Media For Europe non s’ha da fare. Alla fine, l’ha spuntata Vivendi, il colosso dei media francese della famiglia Bolloré, un tempo amica dei Berlusconi. Il Tribunale di Madrid ha accolto la richiesta di sospensione dell’operazione con cui Mediaset si sarebbe fusa con la controllata spagnola per confluire nel nuovo gruppo televisivo europeo con sede in Olanda. Poiché per la legislazione olandese l’operazione si sarebbe dovuta concludere entro il 2 ottobre prossimo, data l’insufficienza dei tempi il Biscione ha dovuto prendere atto dell’impossibilità tecnica di dare attuazione al piano approvato ormai oltre un anno fa, pur rassicurando sulla ricerca di “una via alternativa”.

Insomma, non ci sarà Media For Europe, ma al suo posto arriverà qualcos’altro, perché per la famiglia Berlusconi è irrinunciabile l’obiettivo di creare un gruppo televisivo di portata continentale per non perire dinnanzi all’avanzata dei colossi americani, tra cui Netflix.

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Fatto sta che a Cologno Monzese l’umore è pessimo. Circa 13 mesi di lavoro mandato alle ortiche e adesso bisogna ripartire da zero. Vivendi, che detiene direttamente e tramite le azioni “congelate” su ordine di AgCom poco meno del 30% di Mediaset, è riuscita a bloccare il progetto, il quale avrebbe consentito all’ex premier italiano di dormire sonni tranquilli circa il mantenimento del controllo societario. Grazie a una norma della legislazione finanziaria olandese, le azioni di Media For Europe avrebbero assegnato ai titolari diritti di voto ponderati per l’anzianità di possesso. In altre parole, Fininvest avrebbe detenuto la maggioranza assoluta, essendo il socio storico e fondatore del gruppo.

La sede fiscale sarebbe rimasta in Italia, quella legale sarebbe stata trasferita in Olanda. Ma prima ancora dello stop imposto da Madrid, il piano di Mediaset incontrava forti resistenze in Germania, dove la TV italiana è salita al 24,9% di ProSiebenSat, il cui ceo Rainer Beaujean ha allontanato a giugno l’ipotesi di “una discussione strategica con Mediaset”.

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Pregiudizio o meno che sia, il sogno paneuropeo della famiglia Berlusconi momentaneamente s’infrange. E questo diventa un problema per la holding di controllo, esposta all’indirizzo dell’authority. Nel caso in cui questo mutasse e, magari a seguito di un’eventuale fuoriuscita di Vivendi da TIM, le azioni della francese venissero “scongelate”, l’assalto a Mediaset ripartirebbe, minacciando la posizione dominante di Fininvest, la finanziaria di casa Berlusconi. Il rischio dovrebbe essere evitato per effetto delle nuove nomine dei componenti AgCom, avvenute a luglio in un clima bipartisan, nell’attesa che il Consiglio dei ministri indichi il successore del presidente Angelo Marcello Cardiani. Resta il fatto che il colosso dei media italiano non sia ancora riuscito a sottrarsi dagli umori della politica nazionale e forse anche questo spiegherebbe l’atteggiamento benevolo di Forza Italia nei confronti del governo, temendo altrimenti ripercussioni legislative negative ai danni del principale asset di proprietà del suo leader.

E il titolo ne sta risentendo negativamente in borsa, perdendo oltre il 40% quest’anno, oltre il doppio del rosso segnato dall’FTSE MIB, che si ferma a quasi -18%. Nulla è perduto, ma la situazione si complica ed espone l’azienda agli umori politici in una delle congiunture tra le più difficili della storia repubblicana.

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