Domenica scorsa, il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha annunciato il lancio prossimo di “Petro”, una moneta virtuale, che nelle sue intenzioni dovrebbe consentire all’economia del paese di superare la gravissima crisi, caratterizzata da carenza diffusa di beni, iperinflazione e assenza persino di denaro contante per effettuare i pagamenti. Sostenuta da riserve di petrolio, gas, oro e diamanti, Petro dovrebbe funge da nuova moneta ufficiosa per Caracas. Se non fosse tragico, sarebbe comico. Eppure, proprio il crollo verticale dell’economia venezuelana (-12% il pil atteso per quest’anno), dopo il -29% accusato già nel triennio passato, sta spingendo migliaia di suoi abitanti a rifugiarsi nella realtà virtuale per cercare di sbarcare il lunario.

Sì, proprio così. Poiché ormai nemmeno lavorare serve granché in questo paese distrutto da un aumento dei prezzi a quattro cifre e dove non si trovano beni anche primari, ammesso che si abbia il denaro sufficiente a comprarli, si registra un boom di giovani, e non solo, che trascorrono le loro giornate interamente su internet. Già, ma a fare cosa? (Leggi anche: Venezuela, Maduro lancia moneta virtuale Petro)

Da mesi, vi spieghiamo che i Bitcoin stanno diventando sempre più popolari a Caracas, tanto che lo stesso regime, pur contrastandoli con blitz ai danni dei “minatori”, ne vorrebbero goffamente imitare le condizioni con una “criptomoneta” semi-ufficiale, per quanto destinata quasi certamente al fallimento. In effetti, approfittando dell’energia elettrica sussidiata dallo stato e praticamente usufruita gratuitamente dalle famiglie, molti informatici decidono di dedicare ore della propria giornata lavorativa o del tempo libero a cercare di risolvere il complicato algoritmo necessario per rilasciare un nuovo blocco di Bitcoin e guadagnare così dalla corresponsione di pari unità di monete digitali.

Fin qui, niente di nuovo. La stampa straniera, però, riporta del boom dei giochi online, come Tibia e RunScape.

Molti ragazzi, disperati per l’assenza di un reddito sufficiente anche solo per mangiare (il reddito minimo mensile equivale ormai ad appena 4 dollari sul mercato nero), si riuniscono negli internet cafè, giocando con altri internauti in rete finanche a undici ore al giorno e staccando solo per mettere un boccone sotto i denti, andare in bagno o fumare. Motivo? Questi giochi assegnano punti, oro virtuale e persino Bitcoin, i quali possono essere scambiati con valuta reale o almeno essere spesi online per acquistare beni e servizi. Bloomberg riporta che persino ingegneri poco più che ventenni riescono così a guadagnare un paio di dollari al giorno, che se possono sembrarci una miseria, qui sono grasso che cola, considerato che ormai un solo dollaro viene scambiato sul mercato nero contro 108.279 bolivar, quando alla fine di luglio il rapporto era ancora di 1 contro meno di 10.000. (Leggi anche: Bitcoin in Venezuela risposta alla crisi?)

Anche in giochi online rendono sempre meno

La moneta stampata dalla banca centrale non ha alcun valore, non consente a chi la detiene di possedere potere d’acquisto necessario per effettuare gli scambi, ancora meno a conservarlo nel tempo. I prezzi esplodono di mese in mese, tanto che l’inflazione cumulata nell’ultimo trimestre su base annua viene stimata nel 4.500%. Tuttavia, internet nel Venezuela figura nelle classifiche internazionali tra i paesi con la connessione più lenta (182-esimo posto su 279 stati al mondo, necessitando di 87.866 secondi per scaricare un film in HD contro i 3.073 degli USA), per cui molti di questi improvvisati giocatori online incalliti per bisogno si trovano costretti a stare alzati la notte, quando gli accessi alla rete nel paese sono ai minimi e la velocità della connessione aumenta.

Ma ammesso che una famiglia riesca a salvarsi per ora rifugiandosi in una realtà virtuale, il sogno di sfuggire almeno un po’ alla crisi starebbe iniziando a farsi ancora meno facile.

Moltiplicandosi il numero dei venezuelani che giocano su internet, la concorrenza all’interno dello stesso paese cresce e la remunerazione mediamente percepita si sta abbassando. In pratica, il Venezuela sta scatenando online la stessa inflazione che ha subito nella realtà negli ultimi anni, colpendo il potere di acquisto persino delle monete virtualmente riscosse stando dalla mattina alla sera davanti a un computer. E se nemmeno il mondo del “gold farming” riuscisse più a offrire almeno la speranza di racimolare qualche dollaro, la disperazione per le strade venezuelane diverrebbe totale. (Leggi anche: Venezuela, da medici a prostitute in fuga verso la Colombia)