Sta facendo molto discutere la direttiva comunitaria che la Commissione europea sta per presentare nei prossimi giorni, in base alla quale scatterà il divieto di vendita e di locazione degli immobili con bassa classe energetica. Nel dettaglio, a partire dal 2027 (2030 per i condomini) sarà impedito ai proprietari di immobili di classe inferiore alla E di vendere o affittare; dal 2030, il divieto si estenderà agli immobili di classe inferiore alla D e dal 2027 a quelli di classe inferiore a C.

Sarebbe un colpo durissimo per il mercato immobiliare italiano.

Moltissime abitazioni nel Bel Paese appartengono alla classe energetica più bassa: la G. Il fenomeno riguarda particolarmente il Sud, dove anche grazie al clima più mite molti immobili risultano sprovvisti di riscaldamento e si mostrano poco efficienti sul piano energetico. Non a caso, l’idea alla base del Superbonus 110 e degli altri bonus edilizi è stata azzeccata sin dall’inizio: far tendere le famiglie italiane verso soluzioni di efficientamento energetico.

Brutto colpo per le banche italiane

Nessuno si è interrogato sinora sull’impatto che una simile disciplina avrebbe sulle banche italiane. Coloro che hanno erogato un mutuo legato all’acquisto di un immobile di bassa classe energetica, si ritroverebbero in brevissimo tempo con un asset dal valore di mercato azzerato o quasi. Infatti, va da sé che se un immobile non possa essere alienato o messo a frutto, perde di valore. Per gli istituti di credito, un colpo durissimo. A tal punto che, per minimizzare il danno, già oggi inizierebbero a mettere le mani avanti e a non prestare denaro per l’acquisto di immobili di classe energetica inferiore alla C.

Questo implica il rischio che milioni di famiglie d’ora in avanti non abbiano alcun accesso al credito, nel caso in cui entrassero in una delle banche italiane per chiedere un mutuo. Vero è che la stessa Commissione vorrebbe incentivare le ristrutturazioni green, sostenendo il credito bancario in tal senso; ma il mutuo in sé è un’altra cosa.

Probabile, ad esempio, che un istituto si trovi costretto a pretendere dal cliente che entro tot anni ristrutturi casa per adeguarla agli standard energetici minimi europei.

Resterebbe il problema per i mutui già erogati. In caso di inadempienza, l’immobile inefficiente non potrebbe essere alienato all’asta, a meno di prevedere anche in questo caso meccanismi condizionali, ovvero subordinare l’assegnazione all’impegno dell’aggiudicatario di adeguare l’immobile agli standard energetici. In ogni caso, i valori scenderebbero ulteriormente rispetto ai livelli infimi a cui sono arrivati in questi anni. Con il rischio di aumentare il valore dei crediti in sofferenza in pancia agli istituti.

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