Esplosione a Pomezia: c’è chi parla di piccola Chernobyl nella campagna laziale e chi teme che l’agropontino possa diventare la nuova Terra dei Fuochi. Ordinati controlli immediati su verdure e latte ma la paura che non tutte le informazioni vengano divulgate proprio per frenare l’allarmismo è concreta.

 

Sono 150 le aziende agricole locali, che forniscono mense nella capitale ma anche grandi marchi che distribuiscono prodotti in tutta Italia. Da un lato quindi preme difendere gli interessi di piccoli agricoltori e allevatori locali, piegati da questo incidente.

Dall’altro quello di tutelare il diritto alla salute e all’informazione dei cittadini, in primis dei residenti nella zona colpita e nei Comuni limitrofi ma non solo. Sminuire il problema pensando che sia contenuto in quei perimetri geografi della periferia romana è sbagliato e pericoloso. Perché da quei campi i prodotti non finiscono sono sulle tavole dei cittadini che li risiedono ma anche in aziende che vendono prodotti nei supermercati di tutta Italia. Potrebbe essere un danno dalla portata più grande di quella che si temeva inizialmente e in caso di disinformazione rischiamo di pagare le conseguenze anche tra anni.

 

Hrgc-Hrms, la cd “macchina della diossina” ha già ispezionato l’insalata di otto coltivazioni della zona diverse, si attendono a giorni i risultati (un po’ più lente quella per la diossina, più veloci invece quelle sugli ipa che per ora hanno scongiurato la presenza di sostanze tossiche). Poi si passerà al latte.

 

La Coldiretti ha lanciato l’allarme: le aziende locali sono in emergenza. Codacons ha avviato azione per il risarcimento danni. Il Campidoglio ha diramato il “divieto immediato di approvvigionamento delle derrate alimentari provenienti da un raggio di 50 km dal luogo dell’evento fino a nuova disposizione”.