Non brillano del tutto le performance dei laureati italiani sul mercato del lavoro. A dirlo il rapporto biennale sull’Università e la ricerca dell’Anvur, che sarà presentata il 12 luglio, e di cui Il Sole 24 ore anticipa alcuni dati. Nonostante avere una laurea è sinonimo di una chance in più nel mondo del lavoro, le statistiche dimostrano che l’Italia è ultima anche in questo.

L’Italia rimane agli ultimi posti

Prendendo come riferimento la classifica dell’Ocse sui tassi di occupazione dei giovani laureati tra 25 e 34 anni, il 64,3%, emerge che l’Italia è 33esima su 33 paesi considerati.

Ciò significa che siamo i peggiori in tal senso e paesi come Francia, Germania, Regno Unito, Austria e via dicendo sono molto più avanti di noi. Situazione grigia anche osservando il rapporto tra l’occupabilità dei laureati tra 25-34 anni e i coetanei, secondo cui il nostro paese può contare sul numero 1,17, al di sotto della media che è 1,10. Ancora i dati dell’Anvur, mettono in luce come i tassi di occupazione e disoccupazione dei giovani diplomati o laureati 25-29enni e 30-34enni ossia il 57,1% di occupati tra laureati di 25 e 29 anni e il 77,3% tra 30 e 34 anni, siano in ogni caso più bassi rispetto alla media europea. E la forbice diventa ancora più stringente guardando le differenze nord e sud, con il sud sempre in difficoltà anche per chi ha una laurea. E infine si analizzano le migliori prospettive: ad avere più chance i laureati delle facoltà come medicina, discipline scientifiche e Ingegneria per le lauree di I livello e Ingegneria, Chimico-farmaceutico e Medico per quelli di II livello.

La classifica delle Università italiane

E mentre i dati del rapporto sembrano ancora una volta confermare il gap dell’Italia col resto d’Europa, il Censis ha stilato la classifica annuale delle migliori università italiane, tenendo conto di fattori come offerta didattica, internazionalizzazione, servizi erogati, le strutture disponibili etc.

In realtà la classifica è divisa in più aree. Per quanto riguarda quella degli atenei statali mega vince ancora Bologna, seguita da Firenze, Padova, Roma La Sapienza e l’Università di Pisa. Nelle ultime posizioni l’università di Napoli Federico II, Catania e l’università statale di Milano. La classifica degli atenei statali grandi vede il primato dell’università di Perugia, seguita dall’Università della Calabria, l’università di Parma e poi ancora Pavia. In lizza anche l’università di Palermo, Modena e Reggio Emilia e Cagliari mentre agli ultimi posti si piazzano Roma Tre e l’università della Campania Luigi Vanvitelli.

La classifica delle università statali medie vede in pole l’Università di Siena, seguita da Sassari, Trento, Trieste, l’università Politecnica delle Marche e l’Università di Macerata. Agli ultimi posti l’università di Napoli L’Orientale e Parthenope e l’università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro. Per quanto riguarda gli atenei piccoli in lizza ci sono Camerino, Foggia e Cassino, tra le ultime l’università del Molise e l’università del Sannio.

Nella lista delle università non statali vince la Milano Bocconi, seguita dalla Cattolica, in classifica anche la Luiss e la Lumsa. Tra i politecnici spiccano Milano, lo Iuav di Venezia e i Politecnici di Torino e di Bari.

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