A suo modo, oggi sarà una giornata storica per la BCE. Il board è chiamato a votare il primo rialzo dei tassi d’interesse sin dal 2011. E’ da undici anni che a Francoforte non viene varata alcuna stretta monetaria. Anche per questo l’istituto deve porre grande attenzione a non commettere qualche passo falso, data la sua scarsa esperienza, essendo nato solamente nel 1999. Questa settimana, l’agenzia Reuters ha raccolto informazioni riservate, stando alle quali oggi il board BCE esaminerà l’ipotesi di aumentare il costo del denaro dello 0,50% e non necessariamente dello 0,25%.

Secondo il “forward guidance” sui tassi, il rialzo sarebbe a luglio dello 0,25% e possibilmente superiore a settembre sulla base dell’andamento dell’inflazione nell’Eurozona.

Board BCE, rialzo tassi e rischio recessione

Tuttavia, a giugno quest’ultima è salita all’8,6%, oltre le previsioni. E la Federal Reserve si accingerebbe ad alzare i tassi negli USA dell’1% al 2,75% al prossimo board di fine luglio. A causa di questa prevista ulteriore divergenza monetaria, il cambio euro-dollaro nelle scorse sedute era arrivato a scendere sotto la pari per la prima volta dal 2002. Un euro debole accentua l’inflazione importata, allontanando la BCE dall’obiettivo di una crescita dei prezzi tendenziale del 2%.

Non a caso, le voci di un possibile rialzo dei tassi dello 0,50% già oggi hanno portato il cambio euro-dollaro sopra 1,02 nella giornata di martedì. C’è un altro problema ulteriore da affrontare, però. L’Eurozona entra nel ciclo monetario restrittivo con il rischio recessione in aumento di settimana in settimana. La Commissione europea prevede ufficialmente che la Russia non riaprirà il gasdotto Nord Stream 1, lasciando il continente a corto di gas. Ciò impatterà negativamente sia sull’inflazione che sulla crescita dell’economia.

Scudo anti-spread, oggi i dettagli tecnici

E c’è il fattore spread. Un rialzo dei tassi che fosse percepito insostenibile per i paesi del Sud Europa, spingerebbe troppo in alto i relativi rendimenti sovrani rispetto a quelli “core” tedeschi.

Per questo tra poche ore la BCE svelerà i dettagli tecnici del famoso scudo anti-spread allo studio ufficialmente sin dal mese scorso. Obiettivo: contenere la frammentazione monetaria nell’area.

Ma c’è da dire che, se in una prima fase lo strumento sembrava rivelarsi definitivamente risolutorio del problema, le indiscrezioni lo dipingono troppo condizionato, per nulla automatico e di importo limitato. In altre parole, la sua efficacia resterebbe dubbia. I paesi che volessero essere difesi dagli attacchi speculativi, dovrebbero accettare condizioni fiscali legate al Patto di stabilità e riforme economiche annesse al Recovery Fund. Ma questo non sarebbe un vero scudo anti-spread, bensì un programma di salvataggio. Per questo oggi la BCE rischia di combinare un pastrocchio. Se alzasse i tassi (dello 0,50%?) e al contempo non riuscisse a rassicurare i mercati circa la capacità di pronta difesa dei BTp contro attacchi speculativi, questi ripartirebbero dopo la pausa di queste settimane. Non ci sono segnali incoraggianti in tal senso.

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