri sera che “non ci sono le condizioni” per tenere il vertice bilaterale a Parigi.

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Ma gli eventi più importanti che ci riguardano non stanno accadendo a Parigi, bensì a Berlino. Lì, il ministro dell’Interno, Horst Seehofer, a capo dei conservatori bavaresi della CSU, alleati della CDU di Angela Merkel, sta ingaggiando una battaglia contro la cancelliera per sposare la linea dura di Austria e Italia sull’immigrazione. Dalla sua, avrebbe gran parte dello schieramento di centro-destra, che se non si schiera apertamente è solo per non provocare la caduta del governo tedesco. Seehofer, il quale ha avuto l’altro giorno un colloquio telefonico abbastanza amichevole con il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha invitato per un incontro in Germania, si è detto disponibile a fare parte dell'”asse dei volonterosi” lanciato dal cancelliero austriaco Sebastian Kurz e rivolto a Roma e Berlino. In sostanza, la Merkel sta cercando di mediare tra la necessità di non arretrare rispetto alla linea ufficiale di questi anni e l’incalzante pressione alla sua destra per riposizionarsi sul piano europeo, stringendo alleanze con italiani e austriaci per la gestione del fenomeno dell’immigrazione.

Traballa l’asse franco-tedesco

Si tratta di una novità dirompente per la politica europea, da decenni fondata sull’asse franco-tedesco, rafforzato proprio dalla cancelliera Merkel negli ultimi anni con la gestione della crisi finanziaria, economica e migratoria in piena sintonia con Parigi. L’Italia di Salvini e Luigi Di Maio vanta già alleanze nell’Europa dell’est, ovvero con il Gruppo di Visegrad, che comprende Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, oltre che con la stessa Austria. Insomma, il nuovo governo sta indisponendo alquanto chi, come la Francia, aveva potuto fare il galletto per assenza di blocchi geopolitici alternativi nel continente. E tra un anno dovranno rinnovarsi tutte le cariche istituzionali più importanti, come presidenza BCE, dell’Europarlamento, della Commissione europea, della Vigilanza bancaria, del Consiglio europeo. Con un’Italia che esce dal ruolo supino di potenza subordinata ai desiderata di francesi e tedeschi, i rischi che corre la Francia diventano elevati sul piano della capacità di incidere sulla ridisegnazione della mappa istituzionale europea, specie se il rinnovo dell’Europarlamento dovesse confermare l’ascesa dei partiti euro-scettici, cosa che ridurrebbe potenzialmente gli spazi di manovra delle principali famiglie politiche tradizionali all’infuori del PPE. E Macron non appartiene ai popolari, né alla sinistra.

C’è di più: all’esordio del governo Conte si erano registrate parole di apertura del Movimento 5 Stelle verso l’Eliseo. Non è un mistero che il presidente francese pensasse di sfruttare il nuovo corso politico italiano per stringere un’intesa con i grillini e utilizzarli per rafforzare la propria forza politica in Europa e nei confronti dell’America di Donald Trump.

Salvini ha sventato tale progetto, di fatto dettando l’agenda politica a Roma. Adesso, Macron teme che l’Italia faccia asse con Austria e Visegrad, che a loro volta sono abbastanza vicini alla Casa Bianca. Da qui, il timore che stia nascendo o sia già sorto un blocco europeo capace di resistere a Bruxelles, avvalendosi del sostegno dell’amministrazione americana. Una iattura per chi conduce i giochi in seno alle istituzioni comunitarie e che sta cercando di finalizzare un accordo punitivo per il Regno Unito sulla Brexit. E chissà, poi, se Roma torni ad esercitare un suo ruolo nel Mediterraneo, dove Parigi ha colmato il vuoto di politica estera dell’Italia con la fine del governo Berlusconi (e della Libia di Muhammar Gheddafi).

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La Francia teme la fine del QE

I timori di Macron diventano tanto più forti con le divisioni interne al governo tedesco. Se persino un pezzo della coalizione merkeliana parteggia apertamente per la linea italo-austriaca sull’immigrazione, a rischio vi è l’egemonia dell’asse franco-tedesco. E la cancelliera, tutrice dello status quo, appare più debole che mai. I sondaggi danno ai minimi storici la sua CDU-CSU, mentre avanzano le critiche e le figure di potenziali successori dall’ala destra della maggioranza, quella che non vede di cattivo occhio, almeno sui migranti, la nuova politica di Roma.

Infine, il capitolo BCE. Questo pomeriggio, il governatore Mario Draghi dovrebbe annunciare la cessazione graduale degli stimoli monetari dal prossimo settembre. Significa che l’istituto non acquisterà più da qui a 6 mesi titoli di stato e Parigi sarebbe preoccupata per l’impatto che una simile decisione rischia di avere sull’economia dell’Eurozona, ovvero su quella francese, che si mostra già in deciso rallentamento e con un tasso di disoccupazione elevato e sopra la media dell’area. E il governo di Parigi non può permettersi che qualcosa vada storto proprio adesso che sta varando riforme impopolari, come sulle pensioni.

Seminare zizzania, deviando l’attenzione sull’Italia sembra la mossa giusta per costringere Draghi a prendersi qualche altro mese e iniettare decine di miliardi di euro in più sui mercati. Del resto, la linea resta la stessa del 2011, quando l’allora presidente Nicolas Sarkozy diede addosso all’Italia per spostare l’attenzione dal fatto che le banche francesi fossero colme di bond “spazzatura”, greci in primis.

Dal suo ingresso all’Eliseo, Macron ha plasmato la sua leadership in Europa sulla vicinanza alla Germania da una parte e un ruolo autonomo nei rapporti con America e Russia dall’altra, giovandosi dell’indebolimento della leadership tedesca dopo le ultime elezioni federali. La nascita del governo giallo-verde in Italia ha sparigliato le carte sul tavolo. Trump avrà buon gioco a insinuarsi tra le divisioni europee e il potere di leva di Parigi su Washington tracolla drasticamente, così come la sua capacità di rappresentare un’alternativa unificante a Frau Merkel. Le tensioni verbali italo-francesi di questi giorni sono solo l’inizio di una stagione di raffreddamento dei rapporti tra la seconda e la terza economia dell’unione monetaria.

Perché il governo Salvini- Di Maio finirà per essere più amico della Merkel che di Macron 

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