E’ stato assalto ai magazzini Zara a Caracas, in Venezuela, la scorsa settimana, dopo che la nota catena spagnola di abbigliamento è riuscita a portare nuovi arrivi, dopo quasi due anni di scaffali vuoti. La gente è rimasta in fila per ore per entrare e potere comprare qualche vestito, attirata anche da uno sconto dell’85% sulla merce, a sua volta dovuto al complesso meccanismo di cambio. Tutto ciò è stato reso possibile dall’accesso di Inditex, il gruppo a cui fa capo Zara, alle aste Sicad I, l’espediente del governo venezuelano per consentire agli importatori di beni “prioritari” di ottenere dollari a un tasso preferenziale di 10,6 bolivar per dollaro.

Il tasso ufficiale, infatti, è ancora di 6,3, ma ormai è utilizzato solamente per l’importazione dei beni primari, come cibo e medicine. Infine, vi sono le aste Sicad II, che erogano dollari a un tasso di 50 per le società importatrici di beni non essenziali. Insomma, un’estrema confusione, che finora ha portato solo a scaffali vuoti di negozi e supermercati. Infatti, al mercato nero, un dollaro viene scambiato contro 73 bolivar e questo sarebbe il rapporto di cambio più vicino a quello di mercato, secondo molti investitori. Nell’ultimo anno, il bolivar è crollato del 56% sul mercato nero.   APPROFONDISCI – Venezuela, allarme sulla crisi del bolivar. Crolla il potere di acquisto   Secondo l’economista Henkel Garcia, Inditex avrebbe ottenuto 370 milioni di dollari con l’asta Sicad I, ma ci si attende che in futuro possa essere spostata alle aste Sicad II, dal cambio meno favorevole. Tale “privilegio” è stato dovuto all’accettazione da parte di Inditex di sottoporsi ai prezzi amministrati, imposti dal governo, che vigilerà tramite un’apposita agenzia. In sostanza, il presidente Nicolas Maduro ha fissato un margine massimo del 30% di profitto sul costo. Anziché dovere accedere al mercato nero e a un cambio di 73:1, quindi, i magazzini Zara hanno potuto comprare la merce a un cambio più favorevole di 10,6:1, rimediando uno sconto dell’85%, trasferito sui prezzi finali.
Da qui, l’assalto. Anche se gli scaffali dovrebbero svuotarsi, si calcola, entro le prossimi 2-3 settimane al massimo. Questo sistema artificioso dei cambi non regge. L’inflazione è esplosa ormai al 61%, a causa anche della penuria di beni. Tra prezzi amministrati e tasso di cambio irrealistico, non ci sono stimoli per la produzione e la vendita e mancano i dollari per importare le merci, tanto che le compagnie aeree straniere, tra cui Alitalia, hanno già tagliato i voli da e per Caracas, vantando diversi miliardi di dollari di crediti, che il governo non riesce loro a pagare.   APPROFONDISCI – Caos Venezuela, anche Alitalia taglia i voli per Caracas. Rischio isolamento