Dopo essersi dirette verso i 2.100 dollari l’oncia, le quotazioni dell’oro hanno arrestato bruscamente la corsa delle ultime settimane e martedì 11 agosto hanno accusato un crollo del 6%, il più marcato dal 2013 per un’unica seduta. Il metallo è piombato fino a un minimo di 1.863,15 dollari nel corso della giornata di mercoledì, segnando un calo del 10% rispetto all’apice toccato il 6 agosto scorso e di oltre 2.070 dollari. Cos’è successo di preciso rimane parzialmente un mistero, nel senso che non si è verificato alcun evento capace di trascinare i prezzi così in basso.

Certo, quel giorno il presidente Vladimir Putin ha annunciato la registrazione in Russia del primo vaccino anti-Covid al mondo. In teoria, la notizia dovrebbe allentare le tensioni sui mercati, spingendo gli investitori ad assumersi nuovi rischi e a vendere i “safe assets” sul maggiore ottimismo per il futuro dell’economia mondiale.

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Ma guardando al complesso dei movimenti del mercato, non sembra che Mosca abbia smosso granché le acque, poiché nello stesso mondo accademico esiste profondo scetticismo sulla realtà del vaccino russo da qui a qualche mese.

Vero è che i rendimenti americani in settimana hanno ripreso a salire. Il decennale si è portato a un massimo dello 0,69% nella giornata di mercoledì, risentendo negativamente delle emissioni copiose di Treasuries a Washington. Al termine della scorsa settimana, offriva lo 0,55%. E sempre martedì, il dollaro risultava apprezzatosi mediamente contro le altre valute mondiali ai massimi da fine luglio. Sappiamo che l’oro tende a salire (scendere) con il dollaro debole (forte) e i rendimenti obbligazionari in calo (rialzo), questi ultimi essendo concorrenti del metallo nel panorama degli investimenti.

Correzione breve?

Ma nemmeno esaminando tali variazioni di scarsa entità ne dedurremmo una reazione così negativa dell’oro. Ed ecco, quindi, che il crollo delle quotazioni sarà stato dovuto alle prese di profitto da parte degli investitori.

Da inizio anno, l’oro è arrivato a rincarare di oltre il 36%, per cui molti operatori avranno voluto realizzare i guadagni sino ad allora virtuali, vendendo e provocando il calo delle quotazioni.

Resta da vedere se questa correzione sia stata di durata breve o perduri. In altre parole, quali saranno i minimi, toccati i quali il mercato tornerà ad acquistare oro? Va detto che già ieri i prezzi risultavano rimbalzati a 1.935 dollari, pur nettamente inferiori ai massimi toccati nel corso della settimana scorsa.

E’ chiaro che il ritorno agli acquisti resta giustificato, allo stato attuale, dalle condizioni macro globali e da alcuni fattori geopolitici, come le tensioni commerciali diplomatiche USA-Cina e le elezioni presidenziali americane. La correzione, breve o meno che risulterà essere, non dovrebbe essere scambiata per un’inversione di tendenza. Del resto, i proventi incassati dalle vendite di oro dovrebbero essere investiti in altri assets, ma oggi come oggi sia i bond che le azioni si mostrano ben apprezzati, né il mercato immobiliare è ancora una valida alternativa.

L’oro dovrebbe riprendere la corsa e testare nuovi massimi entro i prossimi mesi. Gli analisti prevedono che le quotazioni arriverebbero a 2.500 dollari nel medio termine. Sul trend inciderà la tempistica della ripresa economica internazionale: tanto più lenta, quanto più tonificante per i beni rifugio. Per contro, un quadro macro depresso più del previsto rischia di impattare troppo al ribasso sull’inflazione, facendo venire meno una delle ragioni fondamentali per investire in oro.

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