E anche l’argento offre soddisfazioni negli ultimi mesi. Le sue quotazioni internazionali sono cresciute quest’anno di quasi il 6,5%, attestandosi ai 16,44 dollari di oggi e portandosi ai massimi da 13 mesi. Bene, ma non benissimo. Già, perché nel frattempo l’oro ha messo a segno un rialzo di circa il 10,7%, salendo a 1.418 dollari, avendo testato nelle scorse settimane la barriera dei 1.450 dollari. Le attuali quotazioni del metallo giallo si mostrano le più alte dalla primavera di 6 anni. Basterebbero questi dati per capire che l’argento, per quanto in risalita, stia rimanendo indietro rispetto al suo più prezioso compagno di avventure tra i metalli.

Argento o oro? Non accadeva da inizio anni Novanta e forse il mercato sconta una crisi vicina

E anche i dati storici confermano. Dall’inizio del millennio ad oggi, il rapporto tra prezzo dell’oro e quello del metallo è stato di 60,7. All’apice delle tensioni finanziarie nell’Eurozona, quando nel settembre 2011 l’oro esplose ai massimi storici, arrivando a toccare i 1.920 dollari l’oncia, tale rapporto risultava crollata a meno di 40. Oggi, esso si attesta sopra 86. In altre parole, non soltanto l’oro ha più che raddoppiato le distanze nei confronti dell’argento da 8 anni fa, ma anche rispetto alla media ventennale risulta apprezzato di oltre il 40%.

Come mai l’argento sta brillando molto meno? Il fatto è che questo bene ha natura diversa sui mercati. Come l’oro, viene acquistato a scopo d’investimento perlopiù per proteggersi contro l’inflazione e le tensioni geopolitiche ed economiche internazionali, ma in misura meno marcata. Infatti, esso trova maggiore impiego industriale, per cui risente più direttamente dell’oro della congiuntura avversa. E quest’ultimo fattore starebbe frenandone la cosa delle quotazioni.

La crescente distanza tra oro e argento

L’oro ultimamente sta apprezzandosi per due ragioni: il mercato sconta nuovi stimoli monetari da parte delle principali banche centrali e i rendimenti sovrani e corporate sono letteralmente precipitati in Europa e Giappone, un po’ meno negli USA; le tensioni geopolitiche (Iran, “guerra” commerciale USA-Cina e Brexit su tutte) pesano sull’outlook mondiale e fanno prevedere un rallentamento dell’economia.

L’oro trae vantaggio da tutte queste cause e per contro riceve solo un minimo impatto avverso dal minore uso industriale che se ne dedurrebbe per i prossimi mesi, specie nel campo dell’elettronica di consumo.

Per l’argento, il peso dell’impiego nella produzione di beni è superiore, per cui subisce maggiormente le tensioni economiche, mentre si avvantaggia meno del crollo dei tassi, in quanto si mostra un asset meno interessante sul piano dell’investimento prettamente speculativo o finalizzato alla conservazione del valore. Infatti, se si volesse mettere al riparo un capitale da 100.000 dollari, basterebbe acquistare ai prezzi attuali una settantina di once di oro (circa 2 kg), mentre con l’argento ne servirebbero quasi 6.100 (oltre 173 kg).

In soldoni, trattasi di metallo poco pratico per finalità squisitamente finanziarie. Ad ogni modo, non si può negare che i rapporti di questa fase siano divenuti assai interessanti e, in teoria, dovrebbero fare scattare un segnale “buy” o rialzista per l’argento, in quanto eccessivamente deprezzato rispetto all’altro metallo. Di fatto, ciò spiegherebbe perché il rapporto tra i due metalli crollò nel 2011. Probabile che gli investitori si spostarono allora sull’argento, avendo fiutato l’eccesso dei prezzi aurei.

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