Sta facendo discutere un recente articolo pubblicato dall’Economist, noto settimanale di informazione politico-economica inglese, in cui viene presa di mira l’ossessione di comprare casa da parte di europei e americani. Tale chiodo fisso sarebbe alla base della rovina delle economie occidentali, sempre stando a quanto sostiene l’Economist nell’articolo intitolato “Home ownership is the West’s biggest economic-policy mistake”.

La Grande Recessione (Stati Uniti, 2007-2008)

Il primo esempio portato dall’Economist è rappresentato dalla Grande Recessione che ha colpito gli Stati Uniti d’America nel 2007-2008.

Alla base di uno dei periodi più bui dell’economia americana ci fu lo scoppio della bolla immobiliare, che portò all’insolvenza di molti titolari di mutui subprime con il conseguente rialzo dei tassi di interesse.

Poche case, prezzi alti

Se tra gli anni Sessanta e Settanta si era soliti costruire un numero imponente di costruzioni, al giorno d’oggi la realizzazione di nuovi immobili è nettamente inferiore. Paradossalmente, nel nuovo millennio ci sono molte meno case a prezzi più alti (che in pochi riescono a permettersi).

L’accumulo di debito ipotecario

Chi possiede un immobile tende ad assumere una posizione di difesa rispetto alle politiche di sviluppo nell’area circostante la propria residenza. Tale atteggiamento non fa altro che provocare un aumento dei prezzi e il debito ipotecario, alla base di possibili nuove crisi economiche in Europa e nel resto del mondo.

L’ostacolo degli affitti elevati

L’aumento dei prezzi sia degli affitti che delle abitazioni ha di fatto creato un serio ostacolo a tutte quelle persone che hanno potuto trasferirsi nelle città dove si trovano i lavori più produttivi e non solo (basti pensare alle Università, per esempio). Tutto questo ha rallentato la crescita in tutta Europa.

Problema sociale

Il mercato immobiliare viene definito profondamente ingiusto dall’Economist, che cita a conclusione del suo approfondimento un serio problema sociale facendo riferimento alla situazione negli Stati Uniti: se nel 1990 la generazione di baby-boomer (età media 35 anni) possedeva il 33% del patrimonio immobiliare, nel 2019 chi i millennials (età media 31 anni) ne possiedono soltanto il 4%.

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