Domenica scorsa, in Brasile si è tenuto il primo turno delle elezioni presidenziali e per il rinnovo del Congresso. I risultati sono stati un po’ diversi dalle previsioni. Il presidente uscente Jair Bolsonaro è andato nettamente meglio di quanto facessero intendere i sondaggi, arrivando al 43,2% e costringendo il rivale Luis Inacio Lula da Silva al ballottaggio con il 48,4% dei consensi. Il primo ha riportato vittorie importanti nel sud-est del paese, un’area che comprende stati popolosi come Rio de Janeiro, San Paolo e Minas Gerais.

La reazione dei mercati non si è fatta attendere lo scorso lunedì: l’indice Ibovespa ha chiuso in rialzo del 5,54%, mentre il tasso di cambio del real contro il dollaro si apprezzava del 4,8% a 5,17. Nel frattempo, i rendimenti dei bond scendevano, con il decennale a passare da 11,95% a 11,71%.

Rimonta di Bolsonaro alle elezioni in Brasile

In dollari, la borsa brasiliana ha guadagnato oltre il 10% in una sola seduta. Un entusiasmo che si spiega proprio con la mancata vittoria al primo turno di Lula, data per certa dai sondaggi. Adesso, tutto si deciderà al ballottaggio del prossimo 30 ottobre e che possa prevalere Bolsonaro non è più proibito pensarlo.

Le elezioni in Brasile decideranno la sorte del più popoloso stato dell’America Latina. Lula fu già presidente tra il 2003 e il 2011, a capo di una coalizione di sinistra. Molti brasiliani poveri conservano un buon ricordo dei suoi due governi, grazie ai generosi sussidi elargiti attingendo alle risorse derivanti dal boom delle materie prime. Ma il lascito più complessivo fu una spaventosa corruzione che travolse nel 2016 la presidenza di Dilma Rousseff, anch’ella esponente del Partito dei Lavoratori. L’assenza di riforme economiche, poi, avevano fermato la crescita del PIL brasiliano.

Bolsonaro era un outsider fino al 2018, quando s’impose con il suo Partito Liberale, una formazione della destra conservatrice fino ad allora rimasta all’opposizione.

Tra i provvedimenti importanti approvati dal suo governo, la riforma delle pensioni, con risparmi attesi nei primi dieci anni in 800 miliardi di real, circa 160 miliardi di euro.

Presidenza Lula azzoppata

Perché i mercati si sono scaldati così tanto dinnanzi all’esito delle elezioni in Brasile di domenica scorsa? Anche se Lula alla fine vincesse, sarebbe un’anatra zoppa come presidente. Infatti, il partito di Bolsonaro ha conquistato la maggioranza relativa al Congresso, guadagnando 23 seggi e portandosi a 99 su 513 deputati. Al Senato, sui 27 seggi in palio, già al primo turno ne ha conquistati 13. La maggioranza parlamentare sarà di centro-destra, per cui anche una presidenza Lula non sarebbe in grado di far passare proposte discutibili e radicali.

Chiaramente, i mercati continuano a scommettere sulla rimonta di Bolsonaro, ma già guardano con soddisfazione al fatto che Lula non disporrebbe di una maggioranza di sinistra al Congresso, per cui sarebbe costretto a mediare con il centro-destra. Ciò rappresenta una garanzia contro possibili eccessi di spesa pubblica o aumenti drastici della pressione fiscale. Tra l’altro, l’inflazione è scesa sotto la doppia cifra in agosto, attestandosi all’8,7% dal 10% di luglio. Nell’ultimo anno, la banca centrale ha più che raddoppiato i tassi d’interesse (Selic) al 13,75%. Che sia già quasi al termine della stretta monetaria?

[email protected]