Chiamatela ossessione Champions, ma anche quest’anno la Juventus di Andrea Agnelli regala colpacci con il calciomercato estivo, ancora nemmeno iniziato per la verità. E stavolta, il primo acquisto choc riguarderebbe la panchina: via Massimiliano Allegri – è ufficiale da giorni – dentro Pep Guardiola, l’allenatore catalano del Manchester City. Stando all’agenzia AGI, la società bianconera avrebbe già firmato un contratto per 4 stagioni della bellezza di 24 milioni di euro all’anno, netti ovviamente. In Inghilterra, quello che viene considerato l’allenatore più bravo al mondo percepisce uno stipendio di 20 milioni.

Dunque, il trasferimento a Torino gli porta in dote un miglioramento economico e, soprattutto, la sfida avvincente di consentire al pubblico juventino di vedere alzare la coppa dalle grandi orecchie, che manca dal 1996.

Azioni Juventus in bolla con Cristiano Ronaldo?

Il mega-stipendio è notevolmente superiore ai 14 milioni lordi (7,5 milioni netti) percepiti annualmente dall’uscente Allegri. Tuttavia, l’aggravio sarà inferiore a quanto sarebbe stato nel caso di un allenatore italiano. Perché? Guardiola potrà avvalersi di una norma del Decreto Crescita, che prevede la tassazione di solo il 30% dello stipendio nel caso in cui si trasferisca in Italia un soggetto che sia stato residente all’estero per almeno i due anni precedenti. Dunque, anziché spendere sui 42 milioni lordi per offrire al catalano un ingaggio di 24 milioni netti, la Juventus potrà limitare l’esborso a circa 28 milioni. Un risparmio di ben 14 milioni all’anno, quanto l’attuale stipendio di Allegri. Il titolo bianconero guadagna in mattinata oltre il 2% a Piazza Affari sul rumor, ampliando a quasi il 24% i guadagni dal crollo seguito alla sconfitta casalinga contro l’Ajax. Da allora, la capitalizzazione in borsa è risalita di 240 milioni, pur restando altrettanto più bassa rispetto all’apice toccato a metà aprile.

Bilancio Juventus tra aumento costi e ricavi

Sta di fatto che l’aggravio dei costi esisterebbe e sarebbe pari a 14 milioni.

Per questo, alla Juve servirebbe fare cassa, anche perché il bilancio della stagione 2018/2019 è atteso in rosso per almeno 50 milioni di euro, nonostante i ricavi in netto miglioramento a 585 milioni (+16%), secondo Intermonte. E l’effetto Cristiano Ronaldo, che incide sia sul costo della rosa, il quale sfiora i 300 milioni, sia sui ricavi, specie quelli di natura commerciale. Per questo, probabile una maxi-cessione finalizzata a realizzare plusvalenze, come del bosniaco Miralem Pjanic, il cui valore di mercato si aggirerebbe sui 70 milioni e che il Paris-Saint-Germain sarebbe interessato a comprare. Frutterebbe alla società un guadagno netto di non meno di 55 milioni, considerato che a bilancio la maglia numero 5 pesa ancora per 14 milioni.

La voce consentirebbe alla squadra di rafforzarsi, specie in difesa. Ed è prevedibile che l’arrivo di Guardiola coincida proprio con un rimaneggiamento della rosa, che implica il sostenimento di ulteriori costi, quando già i debiti al 31 dicembre scorso sono lievitati a oltre 384 milioni e la società bianconera ha dovuto emettere a inizio anno un bond da 175 milioni per rifinanziare le scadenze.

Dicevamo, ossessione Champions League. E non si tratta solo di risultati sportivi. Ormai, la partecipazione alle coppe europee vale tra un quinto e un sesto dei ricavi annui della Juventus e per la stagione in corso, nonostante il mancato accesso alle semifinali, dovrebbe introitare 94 milioni, 14 in più del 2018, anche se meno dei 110,4 incassati nel 2017. In tutto, sotto Allegri la Champions ha fatturato ai bianconeri 450 milioni di euro. Resta il rischio di fare il passo più lungo della gamba sul piano finanziario. All’atto dell’emissione del bond, ad esempio, nel prospetto informativo è stata la stessa società ad avere messo in guardia gli investitori dal rischio di scarsa monetizzazione dei successi sportivi, a causa della bassa capienza dell’Allianz Stadium. E, infatti, sono diventate insistenti le voci, per cui Agnelli valuterebbe la costruzione di un nuovo impianto più grande nei pressi di Torino Caselle, vicino all’aeroporto.

Se fosse vero, altri costi verrebbero sostenuti da qui ai prossimi anni. E nel frattempo bisognerebbe macinare utili sul fronte del merchandising, mentre lo scarso appeal della Serie A non consentirebbe di fare il pieno con i diritti TV. A meno che la baracca della Lega non si sfasci e la Juve non decida, a un certo punto, che meglio sarebbe negoziare in autonomia con i broadcaster.

Perché il bond Ronaldo della Juventus è stato un successo

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